Il cammino per essere persone realizzate, capaci di amore vero, ha in sé anche prove e domande da guardare non come interruzioni, ma momenti essenziali del nostro procedere. Immagina se, invece che un cammino fatto di luci e ombre, salite e discese, vivessimo in una realtà statica, apparentemente perfetta, ma senza vita, senza possibilità di dare qualcosa di nostro. Saremmo più liberi o saremmo marionette?
E i dolori? Non li provoca Dio. Ci sono, fanno parte del cammino. Sta a noi accoglierli e superarli: se ce li togliesse senza farcene partecipi, ci tratterebbe da bambini e farebbe come quei genitori che, evitando ai figli ogni difficoltà, fanno poi sperimentare loro un senso di inutilità e incapacità.
Accettando e superando i dolori, ci alleniamo ad amare, perché il vero amore è dono, e donare vuol dire privarsi, e privarsi è dolore che però acquista senso perché è amore.
Gesù ci ha dato l’esempio: poteva cambiare il mondo con una sola parola ma ha scelto di donare la vita per noi, “perdendola” sulla croce. Anche lui ha avuto paura e ha domandato di allontanare il calice; quindi non dobbiamo vergognarci di avere paura ma potremo procedere sul cammino con l’aiuto suo e di tanti che ci sono affianco.