Quel bravo ragazzo di “Tony Soprano”

E' morto a Roma l'attore James Gandolfini, celebre volto del boss italoamericano che dagli schermi televisivi ha diviso l'opinione pubblica per i luoghi comuni sugli immigrati di origine italiana. Ha saputo impersonare le lacerazioni di una doppia vita e di debolezze esistenziali da cui non è esente neppure un capomafia
James Gandolfini

Si è spento a Roma, all’età di 51 anni, James Gandolfini, l’attore che diede vita all’indimenticabile personaggio di Tony Soprano nella fortunata serie televisiva americana The Sopranos, primo programma di un’emittente via cavo come Hbo, ad avere un così largo seguito di pubblico.

Il fatto di non essere su un canale generalista e free, ha consentito agli autori una maggiore libertà creativa: il linguaggio dei Soprano è crudo e violento, il male viene guardato in faccia senza troppi abbellimenti e la cura al dettaglio, tanto nei dialoghi quanto nelle sfumature psicologiche, è estrema.

La serie, trasmessa per sei stagioni,dal 1999 al 2007, ha fatto molto parlare di sé nel corso del tempo, e non solo per i numerosi premi vinti. In America, I Sopranos furono citati in giudizio perché ritenuti offensivi dell’immagine degli italoamericani, ma il giudice della corte d’appello diede torto agli accusatori. Non mancarono le polemiche dell’ex governatore dello Stato di New York, Mario Cuomo e del candidato ambasciatore americano in Italia, Charles Gargano, oltre che della deputata italoamericana Marge Roukema, e dell’allora vicepremier italiano Gianfranco Fini.

Creato dalla penna di David Chase,Tony Soprano è un personaggio complesso, che non può essere ridotto sotto la semplicistica etichetta di boss mafioso. Le sue confessioni dalla psicanalista ci mostrano un uomo lacerato, uno spietato boss non esente da dubbi e rimorsi e la sua doppia vita di marito e di padre apparentemente “normale” nelle sue debolezze. Tony Soprano è un personaggio moderno, sfaccettato, sviscerato nella sua psicologia e profondità proprio attraverso l’espediente narrativo delle sedute di psicanalisi, che diventano per lui il filtro “reale” (impersonato dalla dottoressa Mefi, estranea al “mondo” del suo paziente), attraverso cui guardare la sua esistenza.

La serie, che riprende le atmosfere dai più importanti film gangster americani (da Quei bravi ragazzi di Martin Scorsese alla trilogia del Padrino di Francis Ford Coppola), si presenta così come la riflessione di un mafioso sul suo stesso vivere“ da mafioso”, un dramma articolato e sofisticato, emblema della seconda goldenage (età d’oro) del telefilm americano, capace di affascinare il pubblico ancora oggi, dopo più di 10 anni dalla sua creazione.

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