Pintoricchio e i Borgia

Non è Giulia Farnese la Madonna dipinta  dall’artista in Vaticano. Lo svela una mostra a Roma, ai Musei Capitolini

Con i Borgia le sorprese non mancano mai. Da quando Alessandro VI morì – di malaria e non di veleno – nel 1503, la campagna scandalistica contro di lui non ha avuto tregua. Anzi, le ha dato fuoco il successore, Giulio II. Non potendone più di abitare nell’ambiente del predecessore che definiva “giudeo marrano et circonciso”, s’era trasferito nell’appartamento al piano superiore, quello affrescato da Raffaello. Così la damnatio memoriae del Borgia aveva preso una direzione sicura. Ne ha approfittato Giorgio Vasari, storico dell’arte, raccontando un pettegolezzo a cui tutti hanno creduto per secoli. Cioè che Pintoricchio, nel vasto appartamento che aveva dipinto, avesse collocato sopra una porta la scena di papa Alessandro inginocchiato davanti alla Madonna col Bambino: la Vergine che lui venerava aveva i tratti della sua ultima amante, Giulia Farnese.

Scandalo. Nessun papa aveva più voluto abitare in quel luogo nefasto, la scena era stata coperta da un panno, poi da una nuova immagine sacra e infine segata –ai tempi di Alessandro VII, il senese Chigi –, distruggendo il ritratto del papa e creando due pezzi separati, la Vergine e Gesù.

Per fortuna, nel ’600 un pittore, Pietro Facchetti, ne eseguì una copia, che abbiamo, e che getta luce su un dipinto che ha turbato i sonni delle anime pie, pontefici e prelati compresi.

L’opera è esposta nella suggestiva rassegna romana, insieme ad altri dipinti del Pintoricchio, ad una raccolta di stampe che mostrano Roma com’era a fine ’400 e alle riproduzioni giganti di Alessandro VI in preghiera e alle decorazioni fastose del suo appartamento vaticano, ricche di contenuti teologici e celebrativi. Un capolavoro che forse Vasari, che sottostimava l’artista, chissà se poi l’ha visto. Pintoricchio era un pittore raffinato, colto. A Siena ha decorato la Libreria Piccolomini accanto al duomo, a Roma le chiese di S. Maria del Popolo e dell’Aracoeli, oltre al Vaticano.

Papa Borgia, che proteggeva la cultura e le arti, lo prediligeva: gli piaceva il suo stile solare, dorato, festoso. E l’abilità di ritrattista.

Non per nulla nell’appartamento s’era fatto ritrarre lui e i parenti, tra cui Cesare e Lucrezia.

Nel fasto della decorazione, la piccola scena del papa che tiene tra le mani il piede di Gesù presentato dalla Madre, aveva un forte significato simbolico, quello della “investitura divina del papa neoletto”. Una raffigurazione rarissima. La si trova nel mosaico absidale del IX secolo in S. Maria in Domnica sul Celio, col papa Pasquale I ai piedi della Vergine col Bambino. Maria, cui papa Borgia era devoto, gli offre il Piccolo che gli dà il globo del mondo, creandolo quindi suo vicario. Alessandro lo accetta umilmente, tant’è vero che veste l’abito giornaliero, non quello cerimoniale.

E Giulia Farnese, allora? Qui viene l’altra novità. In mostra sono presenti altre tavole del Pintoricchio. Madonne soavi che porgono Gesù ai donatori: Liberato Bertelli a san Severino Marche (Madonna della pace), il vescovo Francesco Borgia a Valencia (Madonna delle febbri).

Vergini esili, signorili, simili a quella vaticana. Che non è quindi il ritratto di Giulia, che sappiamo “dal viso tondo e gli occhi neri”. Come appare in un ritratto postumo di Luca Longhi, dove indica l’unicorno, simbolo di quella castità volutamente perduta per la famiglia (il fratello Alessandro diverrà papa Paolo III). E soprattutto in un graffito da poco apparso nel castello di Carbognano, nel Viterbese, dove Giulia “la bella” s’era ritirata dopo il matrimonio con un nipote di Giulio II…

Insomma, la leggenda secolare è stata sfatata a favore dei Borgia, una volta tanto. Ma ci son voluti 500 anni a sciogliere il thriller storico artistico, e fra il resto a dimostrare quanto – spiace dirlo – Vasari avesse torto sia sui Borgia che sul Pintoricchio. Che è un gran pittore. Vederlo per credere.

 

Pintoricchio pittore dei Borgia. Il mistero svelato di Giulia Farnese. Roma, Musei Capitolini, fino al 10/9 (cat. Gangemi)

 

Per saperne di più: M. Dal Bello, “La leggenda nera. I Borgia”, Città Nuova 2012

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