Piano Solo

Un film lento, intenso, che vuole dire molte cose. Tratto dal libro di Veltroni Il disco del mondovita breve di Luca Flores musicista (Rizzoli editore) – narra la discesa agli inferi, graduale, del geniale jazzista toscano. Gli inferi di Luca sono la follia che gli annebbia lentamente il genio e lo porta al suicidio, fra l’angoscia della fidanzata Cinzia e dei familiari. Una famiglia dispersa, la sua, che dopo anni di felice soggiorno in Africa, morta la madre in un incidente, vede i figli piccoli sistemati dal padre geologo in luoghi diversi per poi trovarsi, ma internamente spaesati, periodicamente insieme. È con Barbara, la sorella di età più vicina a lui, che l’ipersensibile Luca trova affetto e consolazione. Tuttavia, il senso di colpa per l’incidente in auto della madre con cui stava intessendo un gioco di sguardi, il rapporto difficile con un padre burbero eppur amato, rimangono a roderlo come un tarlo tanto da condurlo alla follia, cui nemmeno la musica può rimediare. Piano, solo però non è solo un film sui sensi di colpa, ma anche sul potere totalizzante della musica, dell’arte cui questo giovane schivo, distaccato dal successo affida il suo modo di parlare al mondo. Luca è un ragazzo comune – come tanti, una persona, non un personaggio -, ed è sintomatica laleggerezza con cui Kim Rossi Stuart lo avvicina e lo fa suo, a differenza dell’approccio ag- 69 Città nuova • n.19 • 2007 ARTE E SPETTACOLO gressivo che anni addietro aveva usato nello schizofrenico di Senza pelle. Le altre persone la fidanzata Cinzia – una cresciuta Jasmine Trinca – il padre Giovanni (Michele Placido distaccanto e dolente), la dolce Paola Cortellesi (Barbara) e Sandra Ceccarelli (la madre) attorniano questo essere fragile che si spezza poco a poco, ma non riescono a dargli conforto. Milani dice tutto questo a inquadrature ora lente ora veloci, per accenni. La fotografia fissa atmosfere fiorentine – piuttosto classiche -, volti, luoghi, alternando luci ed ombre come un susseguirsi di speranze e di angosce. Molto dura è la scena dell’ultimo concerto di Luca a Montaperti, quando esplode la sua rabbia e il suo buio percuotendo l’amato pianoforte. Un film calligrafico, o poco asciugato, in certo modo televisivo, tuttavia in diversi momenti vero, emozionante, grazie al coinvolgimento reale degli interpreti e alla verità dell’indagine sul fattore musica-arte-incomunicabilità, che è forse la parte più originale del racconto. Regia Riccardo Milani; con Kim Rossi Stuart, Jasmine Trinca, Michele Placido, Paola Cortellesi.

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