Perché un figlio?

Perché mettere al mondo un figlio? Finora non abbiamo trovato risposta…. Gilberto B. – Torino Il nostro tempo è spesso caratterizzato da una forte angoscia esistenziale, ben espressa dall’emblematica frase di tanti giovani: no future. Di fronte alle guerre, all’inquinamento, al consumismo invadente, alla solitudine, allo stress, aumentano le tensioni, che generano interrogativi come questo: Perché far nascere un figlio?. È una domanda strettamente collegata al senso della vita; ma porsi domande è già in qualche modo avvicinarsi alle risposte. Se la ricerca viene condotta nell’isolamento, si cade generalmente nel buio e nella sfiducia; è importante, invece, condividere le nostre problematiche con coloro che amiamo e stimiamo perché insieme le strade si illuminano. Proviamo poi a porci in un’ottica più soggettiva ed esperienziale: Mi piacerebbe non esserci? Non conoscere le persone che amo, non gustare i sapori, i profumi dei fiori, l’armonia di una particolare musica …? E se Gandhi, se Caterina da Siena, ultima di molti figli, non fossero mai nati? La vita è meravigliosa era il titolo di un fortunato film di alcuni anni fa; il protagonista scopre per miracolo, andando a ritroso nel tempo, come la sua vita apparentemente banale fosse invece stata importante per tanti. Certamente dobbiamo fare tutto ciò che è nelle nostre possibilità per migliorare il mondo,ma senza perdere la fiducia, rafforzando in noi la certezza che ogni uomo, anche il più misero, il più debole, ha sempre qualcosa da dare e da dire alla collettività. In questo senso ogni uomo che nasce rappresenta sempre una speranza, un dono che due sposi fanno per la crescita dell’intera umanità. Perciò il figlio non è solo per noi, per la nostra realizzazione personale e di coppia, ma è per gli altri, per dare il suo piccolo o grande, ma sempre insostituibile, contributo. Occorrono, però, occhi che sappiano guardare aldilà delle apparenze e dare il giusto rilievo anche alla dimensione spirituale della persona, caratterizzata da un’autotrascendenza che rimanda sempre a qualcosa o a qualcuno. I genitori, infatti, trasmettono una vita che non possiedono in sé, ma hanno ricevuto da altri; non creano, ma generano, come i generatori di corrente collegati ad un’altra fonte di energia, come, per esempio, la cascata d’acqua.

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