Di fronte alla crisi delle democrazie, alla minaccia nucleare e al collasso ambientale, Ferrajoli invita a un salto di civiltà: una Costituzione della Terra che limiti i poteri selvaggi, affermi i diritti fondamentali e istituisca garanzie globali per la pace e la giustizia. Un progetto di rifondazione del diritto internazionale all’altezza del nostro tempo.
Lei ha lanciato una proposta audace di Costituzione della Terra nell’ambito del costituzionalismo globale, in un periodo drammatico della storia dell’ umanità. Come pensa possibile vincolare i poteri politici e quelli economici ai diritti umani e alla giustizia sociale?
Il progetto consiste nell’attuazione dei principi della pace e dei diritti fondamentali già stabiliti nella Carta dell’Onu del 1945, nella Dichiarazione universale del 1948 e nei Patti sui diritti del 1966, nonché del principio, rivelatosi vitale soltanto in questi ultimi decenni, della tutela delle condizioni di vita sul nostro pianeta. Si tratta di una battaglia culturale che probabilmente sarà persa, ma che è la sola che può salvare l’umanità dall’autodistruzione.
Perché la “Costituzione della Terra” rappresenta oggi una utopia realistica? In che modo può avvicinarsi all’ideale di mondo unito di Chiara Lubich?
“Utopia realistica” può apparire una contraddizione in termini. Il progetto di una Costituzione della Terra è un’utopia nel medesimo senso in cui sono state utopie tutti i progressi civili prima della loro realizzazione: dall’abolizione della schiavitù, al divieto della tortura e all’uguaglianza degli esseri umani senza distinzione di ceto o di sesso o di etnia. Ma soprattutto è realistico nel senso che è l’unica alternativa razionale e, appunto, realistica all’estinzione dell’umanità provocata, se non saranno sottoposti a limiti e a vincoli i poteri selvaggi delle potenze nucleari e dei mercati globali, da tre ordini di fenomeni oggi incontrollati: il riscaldamento climatico, che produrrà in un paio di secoli l’inabitabilità della terra; il pericolo di un conflitto nucleare in un mondo sempre più dominato dalla logica del nemico e dalla legge del più forte; lo sviluppo dei fondamentalismi, dei terrorismi e del crimine organizzato generato dalle crescenti disuguaglianze in un mondo sempre più integrato e interdipendente. Utopistica, nel senso di irrealizzabile, è al contrario l’idea che l’umanità possa sopravvivere continuando a distruggere, con lo sviluppo industriale ecologicamente insostenibile, le condizioni di vita sul nostro pianeta, aumentando gli armamenti nucleari e insieme le tensioni internazionali e accrescendo sfruttamenti, discriminazioni, oppressioni e violazioni dei diritti. Suppongo che tutto questo sarebbe stato sottoscritto sia da Chiara Lubich che da Igino Giordani.
Come progettare il futuro quando le democrazie sono in crisi con l’ affermarsi di autocrazie elettive, sovranismi, populismi?
Prendendo sul serio le nostre costituzioni e il diritto internazionale vigente; leggendo e denunciando come illegittime l’attuale degenerazione delle nostre democrazie e le violazioni sistematiche del diritto internazionale; proponendo perciò una loro attuazione e rifondazione costituzionale con l’introduzione di idonee garanzie.
Perché la democrazia cosmopolita rappresenta l’unica alternativa all’anarchia internazionale fondata sull’uso della forza militare e non sulla forza del diritto? Come ritiene possibile il superamento degli eserciti nazionali con un progressivo disarmo intuito molti anni fa da Igino Giordani?
La democrazia cosmopolita equivale a una Federazione della Terra basata su una costituzione che garantisca la pace, la tutela della natura e l’uguaglianza: in primo luogo la pace, attraverso la soppressione della “forza militare”, cioè la previsione, come crimini contro l’umanità severamente puniti, della produzione, del commercio e della detenzione delle armi, non solo di quelle nucleari ma di qualunque arma da fuoco; in secondo luogo la tutela dell’ambiente, attraverso il divieto di far uso di energie fossili e la creazione di un demanio planetario che sottragga all’appropriazione privata e alla dissipazione i beni vitali della natura, come l’acqua potabile, le grandi foreste e i grandi ghiacciai; in terzo luogo l’uguaglianza nei diritti fondamentali, tramite l’istituzione di idonee garanzie – un servizio sanitario e un’istruzione pubblica globali, un reddito di sussistenza assicurato a tutti gli esseri umani – finanziate da un fisco globale fortemente progressivo sulle attuali ricchezze sterminate e crescenti degli attuali multi-miliardari. Mi chiede come è possibile tutto questo: nello stesso modo in cui siamo passati dai regimi di antico regime allo stato di diritto e dal fascismo alla democrazia costituzionale, oggi in crisi, cioè imponendo, nell’interesse di tutti, garanzie e istituzioni di garanzie, divieti e obblighi a tutti i poteri, altrimenti selvaggi.
Nella Costituzione, in 100 articoli, appare una Federazione della Terra con istituzioni di governo, di garanzia, con funzioni globali. Può spiegare sinteticamente ai lettori?
Nella teoria della democrazia che ho sviluppato in più libri, ho distinto due classi di istituzioni pubbliche, le istituzioni di governo e le istituzioni di garanzia, corrispondenti le prime a quella che ho chiamato la sfera del decidibile e le seconde a quella che ho chiamato la sfera del non decidibile (che o che non). Appartengono alla sfera del non decidibile i limiti e i vincoli, cioè i divieti di lesione e gli obblighi di prestazione che vanno imposti a tutti i poteri, pubblici e privati, tramite funzioni e istituzioni globali di garanzia, a tutela dei principi della pace, dell’uguaglianza e dei beni vitali della natura, accomunati dal loro carattere universale in un duplice senso: nel senso che sono nell’interesse di tutti e nel senso che richiedono la loro stipulazione in un patto costituzionale tra tutti. Appartengono invece alla sfera del decidibile – rigidamente limitata e vincolata dalla sfera del non decidibile – sia le funzioni e le istituzioni politiche di governo, che essendo legittimate dalla rappresentanza politica devono restare quanto più possibile in capo agli Stati federati, che i poteri economici e finanziari, legittimati dall’autonomia negoziale e parimenti sottoposti ai limiti e ai vincoli costituzionali.