“Parola mia”. Dal lunedì al venerdì 13.15 Raitre

“Parola mia”. Dal lunedì al venerdì 13.15 Raitre – Era considerato un fossile della tv. Si pensava che fosse un programma destinato a fare bella mostra di sé in contenitori amarcord alla Fabio Fazio oppure esaltato in trasmissioni trash stile Matricole e meteore. Errore: Parola mia, un cult della tv anni Ottanta, è ancora vivo. Quindici anni dopo è tornato all’ora di pranzo nella tv “giovane a tutti i costi” che mostra con orgoglio le sue rughe. Anzi: puntata dopo puntata lancia una sfida ai tanti quiz miliardari proposti dal piccoloschermo. I contenuti e i protagonisti della trasmissione sono gli stessi degli anni d’oro 1985-1988. Luciano Rispoli tiene ancora le fila, il professore torinese Gianluigi Beccaria conduce i telespettatori nei meandri della lingua italiana, mentre due concorrenti giocano con le parole e si cimentano con prove scritte e orali. Le novità: una rubrica dedicata alle curiosità degli ascoltatori e un’altra nella quale vengono spiegati i termini più ostici utilizzati dai giornali. In più viene proposto uno spazio di interviste affidato a Rispoli che mette così a frutto la sua lunga esperienza al Tappeto volante con domande garbate e chiacchierate gradevoli. Non si regalano miliardi, ma libri e enciclopedie. Nello studio di Parola mia non ci sono letterine sgallettate, ma solo giovani letterati che, con presenza discreta, comunicano freschezza. I partecipanti al gioco hanno infatti la faccia di chi ha studiato, ma non sono secchioni. Alla fine, pur parlando di lessico ed etimologia, il programma non esclude. Chi non sa, non è messo alla porta, ma anzi è invitato ad entrare per scoprire, con i concorrenti, i tesori nascosti nella lingua italiana. Con una passionalità e un’eleganza quasi sconosciuta alla tv di oggi, la premiata ditta Rispoli-Beccaria (con la new entry Chiara Gamberale) riesce a mettere in piedi uno show che insegna senza tediare e lascia lo spettatore con la piacevole sensazione di non aver buttato via quaranta minuti. UN ANNO DI FICTION Anche nel 2003 la tv punta sulle fiction, soprattutto quelle a tema religioso. C’è molta attesa per la miniserie evento su Giovanni XXIII (interpretato da Bob Hoskins e diretto da Ricky Tognazzi) che andrà in onda dal 26 al 28 gennaio su Canale 5. Su Raiuno toccherà a febbraio a Lino Banfi nei panni di un frate cappuccino, ad aprile a Massimo Dapporto nel ruolo del prete don Marco. A seguire sempre sulla rete pubblica il tv movie Santa Maria Goretti con Claudia Koll e Martina Pinto, e la serie Marcinelle dei fratelli Frazzi sulla tragedia dei minatori italiani morti nel 1956 in Belgio. A PROPOSITO DI UN “MICHELANGELO” Piero Angela è un ottimo divulgatore: chiaro, lineare, convincente. Anche astuto, perché riesce a far passare i suoi messaggi attraverso le rubriche d’indagine scientifica, storica o artistica.Tuttavia, gli capita (come a tutti) a volte di compiere qualche passo falso. È accaduto nelle due puntate, nel periodo natalizio, dedicate a Michelangelo. Nulla da eccepire sulla consueta facilità comunicativa e sull’alternarsi di spezzoni di film (Il giovane Michelangelo), interviste (a Giovanni Urbani, ad esempio), curiosità (spiegare la tecnica dell’affresco) che rendono gradevoli le puntate. Ad Angela, a parer nostro, manca tuttavia l’approfondimento intellettuale: della spiritualità formidabile dell’artista solo cenni saltuari (omessa incredibilmente la cappella Paolina, che spiega molto dell’ultimo Michelangelo, il rapporto con Vittoria Colonna, un insieme di luoghi comuni sul Giudizio e la Sistina ed un’indagine eccessivamente lunga sul David); della situazione della chiesa contemporanea un’interpretazione “illuministica” (Angela non manca mai di citare l’amato Voltaire anche quando c’entra poco o nulla). Un esempio: la presentazione del Savonarola con toni da fanatico – tipica di certa storiografia ottocentesca -, il ridurlo ad una macchietta di esaltato nemico dell’arte (il che non fu) e poco amato da Michelangelo (che però, guarda caso, lo dipinse nel Giudizio, mentre Raffaello lo ritrasse nella Disputa…). Oppure, il Giulio II tout court violento, senza presentarlo come l’ispiratore – di fede ardente – della Sistina… Ci fermiamo qui.Va bene che Superquark è programma divulgativo per il grosso pubblico, ma quando si fa storia, occorrerebbe essere meno dispersivi – questo voler dire tutto su tutto in un enciclopedismo che disorienta – e, con onestà intellettuale, “focalizzare” oggettivamente personaggi o gli eventi raccontati. Se no, si fa solo pseudostoria.

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