Il Parkinson e il “miracolo team”

La regressione della malattia passa anche attraverso il sostegno delle persone che incoraggiano e danno forza
Foto Pexels

Dopo vari anni ho rivisto una carissima compagna di “viaggio” con la quale ho condiviso circa 15 anni in focolare a Lugano: Clara P. Proveniente dalla Svizzera di lingua francese, ha trovato abbastanza presto un lavoro come impiegata d’ufficio presso un sindacato. La sua capacità di adattamento le ha permesso di essere molto apprezzata e amata dai colleghi.

Purtroppo, dopo qualche anno, si è affacciata una malattia che ha inciso precocemente sulla sua salute e ha dovuto lasciare il lavoro a causa di dolori muscolari che iniziavano a minare il suo fisico. Era necessario farsi curare e individuare il male di cui soffriva. I colleghi con i quali aveva costruito degli ottimi rapporti, preoccupati per lei, le hanno permesso senza restrizioni salariali di lasciare il lavoro per tutto il tempo che le fosse stato necessario.

Tutto ha avuto inizio nel 2015. Clara racconta: «Sì! Il Parkinson è venuto per darmi una lezione di vita! Soprattutto che niente è scontato, che tutto è dono!!! Camminare, parlare, vedere… Labirintite, mal di testa, nausea, male alle articolazioni, diventavano sempre più forti. Poi, una grande stanchezza e abbandono delle forze. Quindi, esami in Ticino e nella Svizzera tedesca: risonanze magnetiche, controllo del sangue, e tutti giungevano alla stessa conclusione: “Ma signora, lei è sana! Dev’essere una fatica cronica, un burnout, una malattia psicosomatica!”. Quindi, psicoterapie e degenze.

Ma la situazione peggiorava gradualmente e presto non sono più riuscita a camminare correttamente, sentivo tremore, rigidità e non avevo più l’equilibrio. Ricorro all’acquisto di due bastoni per tenermi in piedi. Sono senza forze! Poi mi trasferisco per un anno da mia cugina, che è esperta in cure energetiche, mi sta vicina e mi aiuta a vivere questa situazione particolare. Ma, nonostante tutti gli sforzi per migliorare, peggioro sempre di più.

La mia unica forza è cercare di vivere bene l’attimo presente, con fiducia, e accettare pienamente questo stato senza pensare a tutte le cose che prima potevo fare! Ciò che mi ha aiutato tantissimo e mi ha dato speranza è stata la certezza che Dio Padre mi è vicino. L’ho sperimentato in varie occasioni. Per esempio, pensavo che mi sarebbe stato utile camminare sul tapis-roulant. Il giorno dopo che ho espresso questo desiderio, un’amica mi ha chiamata e mi ha detto: “Senti, sul balcone ho un tapis-roulant che non utilizzo più. Saresti interessata?”. Ero senza parole!

Tornando a Lugano, prendo contatto con un dottore, il quale studia a fondo il mio caso e mi manda da un altro medico. Questi subito conferma che si tratta di una malattia neurologica. Mi consiglia l’ergoterapia presso la Croce Rossa con uno specialista, e anche la fisioterapia. Non riesco più a prendere il bus e mi annuncio alla Croce Rossa per i trasporti. Per poter fare qualche piccola passeggiata acquisto un girello. Queste terapie sono state per me molto importanti, direi vitali. Vediamo però che c’è bisogno di una rivalutazione presso l’ospedale per una vera e propria diagnosi. Lì è confermato il sospetto di un Parkinson atipico.

Incomincio a prendere una medicina, il Madopar, e subito notiamo un miglioramento! Però non riesco ancora a camminare correttamente: tacco, punta… Per confermare il miglioramento mi annunciano in una famosa clinica per riabilitazione a Brissago, presso Locarno. Ogni giorno che passa miglioro! Lì, su un tapis-roulant, ricordo che per ore ed ore mi esercitavo, muovendo all’inizio le piante dei piedi come un’anatra, poi tutto ad un tratto, ci sono riuscita! Era una sensazione meravigliosa. Ho pensato al brano del Vangelo dove Gesù guarisce il paralitico e gli dice: “Prendi la tua barella e cammina!”. Da dipendente che ero prima, ho ricevuto il grande regalo di poter continuare la vita quasi indipendentemente!

Un medico, vedendomi dopo la degenza nella clinica, mi disse: “Svengo! Ma questo è un miracolo!”. Gli risposi: “Sì! È un miracolo fatto da tutte le persone che mi hanno sostenuta, che mi hanno incoraggiata, che hanno trovato la medicina giusta e che hanno pregato!”. E lui: “Allora è un miracolo TEAM!”. Io: “Sì! È proprio così!”».

Clara continua ad allenarsi, fa esercizi di fisioterapia mirati per rinforzare i muscoli. Cammina… «Un giorno – racconta – ho chiesto al terapista: “Pensa che un giorno riuscirò a camminare?”. “Sì – mi ha risposto –, a tre condizioni. Se ci crede, se fa bene tutte le terapie e se socializza”. Ma vengo arricchita di doni attraverso i molti echi che ricevo, anche in seguito a una recente intervista alla televisione della Svizzera italiana in cui ho trasmesso la mia esperienza di malata. Una persona che, come me, soffre di Parkinson, mi ha scritto: “Mi hai iniettato una grande fiducia e speranza… La tua tenacia e il tuo sorriso sono un modello di grande forza!”. Vorrei dire un grande grazie per le cure e l’attenzione che i medici, gli infermieri e i terapisti hanno avuto nei miei confronti! Clara P.».

I più letti della settimana

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons