“Petite flamme” illumina il Congo

Avviato nel 1995, questo progetto per l’infanzia abbandonata ha già accolto oltre duemila orfani di guerra.
Bambini Congo

«Quando sono arrivata in Congo, Kinshasa era distrutta: non c’erano strade né infrastrutture, mancavano l’acqua e l’energia elettrica. Abbiamo trovato un edificio, una scuola abbandonata dopo i saccheggi del ’93, e abbiamo cominciato a ristrutturarlo offrendo il pasto agli amici che venivano ad aiutarci. Lì vicino c’era un grande campo, con una prigione, dove vivevano i militari con le loro famiglie e tantissimi orfani. Non pagati e abbandonati a sé stessi, erano a quel tempo la classe più temuta e rifiutata della società. Un giorno molti di quei bambini si sono riuniti davanti al nostro cancello. Erano laceri, malnutriti e li abbiamo invitati a mangiare con noi».

 

È questo piccolo atto d’amore, di cui parla Monika-Maria Wolff, per vent’anni operatrice volontaria in Africa per il Movimento famiglie nuove e Afn, la scintilla che ha dato l’avvio al progetto “Petite Flamme” a sostegno dell’infanzia abbandonata in un Paese, la Repubblica Democratica del Congo, lacerato da guerra civile e povertà. «Abbiamo accolto – ricorda Monika-Maria – ogni bambino che veniva davanti al nostro cancello. Ricordavamo le parole del Vangelo: “Qualunque cosa abbiate fatto ai più piccoli l’avete fatta a me”. Quei bimbi erano per noi tanti piccoli Gesù».

Ai piccoli furono offerti un pasto completo, in grado di coprire il fabbisogno proteico giornaliero, un’istruzione, cure mediche, formazione professionale e gli strumenti per lavorare. È stato creato un centro sociale con 14 succursali che accoglie, spiega Monika-Maria, «bambini in situazioni estreme, che non potrebbero sopravvivere senza il nostro aiuto»: oltre duemila bimbi, figli di soldati, orfani, con handicap, di Kinshasa, Kikwit, Idiofa e Lubumbashi.

Dopo la città, una megalopoli con 11 milioni di abitanti, i collaboratori di Petite Flamme sono andati incontro ai bambini poveri nei quartieri periferici. Sono nate così le “scuole sotto l’albero”, che grazie a tanti donatori sono diventate strutture comunitarie. L’accompagnamento dei bambini prosegue fino all’avvio di un’attività professionale e, in molti casi, anche oltre.

 

Tanti i progetti in corso. Tra questi, uno riguarda una trentina di ragazzi ciechi. Dopo aver imparato a leggere e scrivere in braille hanno formato un gruppo musicale, Elikya (Speranza), e hanno inciso un cd, Basta piangere!, in uno studio tedesco. «Se realizziamo tante cose per questi ragazzi che non hanno niente – conclude l’operatrice – è grazie alla grande fedeltà e all’incredibile solidarietà dei nostri donatori».

 

 

Inizio del progetto: 1995

Adozioni in corso: 1.209

Fondi inviati al 2009: 340 mila euro

Centri aperti: 18

Sedi in Congo: 7

Per sostenere un bambino: 336 euro annui

 

 

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