Tra populismo e astensionismo. Cosa vuol dire fare politica oggi?

Un confronto su come essere cittadini attivi nella società contemporanea promosso, a Firenze, dall’associazione Nuova Camaldoli
populismo

Tre domande hanno fatto da filo conduttore all’incontro pubblico, organizzato dall’Associazione Nuova Camaldoli che si è tenuto il primo aprile presso la sede del Centro Internazionale Studenti Giorgio La Pira di Firenze.  Cosa vuol dire fare politica oggi? Perché fare politica è importante per il nostro futuro? Fare politica è un dovere di tutti i cittadini? Tre domande la cui risposta sarebbe stata, già pochi anni fa, a dir poco scontata ma che oggi necessita di un di più di riflessione. Partendo dall’assunto che i «cittadini [sono] nuovi attori di azione politica», citando il titolo di questo incontro, tre relatori, il giurista Ugo De Siervo, i docenti di filosofia Donatella Pagliacci e Riccardo Saccenti, hanno articolato, con la moderazione di Alberto Andreotti, già giornalista de La Nazione di Firenze, la loro riposta partendo dal primo, necessario, distinguo, quello tra populismo e popolarismo, tema così caro a papa Francesco. Dobbiamo infatti uscire dall’incertezza tra populismo e popolarismo, analoga a quella che confonde democrazia con demagogia, se vogliamo che la partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica sia veramente attiva.

In un’Italia che ha registrato alle ultime elezioni regionali quasi il 60% di astensionismo, è necessario ripartite dai concetti di base della partecipazione politica. Ed è necessario ri-proporre forme di partecipazione associata per ridare forza a quei corpi intermedi della società costituzionalmente garantiti. In parallelo, non possiamo fare politica, oggi, senza uno sguardo attento alle nuove generazioni e al rischio di perdita del concetto di persona, sempre più rarefatto nella dimensione virtuale – talora violenta – dei social nei quali siamo immersi e attraverso i quali comunichiamo.

La comunicazione politica non è indenne da visioni deformate della realtà le quali degradano la persona ad oggetto da possedere o la riducono a categoria fungibile al sistema sociale ed economico; invece, l’azione politica dei cittadini nei territori deve essere in grado di tenere assieme, in un’idea unitaria, la persona, la società e l’ambiente, alla luce del magistero di papa Francesco. Senza questa posizione culturale, il precipitato politico più immediato – che la cronaca ci descrive – è che gli elettori tendono a demandare al leader – il salvatore di turno della contingenza storica del momento – ogni decisione rendendo così residuale di dibattito politico. Il dibattito pubblico si risolve alla fine in un perenne conflitto delle minoranze, minoranze identitarie e minoranze elettorali. Fornire soluzioni è certamente arduo. Non è banale però, e né scontato, anche all’interno del mondo ecclesiale, ripartire a leggere il lessico fondamentale del fare politica. L’Associazione Nuova Camaldoli si è presa questo impegno, assieme ad altre, molte, associazioni ecclesiali in diverse parti di Italia all’interno di un Forum Civico di confronto che si vuole aperto e condiviso.

Le diverse iniziative sono accessibili sul canale you tube di Nuova Camaldoli (www.youtube.com/@nuovacamaldoliaps).

_

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons