“Piano B”, le mappe di significato per rispondere alle sfide globali

Dopo la presentazione di Piano B, per mettere al centro la società civile, presentiamo i primi punti alla base del progetto.
Alluvione in California, foto Ap.

Come costruire una comunità viva intorno ad un lessico? Una mappa di significati può mettere in connessione idee e prassi nel nostro Paese.

Questa è l’ambizione di Piano B, lanciato a fine agosto al Meeting di Rimini da Becchetti, Magatti, Bruni, Giaccardi, Bentivogli, Vittadini ed altri. Da qui un divenire generativo creando una comunità che si incontra nelle regioni e a livello nazionale con una visione condivisa per dialogare poi in modo nuovo ed alto con le istituzioni politiche. Si tratta infatti di rispondere insieme alle sfide globali davanti a noi.

Negli ultimi anni grandi shock globali hanno cambiato il mondo intero: pandemia, cambiamento climatico e guerra. Siamo in una situazione nuova caratterizzata da grande incertezza. Nel XXI secolo ormai è chiaro: tutto è connesso con tutto. L’ idea di sovranità è messa in discussione dall’interdipendenza globale. Cambia l’idea di crescita fondata solo su efficienza e produttività. Bisogna tener conto infatti della sostenibilità ambientale e sociale.

L’enorme progresso realizzato ha consentito di passare in duemila anni da 230 milioni di persone con età media 23 anni a 8 miliardi con età media 73 ma, oggi, appaiono enormi i problemi di povertà e di iniqua distribuzione della ricchezza. Vengono erose addirittura le virtù civiche alla base della democrazia. In tempi di grande confusione servono mappe di significato per non disorientarsi di fronte a problemi complessi, per navigare in un oceano che nessuno conosce.

Immersi nella ricchezza dei mondi vitali, nella concretezza della realtà, dei territori si vuole condividere un lessico per un Piano b, visti i tanti fallimenti di questi anni nella politica e nell’economia. Si parte da 12 parole per rilevare ciò che appare separato. L’obiettivo è disegnare vie di sviluppo integrale da percorrere tutti insieme.

1. Origine (Becchetti, Magatti, Giaccardi, Collicelli). La crisi è una opportunità di cambiamento del modello di sviluppo fondato sulla ricerca di senso e di felicità. Un approccio generativo accresce, soprattutto nei giovani, soddisfazione, ricchezza di senso di vita, durata e qualità della vita. Servono allora relazioni autentiche fondate sulla gratitudine e sulla benevolenza verso i nostri simili. C’è bisogno di una intelligenza creativa nuova. La scienza e la tecnica non sono in grado di risolvere i nostri problemi di morte, perdite, limiti. Accanto all’intelletto dobbiamo coltivare pertanto lo spirito, la dimensione etica ed immateriale dell’esistenza.

Da qui l’importanza delle esperienze da cui si generano il saper fare, il saper vivere, il saper pensare dei singoli e delle comunità. Serve infatti un modo più integrale di guardare la realtà, di conoscerla e di immaginarne la trasformazione. La centralità della persona nella ricchezza delle sue relazioni all’interno della comunità è il punto di partenza per superare l’individualismo attuale. “La persona esiste solo in relazione al luogo in cui vive, cioè l’ambiente naturale e urbano nel quale si colloca, all’insieme delle relazioni primarie e libere quali la famiglia, il mondo associativo, la rete amicale, il vicinato; in rapporto alle istituzioni, alla scuola, alle imprese…”.

Ogni persona può trasformare la realtà, processo in continua trasformazione. La rigenerazione dei territori e delle forme democratiche parte quindi dalle persone. Fondamentale è prendersi cura dei luoghi in cui esse vivono. Serve un nuovo paradigma sociale ed economico con la persona al centro, non l’individuo, per generare felicità, sostenibilità, relazioni autentiche, intelligenza, intelletto, spirito. Passiamo dall’uomo oeconomicus al cercatore di senso.

L’impresa diventa socialmente responsabile in una biodiversità organizzativa, con imprenditori più ambiziosi che non guardano solo al profitto. Indicatori di benessere saranno salute, istruzione, qualità della vita di relazione, non solo crescita economica. Ben vivere e generatività sono indicatori specifici. Alle mani del mercato e delle istituzioni si aggiungono quelle delle imprese e organizzazioni sociali responsabili, della cittadinanza attiva. Le istituzioni allora diventano levatrici delle energie della società civile. Si attua il principio di sussidiarietà per dare risposte concrete ai tanti problemi sociali, economici, politici, culturali che affliggono le nostre comunità. Impegno civico e attivismo sociale sono le molle del nuovo modello È la massa critica necessaria per la transizione ecologica e digitale in vista della sfida climatica e della sostenibilità ambientale.                                                                                                                                         

2. Beni comuni (Luigino Bruni). I beni comuni, soprattutto quelli globali, stanno diventando sempre più scarsi e decisivi. Pur avendo una enorme rilevanza civile e politica, ad esempio il clima, non entrano sufficientemente nelle politiche economiche. Dopo il premio Nobel alla Ostrom, i commons (beni comuni, ndr) sono diventati “le sentinelle delle radici delle comunità e civiltà”. Hanno infatti a che fare con figli, nipoti, bambini non ancora nati, terra, cosmo, relazioni. Attraversano il tempo e le relazioni. Alla base troviamo una logica di gratuità rischiosa e vulnerabile di cittadini starter che se ne prendono cura per evitarne la distruzione. Sono doni e obblighi reciproci. Questo spiega perché i beni comuni sono difficilmente gestibili dal mercato capitalistico. Essi chiamano in causa mercati civili, relazionali fondati sulla reciprocità. Stiamo parlando di acqua, terra comune, suolo pubblico nelle città, clima, risorse energetiche, paesaggio, foreste. Sta ai Comuni, alle imprese civili, all’alleanza della società civile prendersene cura. I cittadini attivi con Piano B hanno molto da fare per generare e custodire i beni comuni, il Bene comune.                                                                                                                       

3. Contribuzione (Rossini). È una condotta individuale e coordinata collettivamente per obiettivi e beni comuni. Gli esiti sono il benessere sociale, l’ambiente, la sicurezza, la memoria, il dibattito pubblico, il rispetto delle persone, la destinazione universale dei beni per uno sviluppo umano integrale di tutti i popoli. Se tutti partecipano in modo leale, la contribuzione crea progresso, generatività e tutti sentono il piacere di aver dato un contributo.

Ovviamente i comportamenti contributivi vanno premiati mentre quelli dei “furbetti” sono da screditare. Servono dispositivi di regolazione per ridurre i danni al patrimonio comune della contribuzione. Con una sana contribuzione in economia, mediante il ruolo del Terzo Settore bisogna ridurre le disuguaglianze eccessive, la povertà. Bisogna poi assicurare una vera libertà di informazione riducendo le posizioni monopolistiche che manipolano l’opinione pubblica.

In economia allora può essere assicurata una pluralità di soggetti in grado di generare co-progettazione, co- amministrazione e co-gestione. Sviluppando relazioni orizzontali in modo poliarchico si genera inclusione, pluralismo, innovazione, uguaglianza, pari opportunità. Una economia contributiva è più equilibrata e meno esposta a crisi profonde. Cambia il paradigma verso una economia civile, circolare, di comunione. Cooperazione e competizione devono svolgersi in un clima di fiducia e leale collaborazione.

Dalla qualità delle relazioni nasce una società più conviviale. Senza un agire contributivo è difficile far fronte alle sfide globali come quella ambientale, quella dell’Intelligenza Artificiale, dei social network e dell’informazione. Allora si procede verso un mondo sempre più connesso e unito. La contribuzione infine è solidarietà, dove non prevale l’interesse del singolo ma quello della comunità.

4. Educazione (Vittadini). “Significa liberare le energie dei giovani ancora bloccate insegnando loro a valutare le proprie esperienze: la scuola è ancora il luogo giusto?”. Queste energie sono il desiderio di verità, giustizia, bellezza, bontà. Questa spinta è molto forte nei giovani, che devono essere aiutati a valutare criticamente le esperienze umane e a comprendere la realtà. Bisogna partire dai ragazzi così come sono senza imporre loro criteri di giudizio e di azione. In tal modo arrivano da soli a scoprire ciò che è vero, bello, buono.

(Nel prossimo articolo saranno approfondite le parole Generazioni, Giustizia, Europa, Casa, Innovazione, Sussidiarietà, Lavoro)

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons