Mondiali di ginnastica artistica, un bilancio

Terminata la manifestazione in Canada, tra diversi colpi di scena e le prodezze di nuovi e “vecchi” campioni. Poca gloria per i colori azzurri  
EPA/CJ GUNTHER

18 luglio 1976. A Montreal, in Canada, sono in programma le gare della seconda giornata delle Olimpiadi. Nel palazzetto dove si svolgono le prove di ginnastica artistica, il Forum de Montreal, una giovanissima ragazzina rumena, la quattordicenne Nadia Comaneci, termina il suo esercizio alle parallele asimmetriche lasciando tutti a bocca aperta. Un esercizio perfetto, senza errori né la benché minima sbavatura. Arriva, così, il primo 10 nella storia di questa disciplina … A quarantuno anni di distanza da quel giorno, che ha segnato per sempre la storia dei Giochi olimpici, Montreal è tornata a ospitare i più grandi interpreti mondiali di questo sport. Nell’ultima settimana, infatti, oltre 450 atleti in rappresentanza di 72 paesi hanno dato vita alla quarantasettesima edizione del mondiale di ginnastica artistica (la prima risale ormai al lontano 1903!).

Questa volta però, a differenza di quanto avvenuto nel 1976, non si è gareggiato al Forum, ma nel monumentale Stade olympique de Montreal, lì dove si svolse la cerimonia di apertura di quei giochi a cinque cerchi. Il primo stadio della storia costruito con tetto retrattile, realizzato proprio per quell’occasione, che vanta oltre 55.000 posti a sedere ed è riconoscibile per un look davvero inconfondibile. Con quella torre, la Tour de Montreal, che è ancora oggi la torre inclinata più alta del mondo (175 metri). E lo spettacolo in questi ultimi giorni, all’interno dell’impianto canadese riadattato per l’occasione a una capienza da 15.000 spettatori, non è mancato. Anche se siamo nell’anno post-olimpico, stagione in cui tradizionalmente alcuni big del panorama internazionale smettono, in cui altri si prendono un momento di “pausa”, e si avvia dunque un inevitabile cambio generazionale in molte discipline, ginnastica artistica compresa.

Si è partiti subito con un colpo di scena davvero imprevisto, che ha visto per sfortunato protagonista l’atleta più atteso in campo maschile, “Sua Maestà” Kohei Uchimura. Stiamo parlando forse del ginnasta più forte di tutti i tempi, uno che nel concorso generale (quello in cui si gareggia in tutti gli attrezzi), negli ultimi otto anni ha realizzato una sequenza di vittorie consecutive senza precedenti: sei titoli mondiali (Londra 2009, Rotterdam 2010, Tokyo 2011, Anversa 2013, Nanning 2014 e Glasgow 2015), e due ori olimpici (Londra 2012 e Rio 2016). Purtroppo, però, l’imperatore giapponese (che ora punta a essere protagonista ai Giochi “casalinghi” di Tokyo 2020) è stato costretto al ritiro proprio all’inizio delle qualificazioni. Al termine dell’esercizio al volteggio, infatti, si è dovuto ritirare dalla rassegna iridata per le conseguenze di un infortunio patito alla caviglia sinistra.

A quel punto tutti pensavano che a succedergli sul trono iridato sarebbe stato l’ucraino Oleg Verniaiev, l’unico ginnasta capace davvero di insidiare in questi anni il dominio di Uchimura (lo scorso anno, a Rio, arrivò secondo a meno di un decimo di punto dal campione giapponese). Invece, un po’ a sorpresa, Verniaiev in finale è incappato in alcuni errori abbastanza insoliti per un atleta del suo calibro (si è classificato ottavo), e così il titolo mondiale è stato vinto dal ventunenne cinese Ruoteng Xiao, che al termine di una finale equilibratissima (cinque atleti racchiusi in appena nove decimi di punto), ha avuto la meglio sul connazionale Chaopan Lin e sul giapponese Kenzo Shirai (poi splendido vincitore della medaglia d’oro sia nell’esercizio al corpo libero che in quello al volteggio).

Colpi di scena anche sul fronte femminile. Già si sapeva che questi mondiali avrebbero incoronato una nuova regina, vista l’assenza della formidabile statunitense Simone Biles che, dopo aver dominato il quadriennio precedente (trionfando in tre rassegne iridate e ai Giochi di Rio 2016), ha deciso di prendersi un anno di pausa. Quello che nessuno immaginava, è quello che poi è accaduto realmente a due delle grandi favorite della vigilia. La rumena Larisa Iordache, tornata ad alti livelli dopo un anno particolarmente difficile che le è costato anche l’esclusione dalle ultime Olimpiadi, sembrava essere in grandissima forma. A ventuno anni, dopo l’argento del mondiale 2014 e il bronzo del 2015, la ragazza di Bucarest era pronta a cogliere l’occasione della vita, ma è stata costretta a ritirarsi a pochi minuti dal via delle qualificazioni. Fatale, per lei, una brutta caduta durante il riscaldamento al corpo libero che le ha causato la rottura del tendine d’Achille.

In finale, a quel punto, gli addetti ai lavori indicavano come possibile vincitrice la statunitense Ragan Smith, ma anche questa ginnastica ha dovuto alzare bandiera bianca a causa di un infortunio alla caviglia provocato da un atterraggio sbagliato al volteggio durante il riscaldamento. Il titolo mondiale è andato così alla connazionale Morgan Hurd, appena sedicenne, ennesimo prodotto dell’infinito vivaio di ginnaste a stelle e strisce. Una vittoria davvero a sorpresa per questa ragazza di origini cinesi (è stata adottata subito dopo la nascita), che si è fatta notare dal grande pubblico anche perché gareggia con gli occhiali (caso alquanto insolito in questa disciplina). La Hurd ha preceduto per un solo decimo la beniamina di casa, la canadese Elsabeth Black, con la giovanissima russa Elena Eremina (anche lei sedicenne), giunta terza in una gara dove è riuscita a ritagliarsi il suo spazio anche la nostra Lara Mori, diciannovenne aretina, che ha terminato con un lusinghiero dodicesimo posto.

Eh già, a Montreal, nell’ultima settimana, abbiamo potuto ammirare le gesta di ginnasti emergenti come i nuovi campioni mondiali Ruoteng Xiao e Morgan Hurd. Ma non solo. Abbiamo potuto anche applaudire i successi di atleti già affermati come ad esempio il britannico Max Whitlock o il greco Eleftherios Petrounias, che dopo le vittorie ottenute a Rio 2016 si sono confermati rispettivamente come i migliori interpreti mondiali al cavallo con maniglie e agli anelli. Inoltre, abbiamo potuto ammirare le performance di due “vecchietti terribili”, due vere e proprie “icone” di questo sport come il trentaseienne rumeno Marian Dragulescu (quarto al volteggio in campo maschile), e come l’eterna Oksana Chusovitina (quinta nel volteggio femminile), quarantaduenne rappresentante dell’Uzbekistan con un figlio (Alisher) nato nel 1999, quando tante delle sue attuali rivali non erano ancora venute al mondo!

Purtroppo, in questa festa mondiale dello sport della polvere di magnesio, l’Italia ha recitato solo un ruolo di secondo piano. Nessuna finale ottenuta dai nostri rappresentanti in campo maschile, mentre sul fronte femminile le cose sono andate appena un po’ meglio grazie alla già citata Lara Mori, sesta nella finale al corpo libero.

Una finale per la quale, a dire il vero, si era qualificata anche la migliore ginnasta azzurra di sempre: Vanessa Ferrari. Lei che, alla soglia dei ventisette anni, a questi mondiali sembrava non dovesse proprio esserci. Lei che invece, a un anno di distanza dall’operazione al tendine d’Achille, era riuscita ancora una volta a guadagnare la finale nel suo attrezzo preferito (la sesta in otto partecipazioni ai mondiali), pur essendo convocata all’ultimo minuto e con appena una gara stagionale nelle gambe. Purtroppo, una caduta sulla seconda diagonale l’ha costretta ad abbandonare la gara tra le lacrime (si sospetta la rottura dello stesso tendine operato lo scorso anno). Grazie lo stesso per averci provato, campionessa!

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