Su quella nave stiamo perdendo l’anima

La vicenda dell’Aquarius col suo carico di vite umane e il rifiuto di Italia e Malta di aprire i propri porti
MIgranti nave aquarius

Da ieri pomeriggio in virtù di una sconsiderata decisione del nostro neo ministro degli Interni Matteo Salvini, la nave Aquarius che stava portando in salvo 629 persone salvate al largo delle coste libiche è costretta a sostare in mare in attesa di capire dove poter attraccare. La situazione denunciata dalle principali organizzazioni umanitarie è molto preoccupante. I numeri ormai li conosciamo. Sulla nave ci sono 7 donne incinte, 15 persone con ustioni gravi, un centinaio di minori non accompagnati, alcuni pazienti con sindrome da annegamento e ipotermia.

Non era mai accaduto nella nostra storia di città di frontiera sul Mediterraneo che venissero chiusi i porti italiani. Mai.

L’Italia, per responsabilità del suo ministro, viene meno così ad ogni convenzione internazionale, si arroga un diritto che non gli è stato conferito da alcun trattato, viola ogni sentimento di umanità, di dovere di salvataggio di naufraghi in mare, respinge minori in spregio ad ogni legge di tutela dell’infanzia.

Sulla pelle di 629 persone combatte una battaglia ideologica contro l’Europa, contro chi emigra, contro la stessa idea di convivenza umana. Il fatto che si trovi una soluzione diplomatica, magari con l’intervento della Spagna, come pare in queste ore, non cambia di uno spillo la situazione, né alleggerisce la nostra responsabilità politica.

E con l’amplificazione dei media, la complicità dei partner politici, del premier Conte e del silenzio degli altri Ministri si vorrebbe fare credere agli italiani che questo è il sentimento più diffuso: un odio verso lo straniero che ci porta a rinnegare ogni valore che da sempre appartiene al nostro Paese, cristiano per sostanza e non per forma e tradizione in tante occasioni. La pietà, la solidarietà, la tenerezza verso il debole, il rispetto delle leggi, la fratellanza universale. Scomparsi, cancellati da un colpo di mano. Ma non è così. Non è questa l’Italia. E’ calato il silenzio sui sindaci di ogni parte di Italia, in particolare su quelli siciliani che hanno manifestato almeno simbolicamente la disponibilità ad aprire i porti, Napoli per primo e poi Messina, Palermo.

Tutti i cittadini, le persone di buona volontà, chi ha aperto le proprie case, chi crede nei diritti civili, devono oggi scegliere da che parte stare, trovare il coraggio di parlare.

Accoglienza e speranza non sono reati, sono i nostri valori più profondi. Se ci crediamo è davvero il tempo di gridarlo dai tetti.

 

 

 

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