Quelle di “Telegioia”

Articolo

Collane, lumache, disegni, biscotti: sono le aziendine in libertà raccontate da Telegioia, un notiziario realizzato dai giovanissimi del Movimento dei focolari. Ho incontrato i redattori, tutti rigorosamente sotto i nove anni. Come vi è venuta l’idea del vostro tg?. Le risposte non si fanno attendere. Beh, l’dea ci è venuta quando vedevamo i tg degli adulti, che però portano notizie molto tristi. Quindi abbiamo pensato di fare un tg nostro con notizie felici. È con grande emozione ed impegno – debbo riconoscerlo – che mi sono preparata all’intervista con questa minuscola redazione di colleghe giornaliste. Armate di fogli, penne e pennarelli, le trovo sedute attorno ad un tavolo, intente a scrivere i loro pezzi, come in una collaudata redazione di giornale. L’editoriale è firmato da Claudia, una brunetta con un caschetto di capelli che le incorniciano il volto espressivo. Si rivolge ai lettori con piglio che va dritto al punto: Vi chiedete il perché di questo giornale? Perché ne abbiamo fatto un altro, oltre alla marea di Corrieri, Times, Gazzette? Logico! In quanti giornali troverete gli atti di un gruppo di bambini che vogliono portare la felicità nel mondo? In pochi, credo, se non in nessuno . Non c’è da darle torto. Non era necessaria certo un’approfondita ricerca di mercato per capire che il loro notiziario non avrebbe temuto concorrenti. Giorgia firma l’articolo seguente, dal titolo Il nostro comportamento. In tutta Roma – scrive – pochissimi si rendono disponibili. A me è capitato solo una volta di veder aiutare una signora ad attraversare la strada. Leggo anche una paginetta scritta a matita con caratteri a stampatello. Evidentemente, l’autrice non deve avere ancora molta confidenza con la scrittura. Nella scuola di Elena c’è una bambina che si chiama Sofie. Spesso è triste perché un bambino, Claudio, le dà spinte e la fa cadere. Elena allora arriva a consolare Sofie, la incoraggia e Sofie sorride, mentre Claudio si calma e non fa più dispetti. Scorro un’altra storia, riflesso dell’impegno quotidiano a spegnere sul nascere i più piccoli focolai delle liti che insorgono tra i bambini. Il titolo è: Pace… tra le gang. Ero andata alla festa di una mia amica. Ad un certo punto però, per colpa di una lite, gli ospiti si dividono in due gang. Eppure sono tutti amici – pensavo – che succede?. Ma volevo amare.Ne ero sicura. Andata in una delle gang, mi fermo. Sarò tollerata? Mi lasciano entrare. Vieni, tu non c’entri, ma da che parte stai?. Una via di mezzo, dico abbozzando un sorriso. Ma chi vuole sorridere? Si guardano tutti con occhi attenti. Hai finito?. Tornerò, se serve. Stessa storia con l’altra gang.Ma… c’è sempre un lieto fine. Mentre le più grandi scrivono gli articoli, anche le piccole non sono meno impegnate. Silvia Michela, Elisa, Fatima, disegnano e preparano le illustrazioni con grandi serietà e concentrazione. Vi è un argomento che ricorre nelle loro parole fresche ed ingenue. Pur vivendo in una metropoli come Roma, non sfugge alla loro attenzione il fenomeno di quanti si ingegnano a racimolare qualche spicciolo agli angoli delle strade. I giornali, per definirli, usano parole come zingari, barboni, e simili. Loro preferiscono semplicemente chiamarli poveri. Quando li incrociano, il loro sguardo non si ritrae distratto o infastidito. Alessandra, seconda elementare, racconta: Un giorno stavo andando a buttare la spazzatura, quando ho incontrato una signora anziana che stava cercando nei secchi. Tornata a casa, ho chiesto a mamma di darmi dei soldini per darli a quella signora che aveva tanta fame. Così sono corsa giù dalla signora e le ho dato cinque euro: era felicissima ed anche io!. Mi parlano, con disarmante semplicità, della sfida che hanno raccolto proprio loro, i gen 4 di tutto il mondo (E siamo moltissimi , mi hanno detto). Essa consiste in una gara: essere pronti ad amare, sempre, tutti. Chiara Lubich, al nostro congresso – mi spiega Maria Letizia – ci ha mandato un messaggio: portare la felicità nel mondo. E noi ci stiamo impegnando. Ed è per questo – interviene Claudia – che abbiamo preparato un tg, Speciale Economia, in cui parliamo delle nostre aziendine gen 4, nate per aiutare i poveri. Naturalmente, noi non abbiamo le grandi aziende di Economia di Comunione degli adulti, ma la nostra Scintilla d’amore di Roma se la cava ugualmente bene!. Si tratta, come è ovvio, di un’iniziativa molto particolare: le bambine si ritrovano per confezionare collanine, braccialetti, che poi vendono in offerta libera a nonne, mamme, zie… e a quanti incontrano. La fantasia e il buon gusto non mancano. Come resistere? Poi – mi spiegano – mettiamo insieme quanto abbiamo guadagnato, e destiniamo una parte ai poveri. Una parte la teniamo per acquistare il materiale e portare avanti il nostro lavoro. Mi raccontano che in Giappone i gen 4 hanno dipinto vari quadri, e durante la Mariapoli (il convegno annuale dei Focolari) hanno aperto una mostra, frequentatissima. In Costa d’Avorio hanno poi inventato un’impresa davvero originale. A Man si trovano ogni sabato nel giardino del Centro Mariapoli e si danno da fare a cercare le lumache. Le lavano, le nutrono con foglie di insalata e quando sono pronte le vendono. Anche lì, dove la vita non è facile per nessuno, riescono a scovare chi è più povero. Proseguendo poi in questa insolita panoramica internazionale, mi raccontano che a Murcia, città del sud della Spagna, è nato un piccolo bar, Gioia d’amare. Prima di iniziare l’attività, gli azionisti – tutti bambini – hanno eletto per votazione il presidente, un tesoriere, e così via. Ad ogni incontro offrono caffè e biscotti preparati da loro. In Nigeria, coltivando un piccolo orto, hanno ricavato ben 42 euro, una somma importante per loro. Singolari nomi, per queste piccole imprese con cui i bambini pensano – ne sono convinti – di risolvere il problema della povertà nel mondo. A quanto pare, i nostri giornalisti in erba non sono a corto di argomenti e notizie. Dal Congo, dalla Bulgaria, da Civitavecchia… Dappertutto, l’amore dà ali all’inventiva. Ed è così che, giocando, crescono portando in dono a questo mondo ovunque in sofferenza il loro imprescindibile contributo.

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