Qatar isolato dall’Arabia Saudita e da altri Paesi sunniti

La decisione di alcuni Paesi del Golfo Persico (con in testa l’Arabia Saudita) di isolare il Qatar con misure di embargo senza precedenti ha origini lontane...

La decisione di alcuni Paesi del Golfo Persico (con in testa l’Arabia Saudita) di isolare il Qatar con misure di embargo senza precedenti ha origini lontane. Sin dall’inizio della primavera araba nel 2010-11 il Qatar ha svolto un ruolo che non è stato ben visto dalle altre monarchie dell’area, vale a dire incoraggiare il cambiamento politico nei Paesi della regione, sostenendo, in particolare, il movimento trans-nazionale dei Fratelli musulmani nelle sue ambizioni di assumere la guida politica (si pensi al caso dell’Egitto). In particolare, l’emittente Al- Jazeera è entrata nel mirino di molti governi perché accusata di amplificare le proteste e le rivolte in funzione di cambiamenti di regime: ovunque (è questa una delle critiche) salvo che in Qatar.

Nel corso degli ultimi anni le divisioni tra i Paesi del Golfo si sono accresciute, e riguardano anzitutto il grande vicino iraniano, con il quale il Qatar tende ad avere relazioni accettabili, se non altro perché con l’Iran condivide, nel sottosuolo, uno dei più grandi giacimenti di gas naturale (di cui il Qatar, in forma di gas liquefatto, è attualmente il maggior esportare al mondo). Ulteriori fratture sono dovute all’intervento dell’Arabia Saudita in Yemen, ma soprattutto all’appoggio a formazioni diverse se non contrapposte della galassia del conflitto siriano. I cerchi concentrici di questa contrapposizione apparentemente locale si estendono molto lontano dal Golfo, a cominciare dal conflitto israelo-palestinese e alla “secessione” di Gaza, nei fatti governata da Hamas, fortemente sostenuto dal Qatar. Gli echi di questo dissidio raggiungono anche la Libia, dove il Qatar appoggia le formazioni islamiste (non necessariamente terroriste), mentre gli Emirati non fanno mancare il loro sostegno al generale Haftar. Questa miscela, già di per sé esplosiva, è stata incendiata dalla visita del presidente Trump in Arabia Saudita, con l’affare di 110 miliardi di armamenti in favore dei sauditi e l’indicazione dell’Iran come il vero “nemico” degli Stati Uniti nell’area. Riad ha interpretato il viaggio come un sostegno incondizionato ed ha colto l’occasione per regolare questioni che si trascinano da tempo. Ma il gioco rischia di sfuggire di mano agli stessi statunitensi, che hanno in Qatar una base militare avanzata considerata di importanza strategica. Insomma, uno scenario che dimostra la fragilità dell’attuale situazione internazionale, che avrebbe bisogno di leader equilibrati e saggi e non di avventurismo politico.

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