Preti e coltelli

Uno squilibrato minaccia col coltello le persone radunate in chiesa per la messa. Una suora viene ferita. Don Giovanni Battista Delfino, un passato da prete di frontiera, non interrompe il dialogo con l’uomo, suo parrocchiano, in attesa della polizia

Don Giovanni Battista Delfino, sacerdote dal 1960, di 84 anni sorride e poi fa spallucce quando i poliziotti e i suoi parrocchiani lo definiscono “eroe”. Siamo con il prete che nella parrocchia di S Francesco d’Assisi in Sestri Ponente a Genova, mantenendo la calma e affidando nelle mani di Dio la sua vita, ha saputo “dialogare” con uno squilibrato che era entrato nella chiesa e con il coltello in mano aveva minacciato i fedeli presenti all’adorazione eucaristica e alla recita del rosario, per poi iniziare la celebrazione della messa vespertina.

In quel momento don Delfino sostituisce il parroco fuori per impegni. Nei banchi con lui pregano alcune suore e un buon numero di fedeli. Don Delfino è in piedi di fianco all’altare quando sente un vociare e vede un uomo di mezza età venire verso l’altare. Lo conosce bene, è un suo parrocchiano, lo ha battezzato, i suoi genitori sono morti da pochi anni. Sa che l’uomo ha problemi psichici e di dipendenze e che dovrebbe essere affidato alle cure dei servizi sociali. «Sono qui, vieni a pregare con noi e se hai bisogno di qualcosa dimmi – gli dice il sacerdote».

Ma l’uomo è molto concitato, grida, dice di essere satana mentre mostra un coltello. Il panico è palpabile vista la situazione don Giovanni Battista invita i presenti a uscire dalla chiesa, mentre continua a dialogare con l’uomo.

Contrariamente a quanto riferito dai media una giovane suora di origine indiana si trattiene nel banco, subito notata dall’uomo viene raggiunta e ferita alla gola. Soccorsa viene accompagnata al vicino ospedale. Intanto don Delfino cerca di gestire come può l’uomo. «L’ho rassicurato dicendogli di stare tranquillo, che non sarebbe successo niente, che gli volevo bene. E che se aveva bisogno di qualche cosa potevo dargli ciò che poteva servirgli. Ma anche affidavo a Gesù che era accanto a me esposto sull’altare questa situazione e soprattutto questo imprevisto. Sì, parlavo un po’ con Gesù e un po’ con lui».

L’uomo seduto sulla balaustra domina la situazione urlando frasi sconclusionate, mentre s’accende una sigaretta. Il tempo pare non passare più. Don Delfino sa che fuori qualche parrocchiano ha chiamato la polizia, ma non arriva nessuno. «È un tempo però che anche se pare non scorra si rivela preziosissimo. Sacro. Si fa in me sempre più forte una certezza: sono in compagnia di Gesù eucarestia, dietro di me c’è il crocifisso, ho ancora in cuore la meditazione letta poco prima dove Gesù dice che amare significa accogliere l’altro così com’è, e poi sa che le persone là fuori dalla chiesa fanno il tifo perché tutto si concluda bene. Provo così una grande calma, so che sono in buone mani».

Quando finalmente arrivano le volanti, l’uomo viene portato via. Chi era rimasto sul sagrato rientra per la messa che ora si trasforma in una celebrazione di ringraziamento. Don Giovanni Battista ora scherza, parla di quella strana calma con cui è riuscito a dominare la situazione facendo ragiornare quell’uomo fuori di senno. È sicuro di aver vissuto un momento di grande rapporto con Dio. Parla della serenità con cui ha gestito l’uomo che poteva diventare davvero pericoloso, serenità di cui è sicuro: «Ero con Gesù, e con i fratelli non potevo temere proprio di nulla», Ecco il segreto dell’eroicità di questo sacerdote ultraottantenne, con un passato da prete di frontiera che è stato parroco degli operai di Fincantieri, in un quartiere come Sestri, un tempo quartiere di operai, di famiglie immigrate dal sud con tante problematiche di inserimento nel tessuto sociale di una città in espansione. È sempre stato amico delle famiglie difficili negli anni delle forti lotte sindacali. L’eroicità non se l’è inventata sul momento, se l’è costruita nel tempo, soprattutto testimoniando con la sua vita che le parole scritte nel libro dei Vangeli si possono sempre vivere

 

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