Prosciolto il papà che dimenticò il figlio in macchina

Andrea Albanese sarebbe stato vittima, secondo i medici, di amnesia dissociativa. Dimenticò il figlio Luca di due anni per otto ore sotto il sole. Un medico lancia una petizione per rendere obbligatoria l’installazione di dispositivi che diano l’allarme se si dimentica un bimbo in auto
Bimbi nel seggiolino in auto

La buona notizia, per Andrea Albanese, è arrivata qualche giorno fa, quando i giudici l’hanno prosciolto per la morte di suo figlio Luca, due anni, dimenticato per otto ore in macchina, sotto un sole cocente. Era l’anno scorso e Albanese doveva accompagnare il figlioletto all’asilo e poi andare al lavoro, ma saltò una tappa. Si recò direttamente in ufficio, "dimenticando" il bimbo che nel frattempo si era addormentato nel suo seggiolone. Solo otto ore dopo, quando il nonno diede l’allarme, Albanese corse all’auto e trovò il figlioletto in fin di vita. A nulla servirono i soccorsi: dopo poche ore il piccolo morì e il padre fu accusato di omicidio colposo.

Un’accusa ora caduta: per gli psichiatri che lo hanno esaminato, quando si è verificata la tragedia l’uomo era incapace di intendere e volere in quanto colpito da un’amnesia dissociativa.

«La sentenza di non luogo a procedere nei miei confronti – ha scritto su Facebook Albanese, che ha anche creato il gruppo “Mai più morti come Luca” – non è un successo per nessuno, se non per la giustizia e per la nostra battaglia per la diffusione dei sistemi antiabbandono. Fino a poco più di un anno fa non sapevo nemmeno cosa fosse l'amnesia dissociativa, poi mi ha distrutto la vita, mi sono documentato il più possibile, ed ora sono qui a testimoniare che si tratta di una patologia più frequente di quanto si pensi, subdola, improvvisa e transitoria, il più delle volte innocua ma, in combinazione con molta sfortuna, pericolosissima».

Per evitare che altri genitori possano vivere tragedie come la sua, Albanese sta chiedendo da tempo l’installazione sulle automobili di dispositivi di allarme che possano avvertire se si dimentica il figlio sul seggiolino. Per salvare un bimbo, scrive, basta un semplice “beep beep”.

Dello stesso avviso è anche Maria Ghirardelli, 43 anni, madre di tre bambini e medico d’urgenza di Esine, in provincia di Brescia. Colpita dalla morte di Luca, ha lanciato una petizione online (nella foto l'immagine della campagna), che ha già raccolto oltre 40 mila firme. Indirizzata alle imprese automobilistiche, alla Commissione europea e al ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, chiede che tra le apparecchiature elettroniche standard delle nuove autovetture ci sia anche un dispositivo di allarme che segnali a chi è alla guida la presenza in auto di un bambino legato al seggiolino.

«Come molti milioni di italiani – scrive Ghirardelli – sono stata tremendamente turbata dalla tragedia del piccolo Luca di Piacenza, abbandonato in auto dal padre, per un tragico errore della memoria. Ho pensato che incidenti come questo possono capitare in condizioni di forte stress a qualsiasi genitore e la prova è che purtroppo esistono numerosi casi identici a quello accaduto in Italia in tutto il mondo. Ho immaginato un dispositivo semplicissimo da introdurre nell'apparecchiatura elettronica standard di qualsiasi nuova autovettura che determini un segnale di allarme se viene attivato il comando di chiusura mentre una cintura è ancora allacciata e il sensore di peso segnala una presenza. Questo banale accorgimento eviterebbe al genitore di dimenticare il bambino, magari assopito sul seggiolino sul sedile posteriore. Il mio potere di sensibilizzazione è quello di una persona qualsiasi e non ho alcun conflitto di interessi nel lanciare questa proposta…. soltanto il desiderio che non accada mai più che un bambino muoia in questa maniera. Per questo ho lanciato questa petizione online rivolta al ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Maurizio Lupi affinché favorisca una modifica del codice della strada in tal senso (art.172 che regolamenta il trasporto dei bambini in auto).

Per firmare la petizione basta un minuto e non si paga niente. Affinché la petizione possa essere presentata servono ancora seimila firme. Per aderire clicca su www.change.org.

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