No alla pillola abortiva alle minorenni

L'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha deciso che non c'è più obbligo di ricetta per l'acquisto della pillola per la contraccezione d'emergenza da parte delle minorenni. Il commento di Gigi De Palo, presidente del Forum delle Associazioni familiari, e di sua moglie Anna Chiara: "è una decisione di mercato, che non tutela la salute delle donne. Stiamo perdendo il buon senso in nome di quella che ci ostiniamo a chiamare libertà, ma che di fatto è la schiavitù di chi ha smesso di educare".
Una pillola tenuta in mano

«Buongiorno signor farmacista, mi servirebbe un Oki per mia madre che ha il mal di testa e una scatola di Ella One perchè non voglio rischiare di rimanere incinta avendo avuto un rapporto non protetto».

«Allora Valentina, eccoti la scatolina di Ella One per te. Per quanto riguarda l’Oki devi dire a mamma che non posso dare ad una quindicenne senza ricetta medica quel tipo di medicine. Mi raccomando».

Stiamo perdendo il buon senso in nome di quella che ci ostiniamo a chiamare libertà, ma che di fatto è la schiavitù di chi ha smesso di educare. Di chi ha scelto di trovare sempre la scorciatoia, il condono. E allora accade che un uomo, il direttore generale dell’Aifa (l’Agenzia Italiana del farmaco), a nome di un ente che ha un Consiglio di Amministrazione composto di soli uomini, stabilisca con una determina perentoria che una minorenne non deve avere nemmeno la ricetta medica per prendere la pillola dei cinque giorni dopo i cui effetti collaterali potrebbero causare addirittura emorragie.

Siamo certi che un Cda con almeno una donna avrebbe offerto una chiave di lettura differente, avrebbe provato a far immedesimare su cosa possa voler dire per una adolescente trovarsi in una situazione simile? Cioè una famiglia deve prendere come “strumento etico” il fatto che sua figlia possa andare in farmacia a farsi dare questa medicina senza che almeno uno straccio di medico le parli per capire – quantomeno – se ha malattie o allergie ai farmaci tali da poter prendere quella “pillolina”?

Un minorenne giustamente non può: guidare un’auto, comperare alcolici, comprerare sigarette (anche elettroniche), fare una lampada abbronzante, fare acquisti online, fare un tatuaggio, fare un piercing, soggiornare da solo in un hotel, però può andare in farmacia in perfetta solitudine e, senza prescrizione medica, farsi dare la pillola dei cinque giorni dopo. Chi ci guadagna con un’operazione questo tipo? Ma come: le case farmaceutiche sono sempre viste come avvoltoi quando si tratta di vaccini, mentre in questo caso sono dei buoni samaritani? Qui non si tratta di essere pro o contro l’aborto: non prendiamoci in giro, non la buttiamo sull’ideologia.

Qui ci vuole l’onestà intellettuale di una mamma o di un papà. Siamo ancora in grado di educare? Questa è la domanda. Nella nostra seppur breve esperienza di genitori abbiamo imparato che se c’è una menzogna è meglio sradicarne la radice piuttosto che dissertarne delle conseguenze. Arroccarsi in divisioni etiche sulla libertà della donna o meno ci fa perdere di vista il centro, ci distrae appositamente dalla menzogna, facendoci barricare dietro questioni ideologiche, rendendoci involontariamente complici del gioco che contenstiamo.

La questione è una soltanto, c’è un fattore che si chiama mercato e regola più o meno ogni cosa su questo pianeta. Il dato, condiviso da numerosi rapporti di Organizzazioni Mondiali, ci dice che le gravidanze indesiderate delle adolescenti nel mondo sono in forte aumento negli ultimi anni. Allora il mondo farmaceutico che fa? Mette a punto la sua risposta al problema e la mette sul mercato libero, anzi liberato, e poi ancor più semplicemente trova lo slogan migliore al suo prodotto, e lo slogan è appositamente inattaccabile: “Una medicina che riduce gli aborti”. Poco importa se questo manda alla malora anni di dedizione dei consultori, di formazione dei giovani alla affettività, alla prevenzione delle malattie sessualmente trasmissibili, (del resto) per un’agenzia del farmaco la cosa migliore sia che le malattie proliferino, non che si riducano.

“Un popolo educato è a metà del suo cammino verso la perfezione” diceva mia nonno, dice mia moglie Anna Chiara. Abbiamo idea che siamo propio distanti dalla meta. Mi sa che anche solo la metà sarebbe già una meta. Non smettiamo di pensare di essere genitori, la sfida è sempre più solitaria e ripida, ma allo stesso tempo sempre più avvincente e soddisfacente! Non smettiamo di educare e saremo educati.

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