Prendersi cura dell’Italia, una nuova consapevolezza

Il percorso in atto dei Volontari di Dio – Movimento dei Focolari Italia per un rinnovato impegno dentro la ricchezza e la contraddizione del nostro tempo. L’esigenza di andare oltre gli slogan per un processo relazionale aperto alla collaborazione con tutti. Focus su migrazioni, pace e ambiente. Non possiamo più girare la testa da un'altra parte!
Congresso Volontari di Dio marzo 2023. Al centro Margaret Karram, presidente Movimento dei Focolari foto CV

“Prendersi cura dell’Italia” è stato il titolo del congresso dei Volontari di Dio del Movimento dei Focolari Italia tenutosi a Castel Gandolfo dal 2 al 5 marzo.

Anche se il titolo può dare la sensazione di essere un po’ presuntuoso, quello che ha mosso circa 800 persone in presenza e 400 collegati su zoom, è stata l’esigenza e il desiderio di mettersi in gioco, per diventare protagonisti di un cambiamento. Un cambiamento che prevede una scelta principalmente personale, in cui ognuno può essere quel “pezzo” insostituibile, che attraverso la relazione creata innesca e alimenta il cambiamento.

I temi affrontati “pace e perdono”, “accoglienza e povertà”, “casa comune e ambiente”, sono stati affrontati mettendo al centro la persona, le dinamiche relazionali, con esempi ed azioni concrete, attraverso anche il racconto di iniziative e progetti come le esperienze dell’associazione “Arcobaleno” di Milano, o l’associazione “Romamor”, la cooperativa “Una città non basta”.

Tutte realtà che s’immergono nelle piaghe della società, ma che sono legate tra loro non solo dal desiderio di dare una risposta concreta ad un grido, ma di farlo attraverso la creazione di relazioni profonde e durature con i soggetti coinvolti.

Non sono mancati dialogo e confronti sul tema sia con la sala che con i partecipanti su zoom, in particolar modo nel momento di confronto-incontro con Chiara Amirante, fondatrice e presidente della Comunità Nuovi Orizzonti, e con Cesare Zucconi, segretario generale della Comunità di Sant’Egidio, con i quali, oltre a osservare l’attuale momento storico dell’Italia, si sono evidenziati i punti in comune e il desiderio-progetto di andare avanti insieme con il bene comune come base dell’agire.

La partecipazione di Margaret Karram, presidente del Movimento dei Focolari, ha dato un forte input, focalizzando l’attenzione proprio nella scelta personale, in cui non si può più rimanere a guardare, ma come diceva Chiara Lubich, trovare alleati con valori comuni e attivare azioni concrete.

Un altro momento di forte partecipazione è stato quello sul tema della pace. Tema che poteva sembrare “scontato” visto il periodo storico, ma che ha affondato le sue radici nel senso dell’umanità e della solidarietà, attenzionando le dinamiche di pace consapevoli che «dobbiamo essere capaci di essere costruttori di pace prima nel piccolo e poi nel grande».

Il dialogo moderato da Michele Zanzucchi (saggista e scrittore, già direttore di Città Nuova) ha visto la partecipazione di Pasquale Ferrara, ambasciatore e direttore generale degli affari politici e di sicurezza della Farnesina, Fabio Petito, docente dell’università del Sussex, Giovanni Guaita, sacerdote e monaco della Chiesa ortodossa russa che si è collegato da Mosca, e Carlo Cefaloni, redattore di Città Nuova.

Il convegno si è concluso con il tema della casa comune e delle relazioni che interconnettono l’umanità e l’ambiente. Tutti consociamo e ci relazioniamo.  Le emozioni, le nostre capacità di sentire, stanno nello spazio tra ciò che è in noi e ciò che è fuori di noi, nella relazione tra il nostro io interiore, l’ambiente e le persone.

Per Chiara Lubich la natura svela Dio, è sacramento del suo Creatore. Non bisogna tanto difendere e preservare la creazione, occorre accompagnarla e sostenerla nella sua bellezza, nella sua spiritualità, condurla e trasfigurarsi, all’ultimo giorno secondo il disegno di Dio su di essa e su di noi. 

La natura quindi non è semplicemente qualcosa che ho a mia disposizione, ma mi sta dinanzi come un messaggio divino che posso ascoltare e riconoscere, ma anche ignorare.

Ignorarlo come hanno fatto le popolazioni del XXI° secolo (cioè noi), abilmente raccontato, nel programma dell’incontro, in una pièce teatrale  che descrive gli effetti dei cambiamenti climatici in Italia nell’anno 2786: dopo oltre 700 anni di immersione il campanile di San Marco è ancora lì a segnare il centro di un mondo che non esiste più.

EcoOne (Ecologically United) ci porta per mano nella bellezza della natura, nella capacità della natura stessa di creare relazioni, ci racconta e ci fa sperimentare una nuova visione della natura, connessa ed interconnessa con l’essere umano ed “ogni cosa è in relazione d’amore con ogni cosa”.

Un congresso, quello svoltosi ad inizio marzo, che ha consolidato l’esigenza di non potersi più girare da un’altra parte. Il bisogno concreto, cioè, di entrare nelle piaghe della società, di ascoltare il grido dell’umanità e del pianeta, di prendere una posizione. È nata perciò spontaneamente l’idea di scrivere a nome di tutti i partecipanti, una lettera al presidente della Repubblica Sergio Mattarella dal titolo “Mai più morti in mare!” di fronte alla tragedia del naufragio dei migranti sulle coste di Cutro in Calabria.

È stata promosso anche il progetto della piantumazione di querce nel piccolo comune di Belmonte Mezzagno, nell’area metropolitana di Palermo, insieme ad alcune realtà locali e all’amministrazione municipale. Terza iniziativa, dal 2021 ad oggi, che vede una piccola comunità locale mettersi in ascolto ed in relazione con il proprio territorio e con la propria gente per un percorso co-responsabile e condiviso di scelta di stili di vita più sostenibili.

Sembra che sia partita un’onda in grado di  provocare cerchi concentrici sempre più larghi nel desiderio di un cambiamento radicale che passa attraverso le relazioni personali e comunitarie. Una  nuova forma di “rete” comunitaria, che, come diceva Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari porterà al “ut onmes” ( al mondo unito).

 

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