Papa Francesco e la profezia dei senza dimora

È dai più poveri che i cristiani e la Chiesa ricevono la Parola di Dio. Ecco perché il pontefice, domenica scorsa, ha fatto donare dei vangeli ai presenti in piazza san Pietro a Roma da chi non ha nemmeno una casa dove abitare. Un commento
piazza San Pietro

Domenica scorsa, quinta di quaresima, il papa in piazza san Pietro ha compiuto il gesto di donare il vangelo ai presenti, come memoria di un gesto della chiesa antica, che donava il vangelo a quelli che sarebbero stati battezzati la notte di Pasqua.

Si indica un cammino catecumenale di  maturazione e di preparazione che aveva il punto forte nel ricevere il vangelo da parte della Chiesa. Così commenta il suo gesto papa Francesco: «Ora ripeteremo un gesto già compiuto l’anno scorso: secondo la antica tradizione della Chiesa durante la Quaresima si consegna il vangelo a coloro che si preparano al battesimo. Offro a voi che siete in piazza un regalo, un vangelo tascabile».

Dunque battesimo, Chiesa e vangelo. Tre parole che costituiscono il mistero cristiano e sigillano la nostra vita di credenti e di discepoli. Dunque la ripresa della grande tradizione della chiesa antica, che permane e diventa esempio per noi, nel nostro viaggio quaresimale, che ci prepara alla Pasqua del Signore.

Ma papa Francesco aggiunge una novità, apparentemente organizzativa, in realtà teologale nel segno del mistero di Dio, che dona alle persone che vogliono vedere Gesù tre cose: il vangelo, il crocifisso e la testimonianza della nostra povera fede.

Così spiega quello che sta per compiere: «Vi sarà distribuito gratuitamente da alcune persone senza fissa dimora, che vivono a Roma. Anche in questo vediamo un gesto molto bello, che piace a  Gesù: i più bisognosi sono coloro che regalano la parola di Dio». Ecco il punto teologicamente e spiritualmente forte: la parola è dei poveri e i poveri regalano la parola a tutti.

Con questo semplicissimo gesto di distribuire la Parola, il vangelo di Gesù in piazza san Pietro, papa Francesco rende attuale la sua prospettiva messianica che i poveri evangelizzano la chiesa. Ricevono da Dio come dono il vangelo e lo consegnano come dono a tutti. Gesù sceglie i poveri per portare il vangelo a tutti: non i teologi, non i saggi, ma semplicemente i poveri.

Ecco nella semplicità di un gesto c’è la logica del regno che viene. Niente di sorprendente, perché in Marco, il primo evangelizzatore, è un lebbroso guarito; e colei che ha autorità su Gesù e lo costringe a venire incontro al suo dolore è la vedova sirofenicia. Cosi come la vedova di Naim annuncia la visita del Signore. È l’uomo battuto sulla strada che da Gerusalemme scende a Gerico. È al tempo stesso il mistero dell’uomo ferito e del Dio ferito.

I poveri sono coloro che hanno autorità sul Signore e lo chiamano a condividere la loro vita e la loro sofferenza. Basti guardare alla folla dei malati, dei ciechi, dei sordi, degli zoppi, dei paralitici che premono il Signore nella sua salita a Gerusalemme.

I senza fissa dimora romani sono la parabola e la rappresentazione della Chiesa povera e dei poveri, che accoglie dai poveri il vangelo come regalo, che è evangelizzata dalla loro vita e dalla loro testimonianza e non come possesso, come debolezza e non come forza, come piccolezza e non come grandezza. I cristiani devono ogni giorno riceverlo come dono dai poveri, dai senza fissa dimora, dai sofferenti, dai piccoli, da quelli che il mondo rifiuta e scarta.

I più bisognosi, dunque, coloro che hanno bisogno di tutto, del corpo, della vita, del cuore, donano la perla preziosa, il vangelo che sta al cuore del loro patire e del loro gioire. Ci regalano la cosa più preziosa perché è il dono di Dio per loro, che non trattengono per sé, ma regalano a tutti e per tutti.

Questi senza fissa dimora rinviano alla povera vedova del vangelo che getta nel tesoro del tempio tutto quello che aveva per vivere. Qui, in questo incontro, i senza fissa dimora ci regalano tutto quello di cui hanno bisogno per vivere e cioè il vangelo.

Dunque i senza fissa dimora che regalano il vangelo alla gente di piazza san Pietro sono la catechesi più nitida di una Chiesa che vuole vivere la forma del santo vangelo.

Conclude il papa all’Angelus: «Prendetelo e portatelo con voi, per leggerlo, portarlo nella  borsa, in tasca, e leggerne un passo ogni giorno. La parola di Dio è luce per il nostro cammino».

In precedenza aveva parlato di un  vangelo tascabile. Certo c’è il riferimento di un oggetto che si può portare facilmente, ma c’è anche il tema della piccolezza, che è inscritto nel vangelo del regno. Il vangelo è dei piccoli e della povera gente.

Allora non un gesto retorico o ancor peggio sentimentale, ma profetico, della profezia della comunità dei poveri di Dio, che attendono che il Signore venga e venga presto a liberarli dalle loro prove e sofferenze per vivere la consolazione di Dio. I senza fissa dimora di piazza san Pietro anticipano la comunità dei poveri di Dio, dei mendicanti del Signore.

Si tratta allora di ascoltare questo gesto e chi ha orecchi per intendere, intenda.

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