Premio Pulitzer ad un sito web

Per la prima volta un giornale in rete, ProPublica, vince il prestigioso riconoscimento.
Medaglia Pulitzer
Durante il devastante passaggio dell’uragano Katrina su New Orleans – con le polemiche dovute all’inefficace gestione dei soccorsi –, nelle terribili e frenetiche ore dell’evacuazione, alcuni medici e infermieri dell’ospedale Memorial Medical Centre decisero di iniettare droghe mortali ad alcuni pazienti che non erano sicuri di riuscire a salvare.

Il fatto è venuto alla luce solo successivamente, grazie all’indagine dei giornalisti del sito ProPublica, che per questo ha vinto il prestigioso premio Pulitzer.

 

L’avvenimento si presta a letture diverse. È la prima volta che viene premiata una testata online. Qualcuno ha storto la bocca, ma penso che il trend sia ormai inarrestabile. L’integrazione, in alcuni casi vera e propria unificazione, delle redazioni dei giornali stampati con le corrispondenti redazioni che curano i siti, è una realtà ovunque (anche a Città Nuova, nel nostro piccolo, l’abbiamo fatto).

 

Ogni articolo, ogni approfondimento, ogni inchiesta vengono ormai valutati considerando le diverse modalità di presentazione: su carta, online, oppure su entrambi con lunghezze e contenuti diversi, con uno scritto accompagnato da un video e così via.

Mondi diversi si sono avvicinati e viaggiano in parallelo, fondendosi gradualmente, anche se qualche estremista preconizza la fine dei giornali (e dei libri) cartacei entro pochi anni.

 

Un’altra chiave di lettura è che questo evento mette in evidenza il “giornalismo partecipativo” che la rete permette. I messaggini inviati su Twitter per raccontare cosa stava succedendo con la repressione in Iran sono solo la punta di una novità che si diffonde: i lettori con le loro segnalazioni e filmati sono parte integrante della notizia, e quindi della redazione, dei giornali in rete. In tempo reale, mentre la notizia si forma. ProPublica è solo uno dei tanti siti che utilizzano le notizie inviate dai cittadini.

 

C’è chi chiede ai volontari che vogliono contribuire la registrazione preventiva, altri selezionano coloro che hanno fornito più di cinque notizie valutate positivamente dalla redazione, per giudicare a loro volta l’attendibilità delle notizie di altri volontari. Modalità diverse, un’unica tendenza: il giornalismo partecipato.

 

Tra l’altro ProPublica, guidata da Paul Steiger, ex direttore del Wall Street Journal, sembra voler diventare un servizio pubblico al servizio dei deboli, di quelli, insomma, che le grosse testate giornalistiche raramente considerano. Anche questo grazie alla presenza in rete.

 

L’ultima considerazione riguarda la battaglia per la sopravvivenza del giornalismo di qualità. In un momento in cui molte redazioni chiudono o si ridimensionano, mentre si conteggiano a migliaia i licenziamenti di giornalisti nel mondo, la domanda del giorno per tutti gli editori è se chiudere le edizioni cartacee di riviste, giornali e libri per pubblicare solo su Internet. Ma si guadagna in rete? E se qualsiasi cittadino “fa” la notizia, c’è ancora spazio per il giornalismo di qualità?

 

Penso che la risposta la daranno come al solito i lettori. Tutto sta se un editore può contare o no su lettori che lo apprezzano, si fidano di lui e continuano ad essergli fedeli.

 

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