Pisa, la forza sta nella pace e non nella violenza

Una testimonianza diretta dalla città toscana che è come "un campus a cielo aperto" per la grande presenza di studenti che sono la ricchezza di un tessuto sociale attivo. Tante voci e testimonianze in linea con il saggio intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella dopo le manganellate al corteo giovanile contro la guerra
manifestazione dalla Rete degli Studenti Medi ANSA/ANGELO CARCONI

Anche a Pisa stavamo organizzando per sabato 24, come in tante città italiane, una manifestazione per la pace, contro tutte le guerre, la corsa al riarmo, la distruzione del pianeta: un presidio silenzioso come già da quasi tre mesi stiamo portando avanti, un manipolo di indomite pacifiste a cui piano piano si sono aggiunte altre persone: in silenzio per mezz’ora tutti i giovedì tra il passeggio serale.

La paura, quando fai queste cose, è quella di essere sempre pochi come se questi argomenti interessassero solo una élite. Comunque ci sembrava un bel risultato avere messo insieme sindacati, movimenti, associazioni…

Poi improvvisamente l’imprevedibile, quello che mai ti aspetti: parte il tam tam nelle chat con immagini che sconvolgono, ti lasciano con il cuore ferito e la gola secca: Venerdì 23 un centinaio, poco più di ragazzi allontanatisi da un presidio organizzato per la pace, si dirige verso un’altra piazza vicina. Per chi conosce Pisa, il presidio era in piazza Dante che in questo ultimo periodo è tra l’altro diventata ritrovo dei liceali e questo gruppo, al grido di “Palestina libera” si stava dirigendo verso la vicina piazza dei Cavalieri, una deviazione che avevano voluto fare al percorso iniziale.

Ma qui hanno trovato la strada bloccata da un mezzo della polizia e da un gruppo di poliziotti in tenuta antisommossa. Non ci è dato sapere con precisione cosa si siano detti, i ragazzi e i poliziotti, fatto sta che dalle immagini che hanno fatto il giro di tutta Italia, si vede la carica della polizia con forti manganellate verso ragazzi e ragazze inermi, senza spranghe, molotov, a viso scoperto e soprattutto quasi tutti minorenni, alcuni forse alla loro prima manifestazione.

Lo sgomento della città è stato immenso e immediato. Quello che più ha colpito è stata la giovane età dei manifestanti e la violenza inaspettata con cui sono stati ricacciati; tra l’altro tutto si è svolto davanti ad una scuola, il liceo Artistico i cui insegnanti e studenti hanno assistito attoniti e tremendamente impauriti.

Una ventina di ragazzi e ragazze sono stati portati al Pronto Soccorso, ma in tutte e tutti al di là delle ferite fisiche sono rimaste le ferite psicologiche che speriamo si rimarginino presto.

Ma è proprio da queste grandi ferite che può nascere qualcosa. Infatti la risposta della città non si è fatta attendere. Prima presidi sotto il comune e la prefettura, poi data la quantità di persone il corteo “improvvisato” si è spostato verso piazza dei Cavalieri, quella stessa piazza in cui sarebbero voluti entrare i ragazzi: 5.000 persone che si sono volute stringere intorno ai loro giovani cercando di risanare una ferita che forse non è solo data dalle manganellate, ma anche dal fatto che, senza volerlo, tante volte siamo portati a giudicare i giovani, a ritenerli incapaci, immaturi, menefreghisti e in questo modo apriamo un abisso che si fa sempre più profondo tra le generazioni.

Pisa è una città di 90mila abitanti con la presenza di 50mila studenti: un campus a cielo aperto come dico sempre io mentre scambio lo sguardo con tantissimi di loro in giro per la città. Questo è il nostro tesoro e in questa occasione sembra che finalmente ce ne siamo accorti: una piazza gremita che li ha ascoltati, applauditi, una piazza che si è lasciata convincere dalle loro testimonianze e che ha sentito di doverli proteggere.

Impressionante è stata la quantità di comunicati che tutte le scuole pisane e i dirigenti hanno subito sentito di dover scrivere per esprimere il comune disagio di educatori che insegnano ogni giorno il rispetto, il confronto, la non violenza; il rettore dell’università ha espresso «profonda preoccupazione e sconcerto, auspicando che tutte le autorità competenti intervengano per garantire la corretta e pacifica dialettica democratica»; ma anche il comunicato dell’arcivescovo non si è fatto attendere: «il dialogo pacifico e il ripudio della violenza in tutte le sue forme sono l’unico percorso capace di edificare la nostra casa comune su solide basi» ribadendo poi «la condanna per l’attacco terroristico dell’ottobre scorso e per la strage attualmente in corso nella striscia di Gaza».

La domanda più ricorrente che venerdì girava tra le persone era: ma la manifestazione era autorizzata? Vorrei allora rispondere a questa domanda non con le mie parole, non ne avrei l’autorevolezza, né la competenza, ma con quelle del professor Consorti giurista e docente all’Università di Pisa, nonché caro amico.

«A Pisa la polizia ha usato la forza di cui legittimamente dispone con una violenza inaudita e anche inutile contro studenti e studentesse che manifestavano per la pace. Manifestare è un diritto costituzionale. Non bisogna essere autorizzati per farlo. Si può avvisare la questura perché possa difendere i manifestanti, non per impedire di manifestare. Piazza dei Cavalieri non ha bisogno di essere difesa dai giovani manifestanti. Impedire loro di entrarvi era inutile….Chi ha il potere di usare la forza ha il dovere di non farlo con violenza…Da dove nasce questa idea che la violenza possa avere uno scopo legittimo? Chi fa male, fa male. E se lo fa pensando di fare bene, fa ancora più male. Coraggio studenti e studentesse! Pretendete giustizia! Gridate la pace! Non bastano le scuse, serve impegno perché le cose cambino e servirà tempo per liberarci dall’idea che le botte educano e che la violenza dimostra la forza.La forza sta nelle idee, nei sogni, nel futuro. La forza sta nella pace e nella non violenza».

Ma non posso concludere senza ricordare le parole del  presidente della Repubblica che sabato sembra abbia voluto mettere fine a tutte le discussioni, come non ricordo abbia mai fatto, con queste parole da scrivere a caratteri cubitali: “Con i ragazzi i manganelli esprimono un fallimento”.

La risposta della città sta continuando giorno dopo giorno. Ah dimenticavo…Il 24 poi si è fatta la manifestazione programmata! Siamo ritornati in quella piazza che ormai a Pisa è diventata il simbolo della forza che unisce le generazioni: altre migliaia di persone che anche domenica, oggi e nei prossimi giorni, in modo pacifico vorranno dimostrare la volontà di

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giustizia, pace, ma anche saranno la “protezione” per i nostri giovani.

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