Protagonisti gli emarginati

Nove i film presenti. Alla decima edizione della rassegna del cinema indipendente voglia di riscatto e una festa per le famiglie.
Sergio rubini

L’annuale festival del Cinema indipendente di Foggia, quest’anno è stato una “festa per le famiglie”, un modo per avvicinare le comunità al mondo del cinema. Lo hanno preceduto due giorni di festa con giochi, workshop e incontri importanti con Sergio Rubini, Isabella Ferrari, Alessandro Haber e Max Gazzè.

 

La presentazione del libro 10 Sergio Rubini di Fabio Principe e Anton Giulio Mancino e l’intervista all’attore e regista è stato il momento più atteso e seguito dal pubblico. Sono poi stati proiettati alcuni “corti di Capitanata”, frutto dell’amore per il cinema di questa terra.

 

A questa decima edizione, che si è svolta a fine novembre, hanno partecipato nove film in concorso e quasi tutti con un denominatore comune: il desiderio di riscatto, o meglio la scoperta di valori profondi ed autentici in personaggi provati dalla vita o emarginati. Velma, del regista Piero Tomaselli, narra la storia di un pescatore, il Capitano (Giorgio Monte) scontroso e solitario, che, per sua scelta isolato dal mondo, vive in un isolotto della laguna, lì dove la velma copre i bassi fondali. Egli si incontra con Manuel (Manuel Buttus), un giovane pescatore amico, e il maresciallo Giona (Gianmarco Tognazzi).

 

Il vecchio pescatore conduce una esistenza buia e ripetitiva, ma il ritrovamento sul bagnasciuga di una ragazza priva di sensi cambierà la sua vita. Velma (Camilla Zanoner), questo il nome della ragazza, è muta, ma diventa la coscienza del Capitano: gli fa scoprire gli aspetti positivi della propria esistenza, al di là degli avvenimenti tragici della sua vita, quali la perdita di una figlia. Velma è la figlia ritrovata, la purezza riconquistata che lo accompagnerà fino alla morte tra le acque “pietose” della laguna, riconciliandolo con la vita.

 

Riscatto della “diversità” nel film di Isotta Toso Scontro di civiltà per un ascensore in piazza Vittorio, dove per una serie di eventi l’intolleranza si trasforma in integrazione, così come in Sinestesia di Erik Bernasconi, che «sostiene un semplice assioma: siamo responsabili delle nostre vite, ma a volte ciò che accade sfugge al nostro controllo. In ogni momento il nostro destino può svoltare e allora diventiamo tutti in qualche modo “ diversamente abili”, ognuno di noi ha bisogno di qualcuno che si occupi di lui».

 

In 18 anni dopo di Edoardo di Leo ancora un “riscatto”: il ritrovarsi di due fratelli (Edoardo Leo e Marco Bovini) dopo un lungo periodo che ha visto le loro vite separate in seguito alla tragica scomparsa della madre.

In definitiva, il festival ha rappresentato un viaggio filmico del cinema indipendente sulla vita e sulla possibilità della speranza.

 

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