Quella di Ceuta non è una crisi migratoria

Ceuta respinge i migranti arrivati sull'enclave spagnola e le Comunità autonome si distribuiscono i minori. Le ong chiedono la possibilità di vie legali d'ingresso e il rispetto degli accordi internazionali in materia di migrazioni e diritti umani.
A migrant is comforted by a member of the Spanish Red Cross near the border of Morocco and Spain, at the Spanish enclave of Ceuta, on Tuesday, May 18, 2021. (AP Photo/Bernat Armangue)

Diciamocela tutta, quella di Ceuta non è (solo) una crisi migratoria… ma una crisi di umanità. Possono essere vari i motivi della crisi: sia l’accoglienza in Spagna, sotto falsa identità e per “motivi umanitari”, perché malato di Covid-19, di Brahim Ghali capo delle milizie separatiste del Fronte Polisario, sia le dichiarazioni dell’ex presidente americano Donald Trump sulla sovranità marocchina sul territorio sahrawi, ma nessuna ragione giustifica la strumentalizzazione delle persone, dei loro sogni e della loro disperazione, come moneta di scambio in relazione ai conflitti geopolitici e diplomatici.

Per capirci, la zona del Sahara Occidentale e il Marocco si fronteggiano per la sovranità sul territorio dalla decolonizzazione spagnola del 1976. L’Onu non ha riconosciuto l’indipendenza del territorio, anche se ha previsto il diritto a un referendum sebbene non si sia mai svolto. Negli anni, è rimasta l’occupazione marocchina della zona, ma è stato recentemente, a novembre del 2020, quando il Fronte Polisario ha dichiarato la guerra al Marocco dopo l’invasione di Guerguerat, una zona del Sahara non militarizzata. Adesso, l’ingresso del presidente della Repubblica Araba Saharaui Democratica in un ospedale spagnolo è stato percepito dal Marocco come una provocazione e un tradimento da parte di un Paese alleato «che avrebbe avuto delle conseguenze», mentre continuano le pressioni su Spagna e l’Ue da parte di Rabat perché abbandonino la posizione delle Nazioni Unite e seguano i passi di Trump.

Come rappresaglia, il Marocco dove si trovano le enclave spagnole di Ceuta e Melilla ha deciso di indebolire la sorveglianza sul confine. La voce si è diffusa a macchia d’olio e oltre nove mila persone si sono riversate in mare per superare a nuoto il frangiflutti che separano le acque africane da quelle europee. La vicenda è stata raccontata dai media e dai leader politici con parole come “invasione”, generando paura tra la popolazione, una sensazione allentata dal dispiegamento dell’esercito e dei mezzi militari lungo il confine, come si osserva nelle immagini trasmesse dai media.

Un Guardia Civil spagnolo aspetta i migranti che cercano di arrivare a nuoto a Ceuta. Foto: AP/Bernat Armangue

La risposta della Spagna non si è fatta attendere. La ministra della Difesa di Madrid Margarita Robles ha assicurato che non sarà accettato «nessun tipo di ricatto, né che si metta in discussione la nostra integrità territoriale», mentre il presidente Pedro Sánchez ha subito intrapreso un viaggio nelle due città autonome, dove ha promesso di «ristabilire l’ordine con la massima celerità». In quest’ottica, la strategia spagnola è stata quella di far rientrare in Marocco i nuovi arrivati e accogliere in una grande nave i minori, circa 1.500 secondo le cifre ufficiali. Una manovra prevista dalla Corte costituzionale, dato che arriva dopo la nuova legge nazionale che permette il “rifiuto al confine”, un eufemismo per far riferimento alle “devoluciones en caliente”, ossia, il respingimento immediato dei migranti intercettati ai confini. Questo però mette in discussione il rispetto dei trattati internazionali come la Convenzione europea dei Diritti umani che vieta i respingimenti di massa per vari motivi, il primo e principale consiste nel fatto che ogni caso deve essere analizzato singolarmente, prendendo in considerazione la necessità di protezione dei migranti, specialmente in situazione di particolari vulnerabilità, permettendo loro di fare una richiesta di asilo.

Si stima che il numero di minori che hanno raggiunto la costa spagnola sia intorno ai 3000, anche se molti di loro hanno deciso di tornarsene a casa quando si sono visti a Ceuta senza nessuna possibilità. «In Marocco non c’è niente, sono venuto qui per rifarmi una vita, ma anche qua non c’è nulla. Ho cercato di raggiungere la Penisola, ma non ce l’ho fatta» – riporta il giornale El País – dopo aver ascoltato alcuni dei ragazzi. Così, la Spagna ha permesso il rientro “volontario” in Marocco per quelli che lo desiderassero, senza effettuare controlli accurati per tutelare il superiore interesse dei minori e per evitare pericoli. Altri, invece, sono spariti per la città, invisibili agli occhi del sistema. Per il resto, i bambini e i ragazzi accolti sotto la protezione statale saranno distribuiti tra le diverse comunità autonome.

Un Guardia Civil salva la vita di un bambino di due mesi nel mare. Foto: canale Facebook della Guardia Civil

La commissaria agli Affari interni Ylva Johansson ha dato il supporto europeo allo Stato spagnolo segnalando nel Parlamento europeo che «le frontiere spagnole sono le frontiere europee» e ha insistito sul fatto che le autorità marocchine devono controllare le uscite e garantire che le persone «che non abbiano diritto a rimanere ritornino in maniera ordinata ed effettiva».

Le ong, la rete di associazioni Migreurop e le istituzioni religiose hanno, invece messo in evidenza «il valore supremo della vita e della dignità umana» e hanno chiesto di attivare «percorsi regolari e sicuri che non mettano in pericolo la vita di coloro che esercitano il loro diritto alla libera circolazione». In questo senso, il presidente del Centro Astalli padre Camillo Ripamonti ribadisce la necessità di «un radicale cambio di prospettiva» che fornisca vie legali di ingresso attraverso i corridoi umanitari e il reinsediamento, mettendo luce sul fatto che chi si trova ad affrontare un’emergenza non è l’Europa ma i migranti che cercano di arrivarci.

In questi giorni, i migranti sono stati affiancati dai volontari della Croce Rossa, che hanno fornito loro assistenza sociale, coperte e alimenti grazie ad un accordo con una catena di supermercati. «Aiuto umanitario non è togliersi di dosso le persone, è prendersi cura dei loro bisogni, soprattutto in queste condizioni», – ha sottolineato, sul suo canale Twitter, Luna – una delle volontarie la cui immagine mentre abbraccia dei migranti arrivati in Spagna è subito diventata virale. Un punto di vista apparentemente condiviso da qualche personalità politica, in questo caso il presidente di Castilla-La Mancha Emiliano García-Page, che ha chiesto ai partiti di destra e di sinistra di non cadere nel populismo davanti alla questione migratoria bensì di individuare «un approccio morale perché le cose vengano fatte con decenza».

Un bambino cerca di oltrepassare il confine tra il Marocco e la Spagna. Foto: AP/Mosa’ab Elshamy

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