Papa Francesco affida Benedetto XVI a Dio

Oltre 50mila fedeli provenienti da tanti Paesi del mondo hanno salutato papa Benedetto XVI. Nell'omelia, Francesco ha ricordato la dedizione del suo predecessore e il suo affidamento a Dio. Per leggere il testo integrale clicca qui.
Papa Francesco accarezza la bara di papa Benedetto XVI. Foto Alessandro Sardo/Vatican Media/LaPresse.

«Ci uniamo tutti insieme, con un cuore solo e un’anima sola, nel rendere grazie a Dio per il dono di questo fedele servitore del  Vangelo e della Chiesa». Le parole commosse pronunciate da papa Francesco ricordando il papa emerito Benedetto XVI risuonano all’Angelus del 1° gennaio. Nei giorni successivi, immagini e commenti hanno riempito i programmi televisivi ricordando la vita e il pontificato di Benedetto XVI, il papa che ha traghettato la Chiesa in un momento storico in cui sempre più dilagavano il relativismo e l’ateismo pratico, il papa teologo che ha consegnato alla chiesa 3 encicliche e 4 esortazioni apostoliche, testimone di una fede profonda, che con la sua storica «rinuncia» ha aperto le porte al pontificato di papa Francesco.

Ora è il momento del commiato, del silenzio, il momento di alzare lo sguardo verso il  cielo e accompagnare all’incontro con Dio il pastore che negli ultimi 10 anni ha continuato a sostenere la Chiesa nel silenzio e nella preghiera. È il momento della memoria grata. A parlare, le immagini di questi giorni: la commozione sui volti delle tantissime persone, italiane e straniere, giunte a Roma per rivolgergli l’ultimo saluto, i ricordi e l’affetto di ciascuno di loro. Le voci dei cronisti, di chi lo ha accompagnato nei suoi viaggi, che sono stati una presenza costante in piazza san Pietro. Gli striscioni dei fedeli nel giorno delle esequie, che dicevano: «grazie Benedetto», «Santo subito».

Parla la presenza. La piazza gremita di fedeli – più di 50.000 persone -, i numerosissimi volontari e le forze dell’ordine, la famiglia spirituale del papa emerito – il segretario particolare, mons. Georg Gänswein, e le Memores Domini del Monastero Mater Ecclesiae – ricordano a tutti la sua umiltà e l’attenzione che dedicava a ciascuno.

Parlano i gesti: il saluto di papa Francesco, la mano posata sul feretro a esprimere l’amicizia e l’affetto che li hanno legati in questi anni, l’addio a un «nonno saggio», come lui spesso lo ha definito. Le parole dell’omelia di Francesco parlano di affidamento, di una vita che non termina sulla terra. «Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito» (Lc 23,46). La consegna nelle mani di Dio «è l’invito e il programma di vita che ispira e vuole modellare come un vasaio (cf. Is 29,16) il cuore del pastore, fino a che palpitino in esso i medesimi sentimenti di Cristo Gesù».

«Dedizione» è la parola più volte ripetuta, «Dedizione grata di servizio al Signore e al suo Popolo che nasce dall’aver accolto un dono totalmente gratuito». Proprio nel giorno della sua elezione, Benedetto XVI si era definito «un umile lavoratore nella vigna del Signore». L’amore per la Chiesa e la dedizione allo studio lo hanno portato a diventare un grande maestro di catechesi. «Il suo pensiero acuto e garbato non è stato autoreferenziale, ma ecclesiale, perché sempre ha voluto accompagnarci all’incontro con Gesù», ha detto papa Francesco all’udienza del mercoledì 4 gennaio.

«Dedizione orante, che si plasma e si affina silenziosamente tra i crocevia e le contraddizioni che il pastore deve affrontare», un riferimento a quella preghiera che non si è mai spenta e che lo ha sostenuto nelle tante tempeste della chiesa che ha dovuto affrontare.

«Dedizione sostenuta dalla consolazione dello Spirito, una vita – la sua – vissuta nella ricerca di comunicare la bellezza e la gioia del Vangelo», rimanendo, come Maria, ai piedi della croce nei momenti più difficili, tenendo salda la speranza che Dio compirà le sue promesse. «Chi crede non è mai solo», sono le parole di Benedetto XVI ricordate da papa Francesco ai pellegrini di lingua tedesca. «Chi ha Dio come Padre ha molti fratelli e sorelle. In questi giorni sperimentiamo in modo particolare quanto questa comunità di fede sia universale e che non finisce neanche con la morte».

Ora la comunità, il popolo fedele di Dio, lo affida a Dio con le parole di papa Francesco: «Come le donne del Vangelo al sepolcro, siamo qui con il profumo della gratitudine e l’unguento della speranza per dimostrargli, ancora una volta, l’amore che non si perde; vogliamo farlo con la stessa unzione, sapienza, delicatezza e dedizione che egli ha saputo elargire nel corso degli anni. Vogliamo dire insieme: “Padre, nelle tue mani consegniamo il suo spirito”».

Su Vatican.va si può leggere il testo integrale dell’omelia.


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