Papa Francesco: per Natale vorrei la pace nel mondo

Nell'intervista al quotidiano spagnolo ABC papa Francesco parla della sua lettera di dimissioni ma non dimentica l'Ucraina e il dolore per tutte le guerre nel mondo
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Papa Francesco I (Foto LaPresse)

Ha suscitato notevole interesse la recentissima intervista rilasciata da papa Francesco al quotidiano spagnolo ABC. Molti i temi di attualità trattati con il direttore Julián Quirós e il corrispondente in Vaticano Javier Martínez-Brocal, dalla guerra in Ucraina, al ruolo delle donne nella Curia romana, ma quello che forse ha attirato maggiormente l’attenzione è stata la rivelazione di avere consegnato nel 2013, all’allora Segretario di Stato cardinale Bertone, una lettera di rinuncia in caso di impedimenti gravi e permanenti legati alla salute.

Negli ultimi anni più volte gli era stata rivolta la domanda riguardante una sua eventuale rinuncia, ma è la prima volta che papa Francesco palesa questa sua decisione presa proprio all’inizio del pontificato: «Io ho già firmato la mia rinuncia – ha detto –. Era quando Tarcisio Bertone era segretario di Stato. Ho firmato la rinuncia e gli ho detto: ‘In caso di impedimento medico o che so io, ecco la mia rinuncia. Ce l’hai’. Non so a chi l’abbia data Bertone, ma io l’ho data a lui quando era segretario di Stato».

Un gesto di lungimiranza, compiuto prima di lui anche da altri pontefici: Paolo VI, nel maggio 1965, a due anni dalla sua elezione, aveva lasciato scritte le sue dimissioni «nel caso di infermità, che si presuma inguaribile, o di lunga durata… ovvero nel caso che altro grave e prolungato impedimento», facendo riferimento non solo a una possibile malattia, ma anche a un «altro grave e prolungato impedimento».

Di una possibile simile circostanza aveva parlato anche Pio XII. In questo caso, la sua rinuncia si riferiva all’eventualità di un suo rapimento nella fase culminante della Seconda Guerra Mondiale. Tale rinuncia avrebbe permesso ai cardinali di riunirsi per eleggere il nuovo Pontefice. Occorre notare che, nel caso di Paolo VI come in quello di papa Francesco, si tratta di una lettera “preventiva”, legata a possibili eventi che non consentirebbero di rinunciare liberamente e in piena coscienza, lettere ben diverse dalla rinuncia di Benedetto XVI avvenuta quasi dieci anni fa.

Nel corso dell’intervista si parla dell’universalità della Chiesa, dei cardinali creati negli ultimi anni, provenienti da ambienti molto diversi, che si conoscono poco tra loro. Ciò potrà forse rendere più difficile il lavoro dei futuri conclavi? «Certo! Sì, dal punto di vista umano. Ma è lo Spirito Santo che vi opera nel conclave», risponde Francesco.

Si tocca anche l’argomento di una eventuale nomina di una donna in un ruolo apicale nella Curia romana. «Ci sarà», dichiara il papa. «Ne ho in mente una per un Dicastero che si renderà vacante tra due anni. Non c’è nessun ostacolo a che una donna guidi un Dicastero dove un laico possa essere prefetto», sottolinea. «Se si tratta di un Dicastero di natura sacramentale, deve essere presieduto da un sacerdote o da un vescovo».

Alla domanda: «Quale regalo chiederebbe per questo Natale?», risponde senza dubbi: «La pace nel mondo. Quante guerre ci sono nel mondo! Quella in Ucraina ci tocca più da vicino, ma pensiamo anche al Myanmar, allo Yemen, alla Siria, dove si combatte da tredici anni». Papa Francesco torna a parlare con dolore della guerra in Ucraina: «Non vedo una fine a breve termine perché si tratta di una guerra mondiale. Non dimentichiamolo. Ci sono già diverse mani coinvolte nella guerra. È globale. Credo che una guerra venga combattuta quando un impero inizia a indebolirsi, e quando ci sono armi da usare, da vendere e da testare. Mi sembra che ci siano in mezzo molti interessi». Più di cento volte in questi mesi il papa si è espresso contro la guerra: «Faccio quello che posso. Non ascoltano», e aggiunge: «Ciò che sta accadendo in Ucraina è terrificante. C’è un’enorme crudeltà. È una cosa molto seria. Ed è questo che denuncio continuamente»

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