Perché la Fiat se ne è andata?

Nel decidere dove far lavorare non pesa tanto la tassazione degli utili quanto il costo del lavoro, ma non è da trascurare la qualità delle legislazioni sul lavoro e le relazioni industriali. La scelta della multinazionale gestita da Marchionne pone molti interrogativi
Sergio Marchionne

La Fiat, trasformata in FCA dopo la fusione con la Chrysler, ha scelto come sede legale l’Olanda e come sede fiscale il Regno Unito: naturalmente lo ha fatto per salvaguardare gli interessi dei suoi soci, in particolare per gli interessi di Exor, la finanziaria della famiglia Agnelli che detiene la maggioranza delle azioni. Ancora in Olanda, mesi fa, aveva preso sede legale la CNH Industrial,  la società quotata alla borsa di New York che produce macchine agricole ed automezzi industriali, nata dalla fusione di Fiat Industrial e la controllata olandese Cnh Global.

Si è scelta l’Olanda perché la sua legislazione societaria permette che per società quotate in borsa, nella assemblea dei soci le azioni dei soci stabili contino il doppio: così nel caso di FCA  la  Exor che possiede il 27 % del gruppo conterà per il 40% alla faccia dei soci  di minoranza.

Si è poi scelto il Regno Unito quale sede fiscale perché il governo inglese  per attirare le sedi delle società multinazionali ha ridotto al 21 % la tassazione dei redditi di impresa (in Italia è al 27,5%) e Cameron ha anche promesso di portarla presto al 20%.

Naturalmente le aziende del gruppo operanti nei vari paesi, anche in Italia, dovranno  pagare le imposte localmente, ma se si fa parte di un gruppo internazionale vi sono mille modi per trasferire i margini di guadagno da una società all’altra in modo da farli comparire laddove gli utili sono tassati nel modo meno oneroso.

Questo diventa tanto più facile quando invece dei guadagni si può trasferire da uno stato all’altro il lavoro, cosa che l’Italia, dove il numero di macchine prodotte dal gruppo Fiat si è drasticamente ridotto rispetto al passato, l'ha già sperimentato.

Nel decidere dove far lavorare non pesa tanto la tassazione degli utili quanto il costo del lavoro, che con un Euro così sopravvalutato risulta molto inferiore in paesi come Polonia e  Serbia la cui moneta si è svalutata; ma non è da trascurare anche il peso che in queste decisioni finisce per avere la qualità delle legislazioni sul lavoro e le relazioni industriali.

I manager che hanno il compito strategico di pianificare le attività nei vari paesi, difficilmente sceglieranno di aumentare i posti di lavoro in nazioni in cui crearne uno nuovo significa mantenerlo per sempre,  finché durerà l'intera attività produttiva.

E dovrà durare anche quando si verificano condizioni obiettive che inducono a sostituire il lavoratore per la perdita della fiducia da parte del datore di lavoro che constata l'assenza di una effettiva volontà di collaborare. Pur essendo previste interruzioni di contratto per giusta causa, purtroppo n Italia la magistratura del lavoro quasi sempre considera il lavoratore parte debole della contesa e decide in suo favore.

Nel caso Fiat il reintegro al lavoro dei tre sindacalisti a Pomigliano d’Arco che erano stati licenziati perché avevano ostacolato il lavoro altrui bloccando il funzionamento della catena di montaggio, se anche fosse corretto sotto il profilo del diritto, non ha certamente incoraggiato la Fiat a privilegiare l’Italia per nuove attività produttive.

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