Perché non si fanno figli: parliamone seriamente

Dall'11 al 12 maggio si svolgeranno a Roma gli Stati generali della Natalità: un'occasione per mettere al centro del dibattito politico e sociale il futuro e lo sviluppo del nostro Paese. Previsti gli interventi di papa Francesco e della premier Giorgia Meloni.

Perché gli italiani non fanno più figli? Al di là della legittima scelta di non averne, le ragioni per quanti invece vorrebbero avere dei bambini e non li fanno sono molteplici e vanno dalla precarietà abitativa (l’aumento dei mutui degli ultimi mesi è solo un’ulteriore emergenza) alla mancanza di lavoro, e si sa i figli costano e anche parecchio, e i “lavoretti” precari non bastano a mantenerli.

Ci sono motivi biologici seri, come la sterilità, di cui si parla purtroppo davvero poco, soprattutto considerando che nel mondo, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), una persona su sei non riesce ad avere figli. In Italia il problema riguarda il 15% degli adulti: un numero alto e preoccupante, tante coppie vorrebbero un bambino, ma possono averlo soltanto adottandolo.

Poi, c’è la questione dei servizi che non ci sono. Non parliamo soltanto degli asili, che già sarebbe molto averli a tempo pieno. C’è il problema delle attività pomeridiane ludiche, degli sport, del costo delle baby sitter (sappiamo bene che nei primi anni di vita si passano spesso settimane intere a casa malati…) e quello di pannolini, latte in polvere, omogeneizzati e cremine varie, per non parlare dei vestiti e delle scarpine…

A livello culturale la famiglia, in Italia, non è riconosciuta come un valore. E non lo è la maternità, che viene data per scontata, non viene premiata e, anzi, la lavoratrice che diventa mamma spesso – salvo nei casi di imprenditori illuminati – viene marginalizzata se non proprio mobbizzata e demansionata. Bisogna invece dare voce alle donne e ascoltare le loro necessità e perplessità.

Si parla tanto di conciliazione vita familiare e lavoro, ma la stessa presidente del Consiglio Giorgia Meloni è stata duramente criticata per aver portato con sé in qualche viaggio di lavoro, insieme al compagno Andrea Giambruno che l’accudiva, la figlia Ginevra. Il problema, forse, non si sarebbe posto se il premier fosse stato un uomo. Probabilmente non avrebbe portato la prole e, se l’avesse fatto, sarebbe stato meritevole per aver rivolto attenzioni alla figlia pur lavorando.

I giovani papà vogliono partecipare attivamente alla crescita dei figli, ma finché continueremo a usare due pesi e due misure nel valutare uomini e donne non andremo molto avanti. Finché non capiremo concretamente che i figli vanno cresciuti davvero da entrambi i genitori le cose non miglioreranno. E la condivisione, per essere reale, deve includere anche la suddivisione dei compiti in casa.

Come attestato dall’Istat (vedi l’intervista a Gian Carlo Blangiardo, gia presidente dell’Istituto nazionale di statistica), nonostante la primavera in corso, in Italia perdura e anzi avanza l’inverno demografico: se continua così, nel 2070 noi italiani saremo 11 milioni in meno.

Sull’emergenza denatalità si porrà l’attenzione, nei prossimi giorni (l’11 e il 12 maggio), grazie alla terza edizione degli Stati generali della Natalità, promossi dall’omonima Fondazione presieduta da Gigi De Palo, e dal Forum nazionale delle associazioni familiari, guidato da Adriano Bordignon. L’obiettivo, da tempo dichiarato, è di invertire la rotta e tornare a crescere, fino a raggiungere le 500mila nascite l’anno.

Quasi un’utopia, considerando che siamo scesi sotto le 400 mila unità, ma che potrebbe diventare realtà se ci fosse l’azione congiunta e potente di tutte le forze economiche, politiche e civili.

Tanti esponenti della società civile, del mondo dello spettacolo e della politica si confronteranno sull’argomento nei prossimi giorni. Prevista anche la partecipazione di papa Francesco e della premier Meloni, che spiccano in un programma ricchissimo che permetterà di tornare a mettere al centro dell’attualità il tema della famiglia e l’emergenza nascite (Qui il programma della manifestazione).

Oggi, spiega Bordignon, «è strategico agire per dare un futuro alle giovani generazioni, creando un clima di fiducia e di speranza per far ripartire la natalità. Invece, 1 giovane su 3 fra 18 e 34 anni vive in famiglia con almeno un genitore (fonte Istat 2022). Il 40% tra quelli che vive ancora con mamma o papà ha un’occupazione, ma spesso si tratta di contratti a termine, il 22% sta cercando un lavoro, mentre un altro 37% sta ancora studiando. Alla luce di questi dati è difficile invertire il trend demografico se non si riesce ad anticipare i tempi dell’autonomia e della progettazione. È autolesionistico non investire sui giovani e sul loro protagonismo nel mondo!».

I lavori degli Stati generali della natalità possono essere seguiti anche in diretta, sul canale YouTube della Fondazione.

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it
_

 

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons