Quaresima è diventare polvere innamorata

Intensa omelia del papa per il mercoledì delle ceneri che apre la Quaresima. La parola polvere ricorre 7 volte.      

7 volte. Nel discorso di ieri per l’inizio della Quaresima la parola polvere è ripetuta dal papa per 7 volte. C’è una frase che ha colpito il mio immaginario. «Saremo sempre polvere ma, come dice un inno liturgico, polvere innamorata». Degli inni liturgici ammetto l’ignoranza, l’unica traccia che trovo della citazione del papa è in questa poesia di Francisco De Quevedo, uno dei maggiori scrittori spagnoli d’epoca barocca, del XVII secolo: «Il corpo lasceranno, non l’ardore, saranno cenere, ma avranno sentimento, polvere saranno, ma polvere innamorata».

Mi è sembrato il ritratto dell’uomo e del cristiano. Siamo fatti di polvere, frutto della creazione e dell’evoluzione della Terra. Tutto passa in fretta nella vanità di tutte le cose, però anche ridotti al nulla siamo polvere innamorata, figli di Dio, guardati e scelti da uno sguardo particolare dell’amore di Dio su di noi, personale, unico, irripetibile.

Qualcosa ci fa credere che quella polvere a cui torneremo si ricomporrà di nuovo, in una nuova materia, e il nostro essere che non può morire perché innamorato. Come se l’essenza della materia sia autotrascendersi, ricrearsi, trasformarsi, ma non morire per sempre perché chi ci ha generato è Eterno e non può creare cose finite, a tempo. L’uomo sì: i suoi manufatti, costruzioni, arti, scoperte, intuizioni finiranno, ma Dio non poteva creare creature con la data di scadenza. Corrotte, peccatrici, impastate di bene e di male, ma non caduchi per sempre.

L’evoluzione ha a che fare con l’eternità che non passa, si trasforma, ma non è la morte l’ultima parola. Per questo la Quaresima che è cominciata è un viaggio, come la nostra vita, «è il tempo – dice il papa – di ritornare a Dio». Per verificare il centro della nostra interiorità. «Vivo per piacere al Signore, o per essere notato, lodato, preferito, al primo posto e così via? Ho un cuore “ballerino”, che fa un passo avanti e uno indietro, ama un po’ il Signore e un po’ il mondo, oppure un cuore saldo in Dio? Sto bene con le mie ipocrisie, o lotto per liberare il cuore dalle doppiezze e dalle falsità che lo incatenano?».

La Quaresima è un viaggio di 40 giorni dal mercoledì alla Pasqua. Il numero 40 è simbolico e ricorrente nella Bibbia, richiama i 40 giorni di digiuno di Gesù nel deserto, i 40 giorni di diluvio universale, i 40 giorni passati da Mosè sul Sinai, i 40 anni in cui il popolo di Israele vaga nel deserto per arrivare alla Terra Promessa. Ancora, sono 40 i giorni di cammino del profeta Elia per giungere al monte Oreb, 40 i giorni che Dio concede a Ninive per convertirsi dopo la predicazione di Giona. 40 giorni trascorrono anche i discepoli con Gesù Risorto prima di ascendere al cielo.

Indicano un viaggio a tempo come la vita, un percorso da fare dove «tutti, tutti abbiamo delle malattie spirituali, da soli non possiamo guarirle; tutti abbiamo dei vizi radicati, da soli non possiamo estirparli; tutti abbiamo delle paure che ci paralizzano, da soli non possiamo sconfiggerle». «Ci serve la guarigione di Gesù».

Una guarigione che passa per la via dell’umiltà. «La Quaresima – conclude il papa – è una discesa umile dentro di noi e verso gli altri. È capire che la salvezza non è una scalata per la gloria, ma un abbassamento per amore. È farci piccoli». Farsi bambini, figli di Dio, farsi nulla, farsi polvere, ma polvere innamorata.

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