Eduardo, Peppino e Titina De Filippo

Tre grandi artisti, sempre in guerra col mondo e tra di loro, che ci lasciano un patrimonio straordinario di opere teatrali. Il filmato di Rai1

Nonostante l’invasione dei social, ultimamente Rai1 ha ricordato ai telespettatori un vecchio adagio, «l’ha detto la televisione», mandando in onda I Fratelli De Filippo. Il film racconta lo “stato di famiglia” di Titina ed Eduardo, cresciuti con la mamma, e Peppino messo a balia.

Fino al 1984, anno in cui Eduardo ha lasciato questo mondo, tutti conoscevano lo stato di famiglia di questi fratelli, ma era considerato il segreto di Pulcinella. Tutti lo conoscevano ma nessuno ne parlava. Ci sarebbe molto da dire su questa storia. La si può paragonare all’Italia del dopoguerra, con una propria specificità. Anche se sono stati testimoni dei due primi conflitti del 1900, loro sono stati sempre in guerra con il mondo e tra di loro sin dalla loro nascita.

La prima battaglia l’hanno combattuta con la definizione di ”figli del bottone”. Erano infatti figli illegittimi, fratelli di figli legittimi. Il padre Eduardo Scarpetta, drammaturgo e attore, li aveva concepiti con Luisella De Filippo, nubile nipote della moglie, sarta di scena nella compagnia dello stesso Scarpetta. I ben informati dicevano che Scarpetta invitava Luisella nel suo camerino adducendo che gli si era scucito un bottone e chiedeva di ricucirlo.

La prima battaglia, dunque, era quella di mangiare tutti i giorni lo stesso pranzo che mangiavano i fratelli legittimi ma in un’altra casa, in una succursale della famiglia centrale. La seconda battaglia, alla morte di Eduardo Scarpetta, quella di confrontarsi nell’arte teatrale con i cromosomi dei figli legittimi e di vincere nettamente il confronto.

Ma la battaglia delle battaglie l’hanno combattuta tra di loro: Eduardo contro Peppino e Peppino contro Eduardo. La sorella Titina, anche volendo, non riuscì a farli riappacificare, ma parteggiò più per Eduardo.

Erano grandi artisti, ma con un approccio diverso nel portare avanti la loro arte. I due fratelli non avevano né torto né ragione, nel loro approccio. Sono stati semplicemente servi del pubblico. Un pubblico multiforme, vario, di ceto diverso, culture diverse, sensibilità diverse. Nel pubblico inteso come spettatore, o fruitore di arte, infatti, c’è sia quello che vuole ridere e basta, sia quello che forse vuole ridere ma soprattutto vuole capire o entrare nella realtà che l’attore gli offre attraverso la rappresentazione teatrale.

Peppino recitava per far ridere, Eduardo per riflettere.

Eduardo e Peppino in occasione della morte della sorella Titina
Eduardo e Peppino in occasione della morte della sorella Titina

Un’altra battaglia dei fratelli De Filippo è stata con gli eventi dolorosi della vita. Per quello che si sa, questi eventi hanno toccato maggiormente Eduardo. Sposato per tre volte, il primo matrimonio fallì per non aver potuto generare dei figli. Il secondo per vedute diverse sulla vita. L’ultimo è durato fino alla sua morte. Gli altri eventi dolorosi che hanno colpito la vita di Eduardo sono stati la perdita improvvisa e prematura della figlia Luisella, e il grande vuoto lasciato dalla morte della sorella Titina.

Ma non per questo Eduardo ha mai tradito la sua passione, a cui è rimasto fedele: «Chi è fedele rimane da solo». E lui è rimasto da solo sempre, anche quando ha affrontato a sue spese la battaglia per la ricostruzione del Teatro San Ferdinando, teatro che ha voluto regalare alla sua città. Sempre solo è stato quando ha cercato di portare avanti la battaglia per i ragazzi del carcere minorile di Nisida. E quando si è speso come senatore a vita per il dopoterremoto dell’Irpina.

Ma il merito che più viene in evidenza, è il patrimonio artistico che ci ha lasciato e ancora oggi è ricordato. Nella sua ultima apparizione a Taormina nel 1984, immaginando già di doverci lasciare, diceva: «Ogni sera entrando in scena mi è sempre battuto il cuore e questo cuore continuerà a battere per sempre». Giusta profezia.

Un ultimo e non trascurabile merito di Eduardo, di grande attualità: quando lesse la commedia Filumena Marturano a Titina, lei scoppiò a piangere e gli baciò le mani. Lui spiegò così questo gesto: innanzitutto la commedia era stata scritta su misura per Titina, ma soprattutto per la prima volta veniva fuori il ruolo della protagonista femminile. Non come era stato fino allora, che c’erano solo protagonisti maschili. La donna diventava perno principale dell’intera vicenda

 

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