Quei lumini nella notte di Brancaccio

Ieri sera a Palermo la fiaccolata in memoria di padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia sedici anni fa. Non solo per ricordare, ma anche per guardare insieme al futuro del quartiere.

Piccoli lumini posti sui marciapiedi illuminano la notte di Brancaccio, quartiere periferico di Palermo. Sulla strada tante fiaccole accese e poi tanti bambini. Erano circa trecento ieri sera i presenti alla fiaccolata in memoria di padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia il 15 settembre 1993, proprio nel giorno del suo compleanno. Finché non sorga come stella la sua giustizia è stato il tema della riflessione animata da scritti di don Puglisi durante le soste in alcuni luoghi degradati della zona.

 

Tra queste rovine e sterpaglie dovrebbero sorgere entro l’anno un centro di ritrovo per gli anziani e un impianto polisportivo per i ragazzi, la vera passione di 3P, come lo chiamavano affettuosamente. E sono Giovanni e Salvatore di 12 e 11 anni a raccontarmi con le fiaccole strette in mano il perché della loro presenza. «Don Pino è una persona d’oro che ha fatto molto per Brancaccio, è uno per bene, che dobbiamo ricordare». Parlano al presente, eppure nessuno di loro lo ha conosciuto: sono trascorsi 16 anni da quella sera di sangue. «Lui ha amato la nostra città, la Chiesa e non si è risparmiato. I miei genitori mi raccontano tante cose di lui, di quello che faceva».

 

«Noi siamo il bene in questo quartiere – confida serenamente Maurizio Artale, presidente del centro d’accoglienza Padre Nostro – e siamo consapevoli della presenza di altro, ma questo male non ci intimorisce». Voluto fortemente da don Pino, proprio ieri il centro ha subito un furto e il danneggiamento del portone d’ingresso.

 

Intanto la fiaccolata attraversa quel passaggio a livello che segna quasi un confine, tra la città e la povertà di Brancaccio. «Sono belle queste luci che camminano per le strade del quartiere, ci ricordano che dobbiamo restare sempre accesi senza alcuna vergogna» dichiara con forza don Maurizio Francoforte, nella parrocchia di don Puglisi da appena un anno. 

Dopo un lungo periodo di polemiche e di divisioni sulla memoria del sacerdote assassinato, quest’anno la curia, la parrocchia e il centro Padre Nostro hanno voluto ideare un calendario comune di iniziative . «Se a tirare la rete siamo in molti – dice padre Maurizio – tutto è più leggero. Sento che padre Puglisi ci ha lasciato questa eredità: unire il bene». Mescolati tra la gente anche i rappresentanti delle istituzioni: Beppe Lumia, vicepresidente della Commissione nazionale antimafia, Giuseppe Verde, preside della facoltà di giurisprudenza, l’assessore Raul Russo, in rappresentanza del sindaco, e vari consiglieri comunali e provinciali.

 

Stasera l’arcivescovo di Palermo Paolo Romeo aprirà l’anno pastorale con una funzione in memoria di padre Puglisi. Sarà presente anche il presidente del Senato Renato Schifani. «Padre Puglisi ha compreso il rapporto strettissimo tra parrocchia e territorio – ha dichiarato l’arcivescovo – Gli si fa torto quando, con letture prevalentemente socio-politiche, lo si definisce come “il sacerdote antimafia”, impegnato nel sociale al servizio di un territorio a rischio morale. È stato un pastore che ha dato la sua vita per la comunità». Si spengono le torce davanti al maxischermo con la foto di 3P, dove campeggia una frase che ripeteva spesso: «Se ognuno di noi fa qualcosa, allora insieme possiamo fare molto». Non solo per ricordare, ma una consegna per il presente. 

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons