Pergolesi

Brani sacri di G.B. Pergolesi. Claudio Abbado dirige l'Orchestra Mozart. Jesi, Teatro Pergolesi.
Pergolesi

Ci dev’essere un desiderio di spiritualità o almeno di essenzialità nell’approccio così sincero di Abbado alle musiche di Pergolesi, inaugurando l’anno dedicato al grande compositore jesino. Il quale vive non solo di opere note come l’intermezzo La Serva padrona o sacre come il Salve Regina e lo Stabat Mater, ma di pagine di una bellezza così alta e sconosciuta ai più che è giusto riportarle alla luce. Abbado, asciutto nel gesto aereo, oltre che nell’aspetto fisico, conduce l’orchestra e il preparato Coro della Radio Svizzera attraverso dolcezze finissime, vere commozioni, gioie serene: l’universo di un autore morto a 26 anni di tisi, che ha influenzato tutto un secolo, ed oltre.

Tra i vari brani (Laudate pueriSalve Regina) la Messa in fa maggiore (1731) è una musica piena di vita che scende nelle profondità del cuore umano, tramite due soprani, un contralto, due cori e l’orchestra raddoppiata. Nessun barocchismo vocale inutile, una “grazia” negli archi e nei legni, il sole delle trombe, il tocco liquido degli arciliuti: sono colori di una partitura che viene da un animo fresco e casto.

Pergolesi infatti possiede la capacità di toccare il dramma, sublimandolo in una liricità affettuosa, nella melodia che talvolta si incrina e subito si rialza verso frasi distese, cantabili. Questa è musica umana, ma che guarda altrove.

Abbado sottolinea con cura le “entrate” dei solisti e delle famiglie di strumenti, alza la mano per gli interventi del coro, non si impone. Scivola anche lui dentro questa musica baciata da una ispirazione senza ombre, cui risponde l’orchestra giovane, con un suono come trapassato dalla luce. Le belle voci dei soprani Veronica Cangemi e Rachel Harnisch, del contralto Sara Mingardo interpretano convinte e convincenti i brani che, per la loro sottigliezza psicologica e musicale, farebbero tremare chiunque non si ponesse, come loro, “umilmente” di fronte ad essi, lasciandosene guidare. Pergolesi infatti, con la forza disarmante della sua giovinezza, non conosce mezze misure.

La sua musica è di una tale “semplicità” che solo un pubblico in ascolto reale, degli interpreti appassionati ed un direttore che a 75 anni ha ancora voglia di esplorare terreni nuovi e ardui come Abbado possono finalmente donare. E si capisce che il grande Claudio abbia promesso di tornare nel 2010 a dirigere ancora i suoni di Pergolesi.

 

45° Festival Pontino Tra Sermoneta, Latina, Cori, Sperlonga, Fondi, Priverno, Fossanova e altre località laziali si svolge l’edizione annuale imperniata sul progetto “Mendelshoniana” a cura di Roberto Prosseda, il giovane pianista che sta contribuendo alla diffusione della pagine anche meno note del grande maestro. Con Prosseda, complessi come la Young Janacek Philarmonic, diretta da Jan Latham Koenig, il Trio di Milano, l’Orchestra Roma Classica, l’attrice Milena Vukotic.

Latina e varie sedi, dal 27/6 al 28/7.

Per info: luxpell@alice.it 

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