Papa Francesco ai dirigenti brasiliani: riabilitare la politica

Fra gli eventi collaterali spicca l’incontro avuto dal pontefice con la classe dirigente del Brasile, nella tarda mattinata di sabato, al Teatro Municipale di Rio de Janeiro
Papa Francesco nel corso della Gmg incontra la classe dirigente brasiliana al Teatro municipale di Rio de Janeiro

Ai presenti all’incontro, politici, diplomatici, esponenti della società civile, dell’imprenditoria, della cultura e rappresentanti delle maggiori comunità religiose del Brasile, il santo padre ha proposto una triplice dimensione: valorizzare la tradizione, costruire il futuro, affrontare le sfide del presente. Un discorso, il suo, che travalica i confini del contesto brasiliano e merita attenzione.

Uno sguardo calmo. Il pontefice ha esordito citando un pensiero dello scrittore brasiliano Alceu Amoroso Lima, secondo cui quanti rivestono ruoli di responsabilità in una nazione sono chiamati ad affrontare il futuro «con lo sguardo calmo di chi sa vedere la verità», aggiungendo due attributi necessari a quella visione di pacatezza: la serenità e la saggezza.

Tre momenti del tempo. Per papa Bergoglio la memoria del passato e l’utopia verso il futuro s’incontrano nel presente, che «non è una congiuntura senza storia e senza promessa, ma un momento nel tempo, una sfida per raccogliere saggezza e saperla proiettare». E a ciascuno di questi tre "momenti temporali", tra loro strettamente correlati, ha assegnato una valenza pregnante e contenuti specifici.

Il passato: la tradizione culturale. «È giusto valorizzare la dinamica originalità che caratterizza la cultura brasiliana – ha affermato il papa – con la sua straordinaria capacità di integrare elementi diversi». Spiegando come «il comune sentire di un popolo, le basi del suo pensiero e della sua creatività, i princìpi fondamentali della sua vita, i criteri di giudizio in merito alle priorità, alle norme di azione, si fondano e crescono su una visione integrale della persona umana».

E ha indicato una prospettiva: è possibile fecondare un processo culturale che, da un lato, rimanga fedele all’identità brasiliana e, al tempo stesso, sia costruttore di un futuro migliore per tutti. «Un processo che fa crescere l’umanizzazione integrale e la cultura dell’incontro e della relazione: questo è il modo cristiano di promuovere il bene comune».

Il futuro: riabilitazione della politica e visione umanista. In secondo luogo il pontefice si sofferma sulla responsabilità sociale-solidale, che – ha detto – «richiede un certo tipo di paradigma culturale e, conseguentemente, di politica». «Oltre alla razionalità scientifica e tecnica – ha aggiunto – nella situazione attuale si impone il vincolo morale con una responsabilità sociale e profondamente solidale».

Che tipo di responsabilità? Spiega: «Quella che colloca la propria azione davanti ai diritti degli altri e davanti al giudizio di Dio. Questo senso etico appare oggi come una sfida storica senza precedenti».

Cosa esige il futuro? Due cose, per Bergoglio. Anzitutto l’opera di «riabilitare la politica, che è una delle forme più alte di carità», e poi «una visione umanista dell'economia e una politica che realizzi sempre più e meglio la partecipazione della gente, eviti gli elitarismi e sradichi la povertà». E propone un obiettivo: «Nessuno sia privo del necessario e a tutti sia assicurata dignità, fratellanza e solidarietà».

Per questo, quanti rivestono ruoli di responsabilità sociale (ovvero, «coloro che la vita "ha unto come guida"», secondo la pittoresca definizione di papa Francesco) «devono avere obiettivi concreti e ricercare i mezzi specifici per raggiungerli». Caratteristica peculiare della leadership, infatti, è, per il pontefice, scegliere la più giusta delle opzioni, dopo averle considerate partendo dalla propria responsabilità e dall’interesse del bene comune: «Per questa strada si va al centro dei mali della società per vincerli anche con l’audacia di azioni coraggiose e libere».

Il presente: il dialogo costruttivo. Infine, papa Francesco porta a compimento la sua riflessione soffermandosi sulle sfide per affrontare il presente. E indica una chiave che ritiene fondamentale: quella del dialogo costruttivo. A 360 gradi. «Quando i leader dei diversi settori mi chiedono un consiglio, la mia risposta sempre è la stessa: dialogo, dialogo, dialogo», ha affermato.

Dialogo che per Bergoglio è la declinazione della cultura dell’incontro. «L'unico modo di crescere per una persona, una famiglia, una società; l'unico modo per far progredire la vita dei popoli è la cultura dell'incontro, una cultura in cui tutti hanno qualcosa di buono da dare e tutti possono ricevere qualcosa di buono in cambio. L'altro ha sempre qualcosa da darci, se sappiamo avvicinarci a lui con atteggiamento aperto e disponibile, senza pregiudizi». Un atteggiamento, questo, che favorisce il dialogo e che il papa definisce «umiltà sociale».

Dialogo che si presenta come l’unica opzione possibile «tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta. Dialogo tra le generazioni, dialogo nel popolo – perché tutti siamo popolo –, capacità di dare e ricevere, rimanendo aperti alla verità. Un Paese cresce quando dialogano in modo costruttivo le sue diverse ricchezze culturali».

Dialogo cui, secondo il pontefice, offrono un contributo fondamentale le grandi tradizioni religiose «che svolgono un fecondo ruolo di lievito della vita sociale e di animazione della democrazia». E a questo proposito papa Francesco sottolinea come essenziale la laicità dello Stato, «che, senza assumere come propria nessuna posizione confessionale, rispetta e valorizza la presenza della dimensione religiosa nella società, favorendone le sue espressioni più concrete». È il passaggio del suo discorso che riceve un convinto e prolungato applauso da tutto l’uditorio.

La fraternità non è utopia. Bergoglio conclude così il suo discorso: «Oggi, o si scommette sul dialogo, sulla cultura dell'incontro, o tutti perdiamo. La fraternità tra gli uomini e la collaborazione per costruire una società più giusta non sono un sogno fantasioso, ma il risultato di uno sforzo concertato di tutti verso il bene comune. Un impegno che richiede da parte di tutti saggezza, prudenza e generosità».

Forse è proprio per questa strada che è possibile riabilitare la politica. Non solo in Brasile.

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