Pasqua con i tuoi

Dallo scorso Natale ad oggi, la Storia non ha scherzato.
Simbolica mani

Dallo scorso Natale ad oggi, la Storia non ha scherzato. Il terremoto in Giappone, le manifestazioni di piazza in Nord Africa e Medio Oriente, la guerra contro Gheddafi lasciano sbigottiti o impauriti, così come le migliaia di immigrati che approdano in Italia. Se a queste novità aggiungiamo i malesseri di casa nostra evidenziati, tra l’altro, dai quattro milioni di precari e dai due milioni di giovani che non cercano più lavoro, viene da chiedersi perché c’è toccato di vivere proprio questo tempo.

 

Una scossa, al riguardo, ci arriva dal beato don Carlo Gnocchi, che ha vissuto le stagioni tragiche del secolo scorso: «Amiamo di un amore geloso il nostro tempo. Se avessimo potuto scegliere il tempo della nostra vita e il campo della nostra lotta, avremmo scelto il Novecento senza un istante di esitazione». Dovrebbe valere anche per il 2011. Bisogna esserne convinti.

 

Negli Stati Uniti, nonostante i segnali di ripresa, la classe media sta assottigliandosi, indebitata com’è per l’istruzione dei figli e per le salate prestazioni sanitarie. Ma si guarda bene dal chiedere maggiori tasse per i ricchi (che aumentano). Equivarrebbe ad uccidere il sogno americano – «Chiunque ce la può fare» – di agguantare il successo o la ricchezza. Ma senza aggravi di imposte.

Al di qua dell’Atlantico per nutrire ed esercitare la speranza c’è bisogno di ben altro. Nemmeno la Pasqua costituisce più per tanti credenti un ancoraggio sicuro. La resurrezione di Gesù è invece un punto di non ritorno che illumina il cammino dell’umanità e ne preannuncia l’esito finale. Ma la cultura che ne deriva è ancora in gran parte da elaborare perché possa svelare il senso degli avvenimenti. Si tratta però di non subirli ma di assumerli, interpretarli e trasformarli in opportunità. Un esercizio che implica una coralità di soggetti ed esprime un metodo rivelativo di una cultura di resurrezione.

 

Anche un dono dello Spirito come il carisma dell’unità, dato in questo tempo, serve a questo tempo di frammentazione, di paura della diversità, di secolarizzazione. La spiritualità di comunione che ne emana alimenta il sogno di costruire la famiglia umana planetaria, incominciando dal condominio e abbracciando subito la città.

 

Allora, se vale ancora la prima parte del detto «Natale con i tuoi», va reinterpretata la seconda – «Pasqua con chi vuoi» –, perché su quel «vuoi» poggi la libera scelta di affiancare al sogno un segno, in modo che questa Pasqua sia l’inizio di una vita di risorti, di gente che affronta problemi e contrarietà con la schiena dritta, alimentando il clima di collaborazione tra tutti, in modo che in quel «con chi vuoi» ci siano dentro davvero tutti e tu li senta «tuoi».

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