Per favore, non accaniamoci sui poveri

Gli "allarmi povertà" si sprecano. Non bastano più i dati Istat né quelli della Caritas, del Banco alimentare e di altri soggetti che cercano di darvi sollievo. Eppure, in questo quadro, c’è chi criminalizza quanti frugano fra le immondizie per sopravvivere
Roma

L’area del disagio sociale cresce
Secondo il rapporto Istat gli indicatori di deprivazione materiale e disagio economico delle famiglie hanno registrato un ulteriore peggioramento dell’11,2 per cento rispetto all’anno precedente. La crisi non ha colpito solo le grandi città del Centro e del Sud Italia: anche nel Nord-est, la zona più ricca del Paese, la percentuale delle persone povere è aumentata del 30 per cento.

Soprattutto in Sicilia l’allarme sociale raggiunge punte preoccupanti, con 547 mila famiglie che vivono in una situazione di “povertà relativa” (ovvero con un reddito insufficiente a garantire una vita dignitosa a tutti i componenti), pari al 27,3 per cento della popolazione, e 180 mila famiglie in condizioni di “povertà assoluta”. «Solo a Palermo si contano 100 mila indigenti – riferisce Giuseppe Romancini, del Forum del terzo settore (cui aderiscono 15 associazioni di volontariato) – e a crescere sono soprattutto i nuovi poveri: operai in cassa integrazione, famiglie monoreddito, artigiani e commercianti costretti a chiudere le attività».

Mentre la povertà cresce, ci sono realtà che cercano di darvi sollievo. Come la Caritas, il Banco alimentare o il Banco delle opere di carità, il cui presidente in Sicilia, Francesco Passantino, riferisce che «sono oltre 170 mila le famiglie siciliane assistite ogni mese, il 30 per cento in più rispetto allo scorso anno».

C’è chi fruga nei cassonetti
Afferma Marco Iazzolino, segretario generale della federazione italiana organismi per le persone senza dimora (Fiopsd): «Capita sempre più spesso di vedere persone frugare nei cassonetti alla ricerca del minimo indispensabile per sopravvivere». E aggiunge: «Prima erano soprattutto gli stranieri che svuotavano i bidoni della spazzatura. Adesso anche gli italiani del ceto medio hanno iniziato a frugare nei contenitori. La maggior parte delle persone sono anziani che vivono da soli e si vergognano a mangiare alla mensa della Caritas. Cercano di andare avanti in questo modo».

Ma questo è un reato!
È l’opinione del Codacons, l’associazione a difesa dei consumatori, che ha presentato un esposto alla Procura di Roma e una diffida al Comune per mancato controllo, denunciando che  «le persone che frugano nei cassonetti commettono un reato e rappresentano una forma di degrado inaccettabile». Lo spiega così il presidente Carlo Rienzi: «Una città civile e attenta ai bisogni di tutti, specie dei più poveri, non può permettere che nel 2013 si assista ancora a tali scene, che potrebbero oltretutto configurare veri e propri reati, sul fronte della violazione della privacy e della sottrazione di beni altrui. Senza contare i rischi sul piano sanitario».

Rienzi lo definisce come «uno spettacolo triste, incivile e indecoroso» e aggiunge: «Il Comune deve fornire assistenza alle persone bisognose, aiutando i più poveri a vivere degnamente e a non ricorrere alla spazzatura altrui per sopravvivere».

Calca la mano il legale del Codacons Pietro Bassotti: «Le persone che frugano nei cassonetti commettono il reato di furto di immondizia con l’aggravante per cose esposte per consuetudine o necessità alla pubblica fede» (sic).

Per inciso
Il Codacons ha anche (lodevolmente) chiesto al governo Letta di dichiarare lo stato di "emergenza povertà" in Sicilia. Ci auguriamo che, nelle more, nessun indigente venga denunciato (a Palermo come a Roma) per aver cercato un tozzo di pane raffermo in un cassonetto.

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