Sabato 27 maggio. Il Giro d’Italia, edizione 2023, si sta avviando al termine. In programma c’è la penultima frazione della corsa rosa, la Tarvisio – Monte Lussari di 18,6 chilometri. Si tratta di una cronometro che, a onore del vero, sarebbe più giusto definire una “cronoscalata”, visto che per arrivare fino ai 1790 metri di altitudine dove è posto il traguardo, i corridori devono affrontare, in solitaria, un’impegnativa salita di 7,3 chilometri al 12% di pendenza media, e con una pendenza massima del 22%! Si tratta dell’ultimo sforzo prima della tappa finale del Giro, prevista a Roma il giorno successivo. In testa alla classifica generale c’è il gallese Geraint Thomas, un ciclista esperto che, proprio due giorni prima, ha compiuto 37 anni e che in carriera vanta vittorie davvero prestigiose come il Tour de France edizione 2018, nonché l’oro olimpico in pista nell’inseguimento a squadre sia ai Giochi di Pechino 2008 che a quelli di Londra 2012. Geraint si presenta al via con 26″ di vantaggio sul secondo in classifica, lo sloveno Primoz Roglic, l’unico che, oggettivamente, ha qualche possibilità di “strappargli” la maglia rosa prima della passarella finale in programma 24 ore dopo.
Anche Primoz è un ciclista navigato, uno dei talenti più cristallini che ha calcato il circuito mondiale delle due ruote nell’ultimo decennio. Nel suo palmares figurano tre successi alla Vuelta di Spagna, oltre a grandi classiche come la Liegi-Bastogne-Liegi, vinta nel 2020. In quello stesso anno è stato ad un passo anche dalla vittoria nel Tour de France, ma proprio una “cocente sconfitta” nella cronoscalata in programma il penultimo giorno, quando ormai sembrava avviato al successo, gli ha impedito di aggiudicarsi la corsa a tappe più importante del mondo (pensate che in quell’occasione si era presentato al via con ben 57″ di vantaggio sul connazionale Tadej Pogacar, poi vincitore sia della tappa che della classifica generale).
Buttare via un Tour praticamente già vinto sull’ultima salita della Grand Boucle. Un’esperienza “frustrante”, che sicuramente sarà tornata nella mente di Roglic quando è partito da Tarvisio per cercare di colmare lo svantaggio in classifica da Thomas. 26″, dicevamo, apparentemente pochi, in realtà un margine ritenuto da tanti addetti ai lavori come sufficiente da gestire per il gallese, apparso nei giorni precedenti in grandissima condizione. Primoz, va ricordato, arrivava a questo Giro con i favori del pronostico, pronto ad incendiare la passione dei tifosi in una sfida che si annunciava stellare con il belga Remco Evenepoel.
Purtroppo, già nelle settimane precedenti il via qualcosa non era però andato per il verso giusto. La sua squadra, la Jumbo-Visma, era stata decimata dal Covid, e lui stesso non sembrava essere al massimo della condizione. Impressione, questa, confermata già nella crono inaugurale del Giro in cui aveva offerto una prestazione sotto il suo abituale standard. Inoltre, a complicare le cose ci si è messa anche una brutta caduta nella tappa con arrivo a Tortona, che ne ha indubbiamente limitato le prestazioni nei giorni seguenti, ed in particolare in alcune tappe come quella con arrivo sul Bondone quando proprio Thomas e il portoghese Joao Almeida lo avevano staccato piuttosto nettamente.
Primoz, però, non è uno che si piange addosso, e in carriera ha già dimostrato in altre occasioni di saper andare oltre gli imprevisti, di “saper rialzarsi dopo una caduta”. Perché si può vincere o perdere, ma l’importante è crederci sempre. Così, parte a tutta, non vuole lasciare nulla di intentato, non vuole avere rimpianti, e infatti stabilisce il miglior tempo al primo intermedio: 13’49”. Siamo a circa un terzo di gara, lui sta andando fortissimo, come da tabella di marcia, ma il suo avversario non è da meno e transita con appena 2″ di ritardo. Rimangono ancora 24″ da recuperare …
Anche al secondo intermedio lo sloveno transita con un grande tempo: 34’03”. Geraint Thomas ha ora 16″ di ritardo da Roglic, e al gallese restano appena 10″ di margine sul suo diretto avversario. Tutto si deciderà negli ultimi chilometri, i più difficili. Il testa a testa è appassionante, sia per chi segue la gara dagli schermi televisivi, sia per chi è presente sul Monte Lussari. Parliamo in particolare di una moltitudine di connazionali di Roglic, giunti dalla vicina nazione che ha dato i natali a questo ragazzo. Il suo impegno e l’incitamento dei suoi sostenitori sembra dare gli esiti sperati: i rilevamenti cronometrici dicono che ormai Primoz ha quasi recuperato tutti quei 26” che, alla partenza, lo distanziavano da Thomas.
Quando mancano 2500 metri all’arrivo, accade però l’incredibile! Un salto di catena, un problema meccanico che può capitare ad un corridore, certo, ma che in quel momento “decisivo” lo costringe a fermarsi! Perde diversi secondi, ad occhio e croce una ventina, praticamente quasi tutto il distacco che era riuscito a guadagnarsi sin li. Una “mazzata” tremenda, sportivamente parlando. Lui non si arrende. Non fa una piega, ed in attesa che arrivi il suo meccanico con una nuova bici scende e risolve la difficoltà da solo. Il problema, a parte il tempo perso, è che quando risale in sella è dura riprendere il ritmo da fermo in quel punto così ripido della salita …
Improvvisamente gli si avvicina un tifoso con una maglia rossa. Insieme al suo meccanico lo spinge, lo aiuta a riprendere il ritmo. E lui riparte. «Sono stato fortunato nel momento più sfortunato per me – ha raccontato all’arrivo –. Ho trovato un tifoso molto forzuto che mi ha dato una grande spinta per ripartire». Roglic fa registrare un tempo di 42’20” all’ultimo intermedio, pedalando tra un mare di bandiere slovene, mentre Thomas passa con 29″ di ritardo: sorpasso! Il gallese è già virtualmente dietro per 3”, ma negli ultimi metri il divario aumenta ancora e Thomas chiude la sua cronometro con il tempo di 45’03”: alla fine ci sono 40″ a favore di Primoz, che così passa in testa nella classifica generale per soli 14″. Il Giro è suo!
L’emozione al traguardo è massima. In quei concitati momenti lo sloveno ha parole di ringraziamento per tutti coloro che gli sono stati vicini e, tra questi, esprime particolari parole di gratitudine proprio per quel tifoso che lo ha aiutato incitandolo e spingendolo nel momento più difficile. Qualcuno gli si avvicina e gli domanda se lo abbia riconosciuto. Perché, quello, non è un tifoso come tanti altri, ma qualcuno che Primoz conosce bene. Si, non si tratta di un tifoso qualsiasi, ma di Mitja Meznar, uno sportivo sloveno che nel salto con gli sci ha partecipato anche alle Olimpiadi di Vancouver del 2010 e che, di Roglic, è stato compagno di nazionale quando, da juniores, il fresco vincitore del Giro praticava questo proprio il salto con gli sci (sport nazionale in Slovenia) prima di passare alla bicicletta.
«Non l’avevo riconosciuto – ha raccontato poi –, in quel momento pensavo solo a rimettere a posto la catena e guardavo in basso. Gli dicevo di spingere, non ricordo altro. Lui è un mio grande amico, siamo stati compagni di stanza per diversi anni, viene spesso a vedere le mie gare, è un mio grande tifoso. Sapevo che doveva essere da qualche parte della salita, ma certo non immaginavo che fosse proprio lì, in quel punto, e che mi avrebbe salvato la crono. Pazzesco vero?». È proprio vero: a volte gli angeli vengono a trovarci, ma spesso li riconosciamo solo dopo che se ne sono andati.
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