Papa Francesco invita ad aprire gli occhi sulle ingiustizie

Nella grande messa a Ecatepec, la regione più densamente popolata del Messico Bergoglio invitato a recuperare la gioia e la speranza e a non cedere di fronte a ricchezza, vanità e orgoglio denunciando. Ai popoli del Chiapas invece ha raccomandato la custodia del creato (foto Lenadro Medina)
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Sotto un sole soffocante, quasi mezzo milione di fedeli hanno ricevuto papa Francesco a Ecatepec, il comune più popoloso del Paese; un vivo esempio di quelle periferie a cui Bergoglio è affezionato e di cui parla spesso. Una cartolina vivente zeppa di contrasti forti è questa comunità devastata dalla criminalità e dal femminicidio che solo negli ultimi tre anni ha visto morire 168 donne. Da missionario della misericordia, ha iniziato la sua omelia ricordando l'amore di «Dio che sa di famiglia, di fraternità, di pane spezzato e condiviso. È il Dio del “Padre nostro”». Accarezzando con il suo sguardo le migliaia di persone che in silenzio lo ascoltavano, il papa li ha messi in guardia dalla minaccia del «padre della menzogna, colui che vuole dividerci, generando una famiglia divisa e conflittuale, una società divisa e conflittuale. Una società di pochi e per pochi».

 


Durante il suo messaggio, papa Francesco ha cominciato a dare senso al dolore che molte persone hanno sperimentato e sperimentano soprattutto perché non viene riconosciuta la loro dignità e perché a loro volta non hanno riconosciuto la dignità negli altri, “ciechi e insensibili”.   

La quaresima che papa Francesco propone ai fedeli messicani è quella di «regolare i sensi, aprire gli occhi di fronte a tante ingiustizie che attentano direttamente al sogno e al progetto di Dio», in modo da evitare le tre grandi forme di tentazione «che rompono, dividono l’immagine che Dio ha voluto plasmare», distruggendo la gioia e la freschezza del Vangelo.
La ricchezza, la vanità e l'orgoglio che i cristiani affrontano sono tentazioni che rovinano la verità a cui sono stati chiamati. Impossessarsi di «beni che sono stati dati per tutti, utilizzandoli solo per me o per “i miei”; procurarsi il pane con il sudore altrui, o persino con la vita altrui» generano amarezza e sofferenza secondo Bergoglio, che fa un'allusione limpida ai gravi episodi di corruzione, alla povertà e alla disuguaglianza scandalosa che affligge il Paese e non solo.

 

 

Prosegue nella sua denuncia con la vanità e «la ricerca esasperata di quei cinque minuti di fama che non perdona la “fama” degli altri. Facendo legna dell’albero caduto». Infine l’orgoglio, il porsi su un piano di superiorità di qualunque tipo, sentendo che non si condivide la «vita dei comuni mortali» e questo separa, è diabolico. «Abbiamo scelto Gesù e non il diavolo», ha detto pensieroso Francesco.
In chiusura, il papa ha voluto pregare con il suo popolo facendo ripetere il Salmo "Tu sei il mio Dio e in te confido” consapevole delle sofferenze quotidiane che attanagliano queste moltitudini trasformandole in vittime e in carnefici quando «soldi, fama e potere» prendono il sopravvento.

 

 

Scenario diverso quello che si è presentato a San Cristóbal de Las Casas, dove il papa ha incontrato le comunità indigene del Chiapas. Ha esordito parlando nella loro lingua e chiedendo anzitutto perdono per «lo scarto» di cui sono stati vittima e che ha sottratto loro terre e cultura. «In molti modi hanno cercato di anestetizzarci l’anima, in molte forme hanno preteso di mandare in letargo e addormentare la vita dei nostri bambini e giovani con l’insinuazione che niente può cambiare o che sono sogni impossibili», ha proseguito Bergoglio. Ha denunciato i soprusi, ma al contempo invitato al perdono e alla responsabilità di non sottrarsi alle necessità del mondo di oggi, che richiede  maestri per l’umanità soprattutto nel rapporto con la natura e il creato. Ora l’attesa è tutta per l’incontro con i giovani e i consacrati, prima del ritorno in Vaticano.

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