Per loro ci sarà posto ?

I poveri hanno bisogno di noi
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Diventa ladro per fame, ma da grande vuole fare il poliziotto. È successo a Vasto, in provincia di Chieti, dove un bambino albanese è stato sorpreso da solo in un supermercato con in tasca una confezione di prosciutto trafugata dal banco frigo. Ai poliziotti ha ammesso il furto e confessato di aver rubato anche nei giorni precedenti. Motivo: la fame. Risultato dell’incidente: segnalazione dello stato di precarietà della famiglia ai servizi sociali e ad alcuni istituti religiosi, con presa in carico della situazione. Più di tremila le vittime del ciclone che ha devastato il Bangladesh qualche settimana fa, quasi duemila i dispersi, 29 mila i feriti. La metà delle persone colpite è composta da bambini. Freddo, fame, traumi e malattie infettive aggravano la situazione. Meno male che non mancano gli aiuti internazionali (400 milioni di dollari), mentre da varie parti continuano ad arrivare generi di prima necessità. Potremmo continuare all’infinito l’elenco delle notizie che ci parlano di dolore, tragedia, malattia. Luoghi fisici o dello spirito, che la luce del Natale illumina ancor più, evidenziando che oggi, come duemila anni fa, per tanti non c’è posto nella società dei consumi e dell’individualismo. Ma la stessa luce fa rimbalzare ai nostri occhi che l’umanità ha in sé la capacità di rispondere ai tanti appelli e lo fa già in tanti modi, anche se può farlo di più e meglio. Lo confermano alcuni corrispondenti delle edizioni estere di Città nuova. 100 mila bimbi malnutriti Si chiamavano Jessica, Michelle, Brian, Bianca o Lea-Sophie.Vivevano ad Amburgo, Francoforte, Berlino o Schwerin; avevano 2, 4, 5 e 7 anni. Storie diverse, ma un destino comune: sono morti a casa, malnutriti e trascurati dai genitori. Sono 100 mila i bambini che in Germania vivono in situazioni di disagio. La tragedia spesso comincia con la disoccupazione, cui fanno seguito difficoltà economiche, problemi psicologici, consumo di alcol. Ad un certo punto i genitori non vedono altra soluzione che… eliminare i bambini. Ma piccoli trascurati, seppur in forme che riguardano più l’aspetto psicologico e relazionale, si trovano anche tra famiglie di un livello sociale più alto, che tuttavia non hanno tempo da dedicare ai figli. Così mettono a tacere la propria coscienza con una sovrabbondanza di regali. I bambini però crescono senza affetto, senza regole né valori. Se non funzionano, li si manda dallo psicologo. Soprattutto due risultano le cause di questo problema: la mancanza di un’efficace rete sociale e la convinzione di tanti genitori di dovercela fare da soli. Nel 2006 il governo ha lanciato un programma di 10 milioni di euro per un sistema d’allarme sociale. Tutto ciò non toglie niente all’esigenza principale: i tedeschi devono riscoprire e sviluppare una cultura dell’aiuto. Solo con essa si potrà evitare il fatto che in uno dei Paesi più ricchi del mondo ancora oggi bambini muoiano di fame. Joachim Schwind, GermaniaSans papier Anche quest’anno il Natale sarà drammatico in Francia per gli immigrati senza documenti, i sans papier. Persone che non esistono. E se sono viste all’uscita di una scuola, di una associazione, di un ospedale, o dopo un controllo d’identità all’interno dei trasporti, queste persone vengono arrestate, piazzate in quelli che pudicamente vengono chiamati centri di ritenzione amministrativa in attesa dell’avviso d’espulsione per i loro Paesi d’origine. Intendiamoci bene, è necessario lottare contro l’immigrazione clandestina e i trafficanti che sfruttano la miseria. Quello che colpisce è talvolta la maniera brutale in cui questo si realizza. Il governo, infatti, obbliga le forze di polizia a perseguire risultati: ottenere, ad esempio, 25 mila espulsioni entro il 25 dicembre. Alcune associazioni e le Chiese cristiane hanno lanciato una protesta. Nelle scuole la mobilitazione di insegnanti e genitori degli allievi impedisce, a volte con successo, l’espulsione di alunni ben integrati e delle loro famiglie. Alcuni aggirano la legge ospitando i sans papier. Altri, come diversi passeggeri di voli aerei, si sono opposti a un ritorno forzato dei clandestini, favorendo allo stesso tempo un processo di giustizia. Una sorta di obiezione di coscienza spontanea. Prima delle elezioni presidenziali, la conferenza dei vescovi della Francia aveva pubblicato un documento: Cosa hai fatto di tuo fratello?. In numerose famiglie si realizzerà il tradizionale presepe dove sarà deposto il Bambin Gesù. Colui che più tardi Erode cercherà di uccidere. E a tutti chiede: Cosa hai fatto di tuo fratello? Francia Il giornale della baraccopoli Kibera è la più grande baraccopoli di Nairobi e una delle più popolose al mondo. Su circa 5 milioni di persone che vivono ai margini della capitale del Kenya, Kibera ne conta un milione. È una distesa impressionante di lamiere arrugginite. Qui la gente vive stretta in otto ettari di terra; scarseggiano acqua e servizi sanitari; l’energia elettrica è disponibile appena qualche ora al giorno. Da Kibera arrivano solo brutte notizie. Ecco perché gli abitanti hanno deciso di mettersi insieme per scrivere un mensile e fare conoscere la verità. Ho preso parte a questo progetto, che ha messo in luce tanti aspetti mai conosciuti prima. A cominciare dal fatto che a Kibera le persone di culture e tribù diverse vivessero insieme nel rispetto reciproco. Il nascente periodico mette insieme giornalisti e artisti impegnati a parlare delle problematiche che stanno loro a cuore. Si tratta, in definitiva, di un progetto di comunità che promuove i valori positivi nella ricerca del bene e dello sviluppo della società. Nonostante le mille fatiche e la lotta per la sopravvivenza, la forza di questa gente è tutta dentro, in quella capacità di non arrendersi mai. Lulu Nalumu, Kenya Come tutti loro, anche il Dio bambino chiede un posto su questa Terra e prima ancora dentro il cuore di ogni persona. Fargli spazio, dunque. Ne saremo capaci?

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