Il papa a Kinshasa: Ascoltate il grido del loro sangue, mettete via le armi

Il primo febbraio è stato un giorno impegnativo per papa Francesco a Kinshasa. La prima attività della giornata è stata la celebrazione di una messa molto colorata e festosa a cui hanno partecipato oltre un milione di persone. Nel pomeriggio ha incontrato le vittime della guerra e della violenza nella parte orientale del Paese
Papa Francesco accarezza una vittima di violenza nell'est del Congo, presso la Nunziatura Apostolica a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, mercoledì 1 febbraio 2023 (AP Photo/Gregorio Borgia)
Papa Francesco accarezza una vittima di violenza nell'est del Congo, presso la Nunziatura Apostolica a Kinshasa, Repubblica Democratica del Congo, mercoledì 1 febbraio 2023 (AP Photo/Gregorio Borgia)

Kinshasa è stata un vero spettacolo oggi: abbiamo iniziato la marcia verso la spianata dell’Aeroporto di Ndolo, alle 3 del mattino, le strade della capitale congolese sembravano il percorso di un “pellegrinaggio”! Chi desiderava assistere alla messa del papa voleva accaparrarsi il posto migliore. C’è anche chi ha passato la notte all’aperto per esserci! Nonostante il sole cocente eravamo più di un milione a rispondere “presente” all’appuntamento.

Il Santo Padre è arrivato alle 8,30, ha girato tra la gente per più di mezz’ora tra canti, danze e grida di gioia. Per permettere di partecipare all’evento, le autorità governative hanno dichiarato la giornata di oggi festa nazionale. Scuole e aziende sono chiuse.

Il papa era visibilmente colpito dalla forza e resilienza del popolo congolese, ma allo stesso tempo ha toccato con mano le loro grandi sfide, tragedie, ferite e fragilità.

Nell’omelia, il papa ha ribadito il tema di questo suo viaggio apostolico: riconciliazione, pace e perdono. Ha esortato i congolesi a concedersi reciprocamente una «grande amnistia del cuore» ed ha invitato i cristiani impegnati negli scontri a deporre le armi.

Il Santo Padre ha rassicurato i partecipanti che Gesù conosce le loro ferite e quelle della RdC, di tutto il suo popolo e della sua terra. Se queste ferite bruciano continuamente, è perché sono infettate dall’odio e dalla violenza, mentre il rimedio della giustizia e il balsamo della speranza sembrano non arrivare mai. «Non si tratta di lasciarsi tutto alle spalle come se nulla fosse, ma di aprire il cuore agli altri con amore», ha detto il papa.

Nel pomeriggio, nel salone della Nunziatura, il pontefice ha incontrato le vittime della guerra e della violenza nella parte orientale del Paese; ha ascoltato le testimonianze strazianti delle vittime di stupri, amputazioni, cannibalismo forzato e schiavitù sessuale, e ha condannato le atrocità come crimini di guerra.

«Mi rivolgo al Padre che è nei cieli… e umilmente abbasso il capo e, con il dolore nel cuore, gli chiedo perdono per la violenza dell’uomo sull’uomo. Padre, abbi pietà di noi. Consola le vittime e coloro che soffrono. Converti i cuori di chi compie crudeli atrocità, che gettano infamia sull’umanità intera!». Così ha reagito papa Francesco dopo aver sentito le loro dolorosissime storie.

Il papa ha poi rivolto un accorato appello a tutti i popoli, e in particolare a quelli che stanno fomentando la guerra nella Repubblica Democratica del Congo: «Ascoltate il grido del loro sangue, aprite le orecchie alla voce di Dio… e alla voce della vostra coscienza: mettete via le armi, ponete fine alla guerra!».

Bijoux Makumbi Kamala, una ragazza di 17 anni, ha raccontato il rapimento dal suo villaggio nel Nord Kivu nel 2020 e i 19 mesi di detenzione in un campo di ribelli, durante i quali è stata violentata ogni giorno da un comandante finché non è fuggita, incinta di due gemelli. Portando le sue figlie, una sul petto e una sulla schiena, ha steso un piccolo tappetino davanti al crocifisso e si è inginocchiata. Il Papa ha tenuto fra le sue le mani di Bijoux e delle figlie, mentre le benediceva. Altre due giovani donne hanno alzato ciò che restava dei loro arti superiori: ad una mancavano le mani, e il braccio sinistro dell’altra era tagliato all’altezza del gomito.

Ladislas Kambale Kombi, 16 anni, di un villaggio del Nord Kivu, ha visto il padre decapitato e smembrato e la madre rapita dai miliziani. «Santo Padre, è orribile assistere a una scena del genere. Non mi abbandona mai. Di notte non riesco a dormire. È difficile capire una tale crudeltà, una brutalità quasi animale», ha detto al papa, prima di posare un machete sul crocifisso.

Francesco ha risposto a queste storie dicendo, tra le altre cose: «Le vostre lacrime sono le mie lacrime. Il vostro dolore è il mio dolore. A tutte le famiglie che soffrono o sono sfollate a causa dell’incendio dei villaggi e di altri crimini di guerra, ai sopravvissuti alle violenze sessuali e a tutti i bambini e gli adulti feriti, dico: Sono con voi».

Rivolgendosi poi a tutte le parti, interne ed esterne al Paese, che orchestrano la guerra per saccheggiare il Paese, ha detto: «Basta! Smettete di arricchirvi a spese dei poveri, smettete di arricchirvi con le risorse e il denaro macchiato di sangue!».

Secondo le Nazioni Unite, nei conflitti armati in Congo, negli ultimi decenni, sono morte 10 milioni di persone, ci sono 5,7 milioni di sfollati e 26 milioni di persone rischiano di soffrire la fame.

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