Pantalena, Rete Insegnanti Italia: Costruiamo alleanze educative per la scuola

Il 3 ottobre a Roma si svolgerà il convegno dal titolo Dispersione scolastica: dai dati alle buone pratiche promosso dal Tavolo delle associazioni. Intervista a Vincenzo Pantalena, della Rete Insegnanti Italia
scuola Andis
(Foto Pixabay)

Tra i promotori del convegno dal titolo Dispersione scolastica: dai dati alle buone pratiche che si svolgerà il 3 ottobre nella Sala degli Atti parlamentari della Biblioteca del Senato “Spadolini “, c’è anche la Rete Insegnanti Italia, un’organizzazione nazionale che si ispira alla pedagogia di Comunione e all’Ideale dell’Unità del Movimento dei Focolari.

Vincenzo Pantalena, Rete Insegnanti Italia

Riunisce circa 800 insegnanti, ma anche dirigenti, genitori e studenti. Ma quali sono gli obiettivi dell’associazione e qual è l’impegno dei suoi membri, nelle varie città, contro la dispersione scolastica e le povertà educative?

Ce ne parla uno dei rappresentanti della Rete Insegnanti Italia, il docente Vincenzo Pantalena. Per chi fosse interessato, la diretta del convegno potrà essere seguita sulla webtv e sul canale YouTube del Senato dalle 14 alle 17.30.

Pantalena, perché la sua organizzazione aderisce al Tavolo delle associazioni contro la dispersione scolastica e le povertà educative?
Perché i valori cui ci ispiriamo come associazione professionale di insegnanti e come appartenenti a Umanità Nuova, espressione sociale del Movimento dei Focolari, sono la costruzione del bene comune, il dialogo, la prosocialità, la priorità nella cura delle relazioni umane come cardine per un’azione trasformatrice delle realtà sociali, istituzionali e civiche di appartenenza. In ambito scolastico questa attenzione alla persona si traduce nell’impegno a costruire alleanze educative dentro e fuori la scuola, a favorire la promozione umana di tutti gli attori (studenti, docenti, personale ATA, famiglie) anche attraverso un’azione competente e sinergica che si costruisce insieme, partendo dall’analisi del contesto, delle sue criticità, ma anche delle sue potenzialità, che spesso si tratta solo di far emergere e fruttificare. Nel caso specifico del Tavolo interassociativo, è stato dunque quasi per noi connaturale l’impegno a favorirne la nascita e lo sviluppo, convinti che attraverso lo sforzo di un dialogo aperto, competente e costruttivo a tutti i livelli, soprattutto con le istituzioni nazionali e locali, è possibile valorizzare al massimo, far fruttificare e rendere fecondo il contributo e l’impegno di ogni realtà associativa e politica nel compito di prendersi cura delle nuove generazioni. Si tratta di un compito che richiede anzitutto un’assunzione condivisa di responsabilità, soprattutto se le sfide da affrontare sono povertà educativa, dispersione scolastica, “fame di futuro” dei nostri giovani.

Quali sono le iniziative e le buone pratiche promosse dalla Rete Insegnanti Italia contro la dispersione?
Le azioni intraprese già da anni da parte delle nostre Reti locali sono di vario genere. Partiamo dal presupposto che l’approccio che i nostri associati assumono spontaneamente verso lo studente è caratterizzato dall’attenzione ai suoi bisogni, non però come individuo singolarmente preso, ma come inserito naturalmente in una rete sociale (amici, famiglia, territorio) con la quale avviene un’osmosi che si cerca di favorire il più possibile, onde liberare le potenzialità di crescita dettate dal “fare insieme”. Ecco perché consideriamo veri e propri interventi di prevenzione i progetti realizzati nelle scuole in sinergia con Comuni, Regioni, enti del Terzo settore in vari ambiti: lotta al gioco d’azzardo, promozione di una cultura di pace e solidarietà (in coerenza con gli impegni dell’Agenda 2030), integrazione di alunni di origine non italiana, esperienze di Service Learning volte a rispondere ai bisogni del territorio.

In questo campo siete anche molto impegnati nella formazione…
Consideriamo funzionali alla cura delle povertà educative tutti gli eventi formativi organizzati sia a livello locale che nazionale volti a mettere insieme e ad aiutare famiglie, docenti, dirigenti scolastici nel compito di rispondere in modo competente e “aggiornato” alle sfide del nostro tempo. Per questo, sia spontaneamente nelle singole scuole in cui siamo impegnati, sia come ente di formazione accreditato iscritto al RUNTS, organizziamo momenti di confronto e formazione su temi come le sfide educative poste dall’uso delle tecnologie digitali, il ruolo del conflitto nelle relazioni, l’educazione alla pace e alla solidarietà, lo statuto pedagogico della funzione docente. Vorrei citare in particolare la preparazione di un esperimento forse unico finora nel suo genere, ossia una Summer School rivolta ai giovani diplomati o diplomandi che intendono abbracciare la carriera dell’insegnamento, che vorremmo aiutare nel discernimento e nella scoperta dei valori alti di questa professione, alla luce dell’insegnamento e dell’esempio offerto dai grandi maestri come don Lorenzo Milani, Bruno Ciari, Luigi Giussani, Mario Lodi, Chiara Lubich e altri. Ma vorrei citare anche tutti gli incontri che periodicamente dedichiamo a noi soli docenti per scambiarci materiali, condividere preoccupazioni, promuovere iniziative, fare formazione “insieme”.

Perché è importante il convegno del 3 ottobre?
Il convegno del 3 ottobre rappresenta l’ideale conclusione di un percorso di ben 4 anni di incontri promossi almeno due volte l’anno per favorire l’incontro ed il confronto tra associazioni professionali e organizzazioni che a vario titolo (docenti, dirigenti, studenti, famiglie) hanno nella cura delle povertà educative uno degli obiettivi statutari del proprio essere e del proprio operare: esse, come espressioni della società civile organizzata, nate da forme di aggregazione spontanea “dal basso”, hanno altresì l’esigenza e il diritto di trovare nei rappresentanti politici degli interlocutori autenticamente interessati e aperti ad accogliere idee, analisi, riflessioni e proposte nate da un processo di condivisione e di ascolto reciproco, ma soprattutto dall’esperienza diretta “sul campo”.

Riteniamo sia stato doveroso rendere “pubblici” i frutti di questo dialogo e di questo confronto, che però non intendiamo tenere confinato dentro la cornice di un convegno (altrimenti fine a sé stesso), ma portare all’attenzione del decisore politico perché ne tragga realmente ispirazione nelle sue scelte in materia. Saremo dunque non solo precisi e incisivi nel presentare le nostre proposte (che ricordo ancora essere il risultato di una condivisione ampia), ma anche molto attenti alle risposte concrete che i rappresentanti delle istituzioni sapranno dare ad esse negli atti normativi e nei provvedimenti di loro competenza.

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