Quale messaggio da Stoccarda?

Nella recente Giornata di Stoccarda Insieme per l’Europa c’era – è stato detto autorevolmente – una fortissima energia, gioia, decisione, vitalità, coraggio, arte, profezia, un’incredibile comunione d’intenti.Tutto era ben preparato, tutto era bello. Una manifestazione che apre orizzonti nuovi, che dà tanta speranza . È stato veramente un capolavoro che un’altra autorità ha definito: una cosa miracolosa. Ma a che si deve questo miracolo? A diversi fattori come, ad esempio, al cammino di comunione, di alcuni anni, fra movimenti e nuove comunità nelle singole chiese; e, ad un dato punto, fra movimenti e comunità di chiese diverse, espressioni del profilo mariano della chiesa. Realtà ecclesiali, queste, desiderose ora d’offrire i frutti dei loro carismi per un’Europa dello spirito. E ancora: la cosa è dovuta alla presenza d’autorità ecclesiastiche di diverse chiese, unite spiritualmente fra loro, espressione del profilo petrino della chiesa; autorità consce della necessità dell’unità nella chiesa, anche per riparare all’esempio di disunità dato dalle chiese nei secoli. Ancor si può dire: è stato un miracolo dovuto pure all’articolazione d’un programma variegato, ricco anche di espressioni artistiche; così come alla presenza forte e intelligente dei giovani che si sono manifestati come la speranza di un’Europa nuova. E infine: allo sguardo verso il futuro, all’apertura dell’Europa al mondo. Tutto ha contribuito a fare della Giornata qualcosa d’indimenticabile e a vederla come l’avvio di un processo che incarnerà ideali e sogni. Ma come spiegare tale prodigio in una sola parola? Chi più vi ha lavorato sa dove sta il primo segreto di tanta ricchezza e bellezza: in Gesù, spiritualmente presente in mezzo a tutti, che tanti si sono impegnati a mantenere vivo costantemente, col loro reciproco amore a tutta prova, e con l’amore totale verso chiunque. Così è stato, forse come raramente. A Giornata conclusa io ho ricordato soprattutto un altro prodigio di questo tipo: quello – all’inizio della nostra storia – dell’accendersi dell’amore divino, del divampare di un fuoco in mezzo all’odio efferato di un conflitto bellico: l’esplodere di un’Opera di Dio, del nostro movimento. Se analizziamo la cosa superficialmente, si può credere che il mezzo, di cui lo Spirito Santo si è servito allora, è stato un discorsetto che io tenevo nella sala Massaia, a Trento, dopo aver ripetuto innumerevoli volte a Gesù, nel tabernacolo della sottostante chiesa di San Marco: Tu sei tutto, io sono nulla, implorando, in tal modo, il suo diretto intervento nelle mie parole. Ma se ricordiamo bene, vediamo invece che non uno, ma due sono stati i mezzi parimenti necessari: il discorso certamente, ma pronunciato ad un gruppo di persone lievitato soprannaturalmente dall’amore senza misura delle prime focolarine, che garantivano immancabilmente la presenza di Gesù in mezzo a noi. Per questo, da un apporto di luce nella parola detta, effetto del nuovo carisma dell’unità, e da un apporto d’amore, effetto anch’esso del nostro carisma che ci guidava, prese vita una realtà nella chiesa destinata ad invadere il mondo. Tali pensieri mi hanno fatto nascere in cuore il desiderio di vedere se, nella nostra doverosa irradiazione dell’Ideale dell’unità, nelle nostre molteplici manifestazioni, noi agiamo sempre così. Perché, se sempre fosse così, vedremmo il prodigio di Trento e di Stoccarda ripetersi dovunque, e l’ut omnes avanzare rapidamente. Gesù è sempre disposto a venire in mezzo a noi. Lo vorremo accogliere sempre?

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