Per una “etica dell’infinito”

Al sopraggiungere della pandemia del Covid-19, che ci ha portati “sull’orlo dell’abisso” senza nessun preavviso, e senza farci prevedere le possibili conseguenze, è riecheggiato da tante parti un grido: questa crisi sta costringendo l’umanità a prendere coscienza della sua debolezza, dei suoi limiti. Il virus in un certo senso ha fatto crollare ogni velleità di onnipotenza e ci ha messi di fronte ai nostri limiti, all’infermità, alla sofferenza e alla morte. Dopo lo shock iniziale è subentrata l’esigenza di indagare sulle cause di questa deriva e su possibili prospettive. È quanto si propongono di fare gli autori di questo contributo, l’uno francescano, teologo e psicologo, l’altro salesiano e filosofo. 

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