Pressione alta nei bambini, cosa fare?

Emanate le prime linee guida sull'ipertensione arteriosa dedicate all’ambito pediatrico. Colpisce il 5% dei bambini, ma è un fenomeno in costante aumento
Children eat fruit at breakfast at the child daycare center "forum thomanum" in Leipzig, Germany, 24 July 2013. Alongside the director, there are nine employees and five language assistants who care for the 100 infants and children. Photo by: Waltraud Grubitzsch/picture-alliance/dpa/AP Images

L’ipertensione arteriosa colpisce circa il 5% della popolazione pediatrica. Una percentuale che supera il 20% se abbinata a obesità grave. Si tratta di un fenomeno in costante aumento tra bambini e ragazzi al punto che le ultime linee guida del 2016 per la prima volta sono state espressamente dedicate alla fascia pediatrica.

Questa patologia è caratterizzata dal riscontro di valori di pressione arteriosa più alti rispetto ai valori di riferimento per età, sesso e statura. Il campanello di allarme non è quasi mai dato da sintomi specifici. Vertigini, cefalea ed ipereccitabilità sono frequenti. Nei bambini con malattie che possono causare ipertensione è necessario un regolare controllo della pressione arteriosa, specialmente quando sono in terapia farmacologica.

Ma cosa fare in caso di ipertensione arteriosa? «In linea generale – afferma il dottor Ugo Giordano, responsabile dell’Ambulatorio per l’ipertensione arteriosa dell’ospedale pediatrico di Roma Bambino Gesù – è bene ricordare l’importanza di una corretta alimentazione in termini di assunzione di calorie e di sodio (sale e cibi salati) fin dai primi anni di vita e l’incidenza dell’obesità nell’insorgenza di questa patologia e di molte altre. È importante anche recarsi dal pediatra per i controlli previsti ricordandosi di far eseguire la misurazione della pressione e di far presente se in famiglia ci siano o meno casi di ipertensione».

Ospedale Bambin Gesù
Ospedale Bambin Gesù

L’incidenza dell’ipertensione arteriosa tra i bambini è in continua crescita sia per l’aumento dei casi di obesità (fattore di rischio direttamente correlato allo sviluppo di questa patologia), sia per il miglioramento delle metodiche di misurazione e per la disponibilità di valori di riferimento specifici per l’età pediatrica. La European Society of Hypertension ha infatti emanato a luglio di quest’anno le prime linee guida espressamente dedicate al bambino e all’adolescente. Dai dati risulta che il 5-6% di bambini e adolescenti in apparente buona salute in realtà è iperteso. Nei bambini obesi la percentuale sale fino al 22%. Nel 50-85% dei casi l’ipertensione dipende da cause secondarie renali, endocrinologiche o da malformazioni dell’aorta. Nel 15-30% dei casi, invece, non si riesce a individuare una causa (si parla di ipertensione essenziale).

Da studi eseguiti sui figli di genitori ipertesi è stato inoltre confermato che i valori pressori osservati in età pediatrica mantengono lo stesso trend anche in età adulta e che tali valori sono mediamente più elevati rispetto a coetanei senza familiarità.

«Considerato che circa il 33% degli adulti sopra i 40 anni soffre di ipertensione, è verosimile che un pediatra di base con 800 pazienti abbia almeno 40 bambini affetti dalla patologia e che circa il 15-18% di questi bambini, se non è già iperteso, lo diventerà prima dei 40 anni» spiega il dottor Ugo Giordano, responsabile dell’Ambulatorio per l’ipertensione arteriosa dell’ospedale pediatrico di Roma Bambino Gesù.

 La diagnosi precoce è fondamentale poiché le complicanze della malattia non diagnosticata o non curata riguardano i cosiddetti “organi bersaglio”: il cuore, con l’ipertrofia del ventricolo sinistro (aumento della massa muscolare senza concomitante aumento di una vascolarizzazione che consenta la nutrizione del tessuto stesso); il rene con la perdita di proteine e l’insufficienza renale di vario grado; l’occhio con alterazione dei vasi retinici e conseguente retinopatia ipertensiva; il cervello con la vasculopatia cerebrale (ictus, emorragia cerebrale e riduzione delle funzioni cognitive).

Specie se associata ad altri fattori di rischio quali ipercolesterolemia, diabete e fumo di sigaretta, accelera il cosiddetto processo aterosclerotico, cioè la riduzione del diametro interno delle arterie fino alla completa ostruzione. Lo sviluppo o il verificarsi di queste complicanze dipende dalla durata e dal grado di ipertensione arteriosa non controllata o non diagnosticata. Il danno agli organi bersaglio, specie in età pediatrica, è generalmente reversibile o limitato dopo un adeguato trattamento farmacologico.

 

 

 

 

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