Il presepe come abbraccio e custodia del mondo

Presepe e senso della fede. Anche quest’anno il Vaticano ospita la Mostra dei 100 Presepi, organizzata per la prima volta sotto il colonnato di S. Pietro. Scelta obbligata a causa del Covid, ma che ha reso l’esposizione ancora più suggestiva
Foto Terenzi

Davanti al presepe ci si sente meno soli. Lo stiamo sperimentando un po’ tutti in questo periodo che precede un Natale unico e differente da tanti altri. Le difficoltà, però, non possono offuscare quella luce di speranza che trapela proprio dal presepe, simbolo dell’attesa e certezza della Luce che viene nel mondo.

Ogni città, ogni quartiere, ogni abitazione ha preparato il “suo” presepe, quasi a voler racchiudere l’umanità ferita in un grande abbraccio. Anche quest’anno il Vaticano ospita la Mostra dei 100 Presepi, organizzata per la prima volta sotto il colonnato di S. Pietro. Scelta obbligata a causa del Covid, ma che ha reso l’esposizione ancora più suggestiva.

«I presepi che sono sotto il Colonnato sono una grande catechesi della nostra fede», ha detto papa Francesco dopo l’Angelus. Artisti nazionali e internazionali hanno esposto le loro creazioni che parlano al cuore di ogni visitatore.

Il mondo è presente con tutte le fatiche e le attese di questi tempi: dal presepe di Fra Serafino Melchiorre che rappresenta papa Francesco e i capi delle nazioni che chiedono la pace al Principe della pace, alla rappresentazione – opera in cartoncino del maestro d’arte Stefano Prisco insieme ai ragazzi della Fondazione Villa Maraini – di Piazza S. Pietro deserta, con il papa accanto a Gesù Bambino, a ricordare la grande preghiera del 27 marzo scorso durante il lockdown.

«Quando ho accettato questa collaborazione avevo garantito un risultato ma quello che è uscito è andato molto al di là delle mie aspettative», ha commentato l’artista Stefano Prisco. «È stato bellissimo lavorare con i ragazzi di Villa Maraini. L’idea di rappresentare quella particolare immagine è stata della responsabile del servizio della comunità: raffigurare il papa in quella solitudine ma anche in quella piccola speranza, rappresentata dal Bambino Gesù». Un lavoro durato mesi, in sinergia, che ha aiutato i partecipanti al progetto a far emergere i talenti e a diventare più consapevoli delle proprie capacità.

Nel percorso dell’esposizione vengono ricordati avvenimenti del recente passato, come la città di Amatrice, a quattro anni dal terremoto: «Dio si fa uomo nei luoghi di sofferenza e per quelli che sentono il bisogno del suo amore», si legge accanto al presepe di Antonio Mariella, in cui la natività si trova sotto una tenda della Croce Rossa Italiana tra le macerie del sisma.

Gesù nasce ogni giorno, da’ sapore alla vita e al lavoro quotidiano. Nasce anche all’interno di un estintore dei vigili del fuoco, uomini e donne che ogni giorno trasformano il lavoro ordinario in fatti di straordinario eroismo.

«Il presepe, mentre ci mostra Dio così come è entrato nel mondo, ci provoca a pensare alla nostra vita inserita in quella di Dio; invita a diventare suoi discepoli se si vuole raggiungere il senso ultimo della vita» (Admirabile signum, 8). L’incontro trasformante con la persona di Gesù e la sua sequela sono rappresentati nel presepe di tre giovani di Chiaramonte Gulfi: Gianbattista Sammatrice, Alfonso Ulbani e Vito Morando. Accanto a Maria che abbraccia Gesù Bambino sotto lo sguardo di Giuseppe, sono ritratti due personaggi: Zaccheo, rappresentato con i sacchetti delle monete d’oro con in mano, e la Samaritana che va al pozzo a prendere l’acqua. Due persone che hanno cambiato la loro vita nell’incontro con Gesù, paradigma dell’umanità per la quale è giunta la salvezza.

Percorrendo la mostra si possono trovare lavori in cui si fonde impegno e creatività: la natività ambientata nella Roma dell’800, il presepe meccanico della Famiglia Gualtieri, il presepe di Marco La Salvia, realizzato secondo la tradizione napoletana del XVIII secolo. Tra quelli più originali, il presepe fatto con matite colorate e articoli di cancelleria di Myriam Lacerenza; quello realizzato con una macchina da scrivere da Elena Verdiani; fino al più piccolo, realizzato da Annibale Vecere su una struttura a forma di margherita e composto da minuscole perline.

Commozione e gioia suscitano i presepi dei bambini delle scuole primarie, come quello variopinto degli alunni della scuola Maria Mantegna che hanno voluto trasmettere pace e speranza, sognando un “futuro pieno di colori”. C’è anche il presepe della scuola primaria “Roberto Scurpa” composto da piccole lampadine, a significare che Gesù con la sua nascita ha illuminato il mondo.

Questo Natale sarà vissuto in modo diverso da ciascuno e con diverse limitazioni, ricorda una nota del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, tuttavia «tutte queste limitazioni non possono impedire di vivere la nascita del Figlio di Dio come un momento di speranza. Costruire un piccolo presepe nelle nostre case sarà un segno ulteriore per sostenere in questo frangente la gioia di trasmettere una tradizione familiare alle generazioni più giovani».

 

 

I più letti della settimana

Chiara D’Urbano nella APP di CN

La forte fede degli atei

Mediterraneo di fraternità

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons