Chi porta il Covid in Sicilia?

L’isola, che finora ha tenuto rispetto all’emergenza sanitaria, fa i conti con numerosi casi di importazione. C’è chi imputa il rialzo all’arrivo dei migranti, e chi invoca un maggior controllo anche sui turisti e su chi rientra dalle vacanze

 

Sicilia. Alcuni giovani di Siracusa, di ritorno da una vacanza a Malta, risultano positivi e, dopo i contatti con familiari ed amici, 16 persone risultano infettate. Sono la metà dei 32 nuovi casi di Covid-19 in Sicilia, che fa balzare l’isola nei “piani alti” dei contagi in Italia, quasi alla pari con la Lombardia.

Ce ne sono altri. Una turista positiva al Covid a San Nicola l’Arena, piccola frazione di Trabia, nel palermitano. Un bambino è risultato positivo al Covid-19 in provincia di Catania. Frequentava un asilo nido: l’Asp ha eseguito i tamponi (finora tutti negativi) ed ha messo in quarantena tredici persone. A Palermo, sono risultati positivi due dipendenti delle Poste. Il giorno prima, sempre a Palermo, si era registrato il caso di una donna contagiata.

Buona parte dei contagi sembra provenire dall’arrivo nell’isola di turisti provenienti da zone a rischio, o da persone che ritornano da vacanze in altri Paesi. In Sicilia si registra, comunque, un nuovo allarme. Il presidente della regione, Nello Musumeci, valuta l’opportunità di una nuova ordinanza che preveda stringenti misure di controllo sanitario per chi rientra da alcuni Paesi ritenuti a rischio, come Grecia, Spagna e Malta. Perché proprio da questi stati sembrano provenire i nuovi contagi.

Intanto, la Sicilia fa i conti con l’emergenza sbarchi, che da un mese sembra non aver fine. Gli ultimi approdi si sono verificati ancora a Lampedusa, con tre barchini e 50 persone in tutto, quasi tutti tunisini. Si tratta di arrivi con caratteristiche diverse rispetto al passato: non più e non solo gli approdi provenienti dalla Libia, dai campi lager tristemente noti, ma anche da un Paese, come la Tunisia, dove la crisi economica dovuta alla pandemia pare abbia avuto effetti devastanti. Ma la Tunisia è uno dei pochi Paesi con i quali l’Italia ha sottoscritto le convenzioni per i rimpatri. Quindi chi è arrivato in Italia dalla Tunisia, senza averne diritto, sarà riportato nel suo Paese. Il ministero dell’Interno ha annunciato l’avvio dei rimpatri (sospesi per il periodo Covid) nel rispetto degli accordi sottoscritti con il governo tunisino e 80 immigrati irregolari ogni sette giorni verranno riportati in Tunisia. Cosa che non è possibile per gli altri Paesi, dove non esistono accordi bilaterali per i rimpatri.

Ma i continui approdi hanno scatenato un fenomeno sociale senza precedenti. Gli hotspot ed i centri di accoglienza sono pieni: nel centro di contrada Imbriacola, a Lampedusa, i migranti restano pochi giorni, poi vengono trasferiti sulla terraferma. Il governo ha approntato le navi per la quarantena obbligatoria. Gli altri migranti vengono portati a Pozzallo, Porto Empedocle, Siculiana, Comiso, Caltanissetta (Pian del Lago), poi trasferiti anche in altre regioni.

Nei centri si è registrato un aumento dei contagi. In Africa la pandemia è arrivata dopo, i contagi nel continente sono arrivati proprio dall’Europa e, i primissimi, dall’Italia. Ma in un Paese con minori risorse sanitarie i contagi aumentano senza controllo. E chi arriva in Italia spesso è positivo al Covid, ma è asintomatico e non sa di poter contagiare. Ma proprio le modalità di partenza e di arrivo, l’assembramento nei barchini e nei centri di accoglienza, favoriscono i contagi.

In Sicilia cresce l’allarme, anche per le continue fughe dai centri. Alcuni migranti sono stati ripresi, altri hanno fatto perdere le loro tracce. C’è chi teme che anche questo sia nuova fonte di contagi. Timore giustificato, ma solo in parte.

Il governo nazionale ha promesso l’arrivo dell’esercito in Sicilia. I militari dovrebbero arrivare dopo ferragosto. Il loro compito sarà presidiare i centri. Perché i centri – è ormai chiaro – non sempre garantiscono le condizioni di sicurezza: sono strutture in aperta campagna, ex alberghi, o altro. Difficili da vigilare per le forze dell’ordine costrette ad un super lavoro. E non si riesce ad impedire le fughe. E le fughe preoccupano – a ragione – i residenti perché nessuno sa dove costoro possono recarsi.

Finora in Sicilia non si sono registrati casi di contagi provenienti da contatti con i migranti. Eppure la paura incontrollata, le reazioni inconsulte, riguardano soprattutto loro. Ma si tratta di rigurgiti razzisti, purtroppo diffusi.

I migranti vengono tamponati, i turisti no. Ed i rischi maggiori, probabilmente, vengono da lì. Ma la presenza dei turisti viene invece “auspicata”: le categorie che hanno sofferto i mesi del lockdown, ristoranti e alberghi che rischiano la chiusura, hanno avviato un campagna di comunicazione per incentivare gli arrivi nell’isola. E alcuni centri, come Ragusa Ibla o Taormina, sembrano essere ritornati ai livelli “pre-pandemia”. Altre località, invece, soffrono.

Nelle località marinare (Siracusa, Marina di Ragusa o altri) gli assembramenti nelle spiagge, o nei luoghi della movida, sono all’ordine del giorno. Tantissimi giovani in gruppo, senza mascherina e dispositivi di protezione. I controlli ci sono ma non basta. A Ragusa, il sindaco Peppe Cassì ha deciso di aprire le spiagge a ferragosto, nonostante le diverse indicazioni della Prefettura. I giovani potranno andare nelle spiagge, ma i controlli anti assembramento saranno aumentati. Nei comuni vicini le spiagge di notte sono vietate. Non è difficile prevedere che, un certo numero di ragazzi, possa spostarsi nelle spiagge del ragusano. A San Vito Lo Capo (Trapani) il sindaco, Giuseppe Piraneo, ha emesso un’ordinanza vietando gli intrattenimenti musicali su suolo comunale. Controlli stringenti, sono stati previsti, nei giorni di ferragosto, nei luoghi della movida anche a San Leone (Agrigento), a Mondello e nelle altre località turistiche dell’isola.

I rischi di ci sono, ma una parte della popolazione si comporta come se non ci fossero. Si guarda invece, con paura, con tanta paura, ai migranti, che però restano chiusi nei luoghi di quarantena. Comportamenti irrazionali? Forse. Frutto di una serie di luoghi comuni, ma anche di un dato di fatto: i turisti portano soldi. I migranti no. Il turista può essere ricco, il migrante è povero. Eppure il turista non si controlla e il migrante si. Il turista gira liberamente ed il migrante è richiuso. Chi è più pericoloso?

 

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