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Protagonisti di vita

di Angela Mammana

Si può fare un errore, ma senza per questo “essere” persone sbagliate: una consapevolezza fondamentale per prendere in mano il proprio essere adulti

Psicoterapia (foto Pexels)

Diventare protagonisti della propria storia sembra quasi un buon titolo per un prossimo libro, uno slogan dei mentori più in voga del momento, una frase ad effetto che può essere motivante. Non ci credete! Non è semplice per nulla. Se vi chiedessi come avete preso le ultime decisioni importanti? Qualcuno vi ha consigliato? Quale criterio avete usato? Avete seguito quello che vi hanno insegnato in passato, o vi siete fatti delle domande autentiche su quello che è importante per voi? Essere protagonisti vuol dire sentire che dentro di noi tiene il timone della nave una parte adulta e saggia, che sceglie con consapevolezza, che trova soluzioni creative, non segue la massa, ma un pensiero metabolizzato, si fa domande scomode, accoglie le proprie emozioni. Tutto ciò è complesso quando la nostra storia è stata puntellata da esperienze traumatiche, o da piccoli traumi relazionali che si sono ripetuti nel tempo come cattive abitudini.

Alle volte ascolto studenti che si bloccano davanti a libri che sembrano macigni. Come F., che ogni volta che guarda il suo programma di studio ha paura di non dimostrare di essere all’altezza delle aspettative dei genitori. A., nonostante stia facendo dei progetti meravigliosi con gli studenti delle scuole, le settimane prima del lavoro è assalita da dubbi sulle sue capacità, si dà della “scema”, pur avendo conseguito diversi risultati accademici e professionali. S., invece, quando torna dalla sua famiglia d’origine non si sente in grado di dire “no” alle richieste che le fanno, nonostante abbia notevoli capacità e competenze che utilizza nel lavoro. Poi, F. che è in crisi perché il nuovo ruolo di coordinamento la fa sprofondare in quella bambina di sette anni che è stata, che faceva fatica a fare i compiti e subiva le urla della mamma.

Questi uomini e donne sono stati i bambini di ieri che non hanno vissuto guerre o abusi sessuali, ma sono stati al gioco della rigidità, non si sono sentiti compresi e voluti per come erano. Un ragazzino ha bisogno di un adulto accanto che dica in modo autentico: «Tu sei diverso da me, mi piaci così, vai bene». Se questo non è mai avvenuto il bambino interiore si porterà dietro insicurezze, paure bloccanti, e credenze limitanti come “non sono capace”, “non valgo”, “non sono abbastanza”…

Come fai a credere di essere protagonista della tua vita quando ogni giorno combatti con queste zavorre? La strada per andare da A a B non sarà dritta, ma tortuosa, se trasciniamo traumi la procrastinazione la farà da padrona e i passi verso gli obiettivi saranno faticosissimi. Ma non è tutto perduto! Se ci facciamo i conti queste idee irrazionali e svalutanti si possono modificare, sono tutti tranelli che parlano dell’essere. Lavorarci è faticoso e fondamentale per ritrovarsi.

Possiamo essere capaci e sbagliare. Si può “fare” un errore e non “essere” persone sbagliate. Questo ci mantiene in uno stato di apprendimento dall’esperienza e di gentilezza verso chi siamo. La nostra identità è l’insieme dei fatti della nostra vita, delle esperienze che come un puzzle costituiscono il nostro sfondo, la nostra storia. L’essere protagonisti è un’opportunità che ci concediamo, una responsabilità che ci dà un “potere” di agire, di fare qualcosa che è buono per noi e per il mondo.

Piano piano le credenze limitanti a cui accennavo sopra si possono trasformare in: “sono capace e posso fare errori”, “io vado bene così”, “sono abbastanza, sono ok”. I grandi fanno il meglio che possono, che a volte può non essere il meglio per noi. Oggi che siamo grandi possiamo fare il meglio per quel bambino o quella bambina che vive dentro e possiamo prendercene cura con amore. Protagonisti si diventa.

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