Papa Leone XIV: dalla famiglia viene generato il futuro dei popoli

«Il nostro è un tempo caratterizzato da una crescente ricerca di spiritualità, riscontrabile soprattutto nei giovani, desiderosi di relazioni autentiche e di maestri di vita. Proprio per questo è importante che la comunità cristiana sappia gettare lo sguardo lontano, facendosi custode, davanti alle sfide del mondo, dell’anelito di fede che alberga nel cuore di ognuno».
Sono le parole del Messaggio che papa Leone XIV ha rivolto ai partecipanti al Seminario promosso dal Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita sul tema «Evangelizzare CON le famiglie di oggi e di domani: sfide ecclesiologiche e pastorali», che si è svolto in Vaticano proprio nei giorni successivi al Giubileo delle famiglie, dei bambini, dei nonni e degli anziani. Dopo l’evento di grazia e di festa del Giubileo, teologi ed esperti di pastorale familiare si sono riuniti per riflettere insieme, per dare concretezza alle tante istanze che sono al cuore del tessuto sociale e interrogano oggi profondamente la Chiesa.
Come presentare ai giovani la vocazione al matrimonio? Come rendere consapevoli le famiglie del potenziale missionario che hanno in sé? Come accompagnarle nei bisogni umani, spirituali e pastorali a partire dalla loro realtà? In che modo coinvolgere le famiglie più lontane nell’evangelizzazione?
La riflessione è partita da queste domande, articolandosi poi attraverso momenti di ascolto e di dialogo secondo il metodo del discernimento sinodale della conversazione nello Spirito. «È particolarmente urgente – prosegue il papa nel Messaggio –, in questo sforzo, rivolgere un’attenzione speciale a quelle famiglie che, per vari motivi, sono spiritualmente più lontane: a quelle che non si sentono coinvolte, che si dicono non interessate, oppure che si sentono escluse dai percorsi comuni, ma nondimeno vorrebbero essere in qualche modo parte di una comunità, in cui crescere e con cui camminare. Quante persone, oggi, ignorano l’invito all’incontro con Dio!».
Nessuno è escluso dall’amore di Dio e tutti hanno bisogno di ricevere questo annuncio capace di dare risposta alle domande di senso che risiedono nel cuore di ogni persona. «Per questo c’è tanto bisogno di promuovere l’incontro con la tenerezza di Dio, che valorizza e ama la storia di ciascuno. Non si tratta di dare a domande impegnative risposte affrettate, quanto piuttosto di farsi vicini alle persone, di ascoltarle, cercando di comprendere con loro come affrontare le difficoltà, pronti anche ad aprirsi, quando necessario, a nuovi criteri di valutazione e a diverse modalità di azione, perché ogni generazione è diversa dall’altra e presenta sfide, sogni e interrogativi propri».
Il desiderio di essere annunciatori della Parola che genera vita era stato messo in luce dal papa nell’omelia in occasione della S. Messa giubilare in Piazza S. Pietro: «È questo che vogliamo annunciare al mondo: siamo qui per essere “uno” come il Signore ci vuole “uno”, nelle nostre famiglie e là dove viviamo, lavoriamo e studiamo; diversi, eppure uno, tanti, eppure uno, sempre, in ogni circostanza e in ogni età della vita».
È Cristo che ci rende «uno», che cammina insieme a noi e ci fa essere attenti gli uni agli altri, che ci fa diventare corpo, famiglia, comunità, chiesa: «Noi abbiamo ricevuto la vita prima di volerla […]. Appena nati abbiamo avuto bisogno degli altri per vivere, da soli non ce l’avremmo fatta: è qualcun altro che ci ha salvato, prendendosi cura di noi, del nostro corpo come del nostro spirito. Tutti noi viviamo, dunque, grazie a una relazione, cioè a un legame libero e liberante di umanità e di cura vicendevole».
È nella famiglia, culla della vita e delle relazioni, che si può vivere e testimoniare una santità quotidiana, fatta di piccoli e grandi gesti di attenzione all’altro, del perdono dato e ricevuto. Così il papa ricorda alcuni modelli di santità tra i coniugi, dichiarati beati e santi non separatamente, ma insieme: Louis e Zélie Martin, i genitori di santa Teresa di Gesù Bambino; i beati Luigi e Maria Beltrame Quattrocchi. Parla anche della famiglia polacca Ulma, unita nel martirio: «Additando come testimoni esemplari degli sposi, la Chiesa ci dice che il mondo di oggi ha bisogno dell’alleanza coniugale per conoscere e accogliere l’amore di Dio e superare, con la sua forza che unifica e riconcilia, le forze che disgregano le relazioni e le società».
Camminando insieme, «sul fondamento di Cristo, che è “l’alfa e l’omega”, “il principio e la fine” (cf. Ap 22,13), saremo segno di pace per tutti, nella società e nel mondo. E non dimentichiamo: dalle famiglie viene generato il futuro dei popoli».
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