Premiato l’italiano che contribuì a salvare i minatori peruviani

Si chiama Stefano Massei ed è un ingegnere. Nel corso dell'operazione per cui ha ottenuto il riconoscimento, furono salvate 33 persone rimaste intrappolate in un rifugio a 700 metri di profondità
Liberati operai intrappolati nella miniera in Perù

Un riconoscimento speciale per un toscano che ha scritto una delle pagine di speranza più belle degli ultimi anni a livello internazionale: la storia è legata a quell’autunno 2010 che vide il mondo restare con il fiato sospeso sperando nel salvataggio del 33 minatori intrappolati nella miniera di San Josè (nella foto uno dei minatori tratti in salvo), nel nord del Cile. Allora, Stefano Massei, 59 anni, ingegnere di Enel Green Power, fu chiamato a partecipare come coordinatore tecnico del “piano C”, ispirato agli scavi petroliferi, per il progetto di salvataggio “los 33”. Una missione a dir poco delicata, iniziata quando il 22 agosto 2010, 17 giorni dopo il crollo della miniera sotterranea, si ebbe la certezza che i 33 dispersi erano ancora vivi in un rifugio a 700 metri di profondità.

Dopo il primo contatto con i minatori intrappolati,i soccorritori cercarono subito tutte le trivelle disponibili e in grado di raggiungere la suddetta profondità. Al partire di una vera e propria gara finalizzata a rendere disponibili competenze e attrezzature utili per il soccorso, Enel Green Power partecipò in modo attivo alle operazioni, proponendo la realizzazione di una galleria sufficientemente larga da consentire il passaggio dei minatori senza dover procedere a perforazioni multiple. La prima ad essere messa in funzione fu una trivella australiana in grado di scavare in verticale pozzi di grande diametro sufficienti a permettere il passaggio delle persone (soluzione A).

Poco dopo entrò in attività anche una grande perforatrice per sondaggi sotterranei (soluzione B). Nel frattempo la compagnia petrolifera nazionale Enap mise a disposizione una gigantesca trivella per l'esplorazione petrolifera. Partì così la terza e decisiva opzione di salvataggio, nella quale un ruolo importante fu giocato anche dalla grande esperienza maturata nel campo delle perforazioni orizzontali da Massei, grazie alla quale fu possibile salvare 33 vite.

Lo scorso 28 giugno, all’Auditorium “G. Toniolo” in piazza dell’Arcivescovado a Pisa, Francesca Pacini, presidente della giuria di “Pisani si nasce… pisani si diventa”, ha consegnato il premio a Massei, che lo ha ritirato insieme a Luca Rossini, responsabile costruzioni di Enel Green Power Engineering and Construction.

«Mi fa particolarmente piacere ricevere questo riconoscimento a Pisa – ha detto Stefano Massei – non solo perché è la città in cui sono nato e mi sono formato, ma anche perché è un centro molto importante per il Gruppo Enel. A Pisa infatti si trovano la Direzione della geotermia toscana e anche il Centro Ricerca di Enel, a conferma della vocazione di questo territorio per la ricerca e l’innovazione. In passato il sindaco di Pisa Filippeschi mi consegnò la Torre di Pisa d’argento e il premio di oggi mi rende ulteriormente felice: è il modo migliore per condividere il contributo che ho potuto dare al salvataggio dei 33 minatori con Enel Green Power, l’azienda per cui lavoro e che mi ha permesso di mettere a disposizione di una importante impresa umanitaria le conoscenze che ho acquisito».

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