Processo in panne

Teatro

Lo svizzero F. Dürrenmatt ha sempre diviso la sua attività letteraria tra il romanzo poliziesco, la narrativa e il teatro. A rendere incandescente la sua ispirazione sono, sotto l’apparenza del gioco e del sarcasmo, i grandi temi etici – bene e male, giustizia, colpa, espiazione – ironizzati, degradati, capovolti, ma irriducibili. Tra i suoi gialli più noti Die Panne (1956), ora felicemente riproposto col sottotitolo La notte più bella della mia vita da Gian Marco Tognazzi, con la regia di Armando Pugliese.

Un rappresentante di tessuti con l’automobile in panne trova ospitalità presso un ex giudice in compagnia di un pubblico ministero e un avvocato in pensione che giocano a ricelebrare dibattimenti storici. Tra una bottiglia di vino e l’altra, egli si ritrova imputato in un vero processo per il riaffiorare di un suo scheletro nell’armadio. Un verdetto, con un finale spiazzante riscritto dal traduttore Edoardo Erba, lo trasformerà in colpevole. Grottesca, divertente, drammatica, la kafkiana vicenda – metafora della colpa celata nella coscienza – si trasforma in un’autoanalisi per il malcapitato, un uomo comune reso credibilissimo da Tognazzi.

La forza dell’allestimento è nel meccanismo del gruppo degli altri cinque attori, fra cui Bruno Armando e, nel ruolo di boia-cuoco, un Franz Cantalupo d’irresistibile presenza scenica.

 

All’Eliseo di Roma e in tournée.

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