Professionismo femminile e lavoro sportivo, parte la rivoluzione di Spadafora

Il Ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora, ha presentato nella tarda mattinata del 25 novembre, giornata internazionale contro le violenze sulle donne, i cinque decreti approvati in Consiglio dei Ministri, con cui si introduce finalmente - tra le altre cose - il professionismo femminile. I decreti fanno parte di un piano più ampio di riforma dello sport italiano.

È iniziata alle 11:30 del 25 novembre, in diretta dalla propria pagina Facebook ufficiale, la comunicazione del ministro dello SportVincenzo Spadafora, in merito ai cinque decreti approvati in Consiglio dei Ministri che fanno parte di un piano più ampio di riforma dello sport italiano.

Grazie ai provvedimenti, arrivano finalmente tutele per i lavoratori sportivi e il professionismo femminile, si regolamenta l’accesso degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e nei corpi civili dello Stato e si abolisce il vincolo sportivo per i più giovani, sostituito da un premio di formazione.

              Sono solo alcune delle novità introdotte dal ministro, che rivendica il passaggio di quella che a suo dire non può essere frettolosamente bollata come una “riformina”, bensì un passo importante, con norme molto attese che renderanno più complesso, ricco e funzionale il sistema sportivo italiano. Sebbene non nasconda una certa delusione per il mancato passaggio del decreto sulla governance dello sport, mostra soddisfazione per “l’impatto enorme sui veri protagonisti del sistema: lavoratori e atleti”.

La rivoluzione, secondo Spadafora, è quella del «lavoro sportivo» che coinvolge quasi 500 mila lavoratori di cui fino a pochi mesi fa non esisteva nemmeno un’anagrafe precisa: il Fondo Sportivi dell’Inps provvederà a tutelarli in futuro con aliquote prelevate sui compensi che in quattro anni passeranno dal 20 al 33%. Di fatto, si comincerà dal 1° settembre 2021 e per le prime due stagioni ci saranno 100 milioni di esonero contributivo per chi dovrà versare contributi. “Nessun datore di lavoro si dovrà spaventare”, ha tenuto a precisare in merito il ministro.

Gli altri decreti prevedono, tra tante altre cose, l’apprendistato sportivo giovanile, un’apertura globale al professionismo femminile con totale parità di genere, e la definizione del ruolo di Istruttore Esperto (un diplomato ISEF o laureato in Scienze Motorie) che dovrà coordinare ogni attività. Inoltre, se alle società sportive verrà concesso di effettuare attività commerciale se funzionale all’autofinanziamento, per i giovani scatta finalmente l’abolizione del vincolo sportivo, a causa del quale spesso ai ragazzini era negata la possibilità di cambiare squadra senza pagamenti concordati del cartellino di proprietà delle società, che si permettevano spesso e volentieri di vincolarne le scelte. Per i minori non ancora italiani è inoltre un’equiparazione totale sul piano della partecipazione a gare e campionati, così come arriva, per i paralimpici, il pieno accesso ai gruppi sportivi militari.

Circa il mancato accordo sulla “governance” invece, Spadafora ha dichiarato come si sia arrivati ad un punto dove c’è stato un forte irrigidimento delle forze in campo. C’è stata mancanza di volontà molto diffusa, irrigidimento da parte del Coni, uno fortissimo della spa Sport e Salute e anche delle forze politiche. In assenza del Decreto 1 restano le competenze attuali. Il Coni resta un problema da risolvere, perché se da un lato ora non è intaccata la sua piena funzionalità, esiste un problema di riconoscere al Coni la piena autonomia che merita. Non siamo riusciti a trovare una sintesi tra le forze di maggioranza. Penso che Malagò e Cozzoli (quest’ultimo presidente e ad di Sport e Salute, ndr) si vedranno presto in questi giorni per rinnovare il contratto di servizio per garantire a Coni la sua piena operatività, mentre mi rimetterò alle forze parlamentari: qualora trovino una sintesi la mia disponibilità c’è”.

Di diverso tenore, per certi versi sorprendente, la presa di posizione di Spadafora sull’Agenzia Ministeriale Sport & Salute, con cui i rapporti sarebbero piuttosto tesi: “Sport e Salute non deve incorrere nella tentazione di diventare un nuovo centro di potere e interessi, ma deve portare avanti la missione per cui è stata creata. Credo sia iniziata una nuova era, ma ancora non è iniziato il vero cambiamento che io auspicavo: sarà complice l’emergenza sanitaria, però noi potremo valutare il momento in cui Sport e Salute cambierà e diventerà una società di servizio quando avverranno delle cose che io ho chiesto come atto di indirizzo. E spero che presto si possano vedere i risultati”.

Infine, sulla “perpetuità” delle cariche dei presidenti federali, il ministro Spadafora ha dichiarato: rispetto tutti i presidenti di federazione, anche chi sta lì da 30 anni, ma c’è la necessità di discontinuità, di qualificare il proprio impegno anche con la capacità di riuscire a far crescere una nuova classe dirigente. Se uno è presidente da 30 anni e non c’è nessuno che può sostituirlo vuol dire che non ha lavorato bene per il futuro della sua federazione. C’è la necessità di rigenerarsi con le forze che ci sono all’interno della federazione, che però non vengono valorizzate. I presidenti di federazione – ha concluso – sono comunque all’ultimo loro mandato, c’è la norma già esistente, che non abbiamo modificato, dei tre mandati. C’era la norma transitoria per ricandidarsi, alla fine del prossimo giro ci dovranno essere per forza di cose dei cambiamenti”.

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